Fui svegliata da una stupida canzoncina che mi augurava "buon compleanno".
Spensi quell'inutile sveglia e mi alzai,stranamente,di buon umore:avevo finalmente diciotto anni e i miei genitori non mi avrebbero più potuto impedire di frequentare la loro clinica.
Quale clinica vi chiederete. Ebbene sì, i miei avevano una clinica per ragazzi dipendenti da sostanze stupefacenti. Non lo facevano perché davvero erano interessati a questi ragazzi,ma solo per sentirsi buoni e ammirati. Non so come potevano essere così egoisti,davvero non lo capivo.
A causa dei loro comportamenti non avevo amici,il mio ultimo amico risaliva all'età di otto anni. Triste,già. Avevano persino assunto una professoressa che faceva lezioni privatamente e per questo non conoscevo nessuno oltre che la vecchia scorbutica vicina di casa,con il suo obeso gatto grigio.
Scesi le scale di fretta e in cucina trovai mia madre ai fornelli e mio padre intento come sempre a leggere il suo giornale.
-"Buongiorno!"-esclamai più allegramente possibile.
Mia madre si voltò rispondendo-"Buongiorno a te e auguri piccola"-
Mio padre invece non si degnò neanche di salutarmi.
-"Quindi hai deciso di andartene. Bene,bene... Andrai alla clinica,giusto? A fare cosa? La paladina dei deboli?"-domandò con un sorriso strafottente senza alzare gli occhi da quel fottuto giornale.
Okay. Calma Alison,calma.
-"Oh. Come voi mi avete insegnato bisogna fare del bene,giusto?-risposi sfidandolo.
La sua fastidiosa risata rimbombò nelle mie orecchie -"Cara e innocente Allison,i ragazzi della clinica non sono persone normali,sono ragazzacci. Fare del bene a loro? Ma per favore neanche lo accettano.Tu non li conosci non puoi sapere."-
In quel momento tutti i miei buoni propositi di mantenere la calma andarono a farsi fottere.
-"Cosa vorresti dire? Non sono ragazzi normali? E quindi se fosse successo a me mi avresti cacciata di casa? Che buon padre,davvero ammirevole"-alzai la voce contro di lui,tanto che mia madre mi richiamò.
-"Alison non parlare così a tuo padre!-"esclamò severamente.
-"Quindi ora lo difendi anche? Hai sentito cosa ha detto? Io non vi sopporto più. Me ne vado ora,tanto non ha senso restare qui, dove ogni cosa che faccio e dico deve essere criticata."-
Non ascoltai neanche le loro risposte e me ne tornai in camera.
Presi la valigia ed iniziai a mettere tutti i vestiti che mi sarebbero serviti,poi andai in bagno,mi feci una doccia veloce e mi vestii.
Presi la giacca e l'ombrello,visto il tempo imprevedibile di Londra,ma mancava qualcosa. Controllai le tasche e trovai il cellulare,poi notai il diario sulla scrivania.
Certo il diario,non potevo lasciarlo lì.
Lo presi e lo sfogliai con delicatezza ispirando il buon odore. Per un attimo ricordai mia nonna,il momento in cui me l'aveva regalato e quello in cui era venuta a mancare.
Era l'unica della famiglia a capirmi e molte volte aveva litigato con mio padre,per difendermi.
Strinsi il diario al petto e ricordai i suoi abbracci,nei quali mi ero sempre sentita al sicuro. Mi mancava,molto.
Misi il diario nella borsa,presi la valigia e salutando con un cenno di capo i miei genitori uscii.
L'aria fredda di fine ottobre mi colpii,mentre il vento mi scompigliava i capelli. Mi strinsi nella mia giacca e sorrisi:finalmente ero libera.
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Buon salve a tutti (?)
Sono "nuova" qui e questa é questa é la mia prima fan fiction.
Se siete arrivati fin qui vuol dire che in un certo modo vi é piaciuto questa sottospecie di capitolo. Almeno spero.
Se volete contattarmi per qualunque cosa potete trovarmi su Twitter.
Sono @MLibera80.
Detto questo me ne vado,ho già rotto abbastanza per essere il primo capitolo lol
Al prossimo capitolo!
Ciao bei pandacorni azzurri che sputano caramelle u.u

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Save me.
Fanfiction"Save me." Louis e Alison. Nero e bianco. Male e bene. Due personalitá opposte,ma che hanno bisogno l'una dell'altro per sopravvivere. -"Hai mai odiato così tanto una persona al punto di pensare a lei constantemente? Di volerla accanto ogni mome...