Capitolo 9

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Pov's Scott
Messico? Come siamo arrivati in Messico? Poi ricordai. Mya ha il sangue dei Calaveras nelle vene e Mi guardai meglio intorno: era prima mattina. Tutto era tranquillo. Decidemmo di oltrepassare la frontiera. Fortunatamente non c'era nessuno. L'odore delle magliette di Mya ci porto in un paesino, ad un edificio vecchio e malandato, nella landa desolata e arida chiamata Messico. Erano le 6:30 di mattina, ma sembrava fosse mezzogiorno. C'era tanta gente per le strade e ci stavamo per perdere l'uno con l'altro. Avevamo scelto il giorno sbagliato per cercare Mya. La gente ci schiacciava e mi ritrovai con un pollo in faccia. Continuammo a camminare, ma ogni volta che cominciavamo una nuova pista, la folla ci faceva perdere di vista. Insomma, quel cavolo di paese ci odiava. Decidemmo di provare di notte. Quella sera ci facemmo coraggio e andammo a salvare Mya dai Calaveras. L'edificio era sempre lo stesso, non era cambiato nulla. Era cambiata la persona da salvare. Come al solito c'era una festa ed entrammo dal retro, proprio come la volta prima. Sapevamo cosa fare e dove andare ma la musica troppo alta ha reso i miei riflessi e quelli di Malia più lenti. Piano piano riuscimmo a trovare il corridoio che portava alle celle ma qualcosa o meglio, qualcuno ci bloccò la strada. «Dove pensate di andare ragazzini?» abbaiò un uomo dal buio. «Ehm... al bagno?» rispose Stiles, in preda al panico. Un orrenda risata ci fece rabbrividire e sei occhi azzurri brillarono nel buio. Guardai Lydia, che si passava la mano sulla bocca e sulla gola. Poi guardai Malia e i nostri occhi brillarono. Posai lo sguardo su Stiles, che stringeva nelle mani la sua mazza da baseball. Infine feci un cenno e iniziammo a combattere. Io e Maliaci occupammo di un uomo a testa e Lydia e Stiles, ma soprattutto Lydia, combatterono con il terzo. Dopo diverse ferite, cadute e pugni nel vuoto, riuscì a mettere KO il mio avversario. Mi girai per aiutare Malia, ma lei mi urlò contro «Vai a cercare Mya...noi ce la caveremo!» alle sue parole corsi verso le celle e finalmente trovai Mya. La guardai per un secondo: i suoi vestiti erano logori, la pelle pallida, era visibilmente dimagrita e in tutta la stanza c'erano chiazze di sangue. La raggiunsi e assorbii un po' del suo dolore. Poi le diedi la sua maglia, che mi ero portato dietro e la mia giacca. Quando riuscì a mettersi in piedi ci guardammo per un secondo negli occhi. E subito dopo la baciai. Le sue labbra erano secche ma morbide, e il suo profumo mi invade le narici. Quanto mi era mancata. La strinsi a me. Feci attenzione stringendola, sentivo il suo corpo fragile tra le mie braccia e, sono sicuro, che se avessi stretto la presa, le avrei rotto un osso. La guardai ancora un secondo negli occhi «I ragazzi hanno bisogno di noi»
«Andiamo»

Pov's Mya
Io e Scott tornammo ad aiutare gli altri. Anche se non ero in forma, sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene. Mi girai verso Scott, e quando i suoi occhi brillarono di rosso i miei fecero lo stesso e ruggii. Mi lanciai contro l'uomo davanti a Lydia. Anche se non ero allenata me la cavavo bene. Mi girai un secondo e vidi Scott con tre uomini intorno. Era in difficoltà, lo vedevo dai suoi occhi. Così corsi contro uno dei tre, e lo voltai verso di me. Con qualche calcio e qualche pugno me la cavai. Poi mi spinse al muro e i suoi artigli erano sulla mia gola. Così feci la prima cosa che mi venne in mente. Misi i miei artigli nel suo stomaco. Piano piano l'uomo indietreggiò e cadde a terra. Senza sensi. Malia, Stiles e Lydia erano confusi. Scott mi guardava allibito.

Avevo ucciso un uomo.

senza fiato || scott mccallDove le storie prendono vita. Scoprilo ora