Capitolo 10

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Pov's Mya
Mi portai una mano sulla bocca. Osservai la mia mano destra sporca di sangue e l'uomo morto, davanti a me. Senza pensarci di nuovo scappai. Avevo paura del giudizio dei miei amici. Ma soprattutto di Scott. Uscii dell'edificio e andai in un giardino, dietro a delle vecchie case. Mi lavai le mani e la faccia con l'acqua, ghiacciata. Il mio viso era rosso e scottava. Le ginocchia cedettero e caddi a terra, con le lacrime che mi rigavano il volto. Mi sentivo sporca, fisicamente e psicologicamente. Mi ero permessa di togliere la cosa più bella che ci sia ad una persona. La vita. Non me lo sarei mai perdonato. Li vicino, in un fiumiciattolo, l'acqua era lo specchio della luna, che ormai era la mia unica amica. Vidi il mio riflesso: i miei occhi rossi si spegnevano piano piano, i miei artigli stavano tornando a essere unghie normali e la mia anima aveva uno strappo, un solco che non si chiuderà mai.
E li, tra l'erba e la terra, mi sdraiai e chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dal venticello fresco della sera.

Pov's Scott
Mya. L'avevo appena ritrovata. E l'ho persa di nuovo. Non ci posso credere. Aveva ucciso un uomo. Per il resto del combattimento c'è la cavammo, ma quando uscii dal vecchio edificio non ci potevo credere. Corsi sul punto più alto del paesello. Salii sul tetto dell'edificio più alto e guardai la notte calare. Il cielo passava dall'azzurro, al rosa, al blu scuro. Il caldo sole venne rimpiazzato dalla luna e le nuvole dalle stelle. Il calore mi lasciava piano piano e mi lasciai avvolgere dal vento freddo della sera. Mi persi tra i miei pensieri e mi addormentai.
La mattina seguente cercai Mya. Non volevo perderla. Ma Lydia e Malia mi fermarono. «Scott...questa mattina abbiamo visto Mya...ma non era sola...»
«Chi c'era con lei? Lydia dimmelo» le risposi, cercando di trattenere le lacrime. «Ethan»
Non ci potevo credere. Non potevo crederci veramente. Non era vero. Insomma avevo perso i contatti con il gemello rimasto, ma mai avrei creduto di incontrarlo qua in Messico.

Tutto il giorno mi rimase una scritta impressa in testa: che cosa ci faceva Mya con Ethan, in Messico, soprattutto dopo tutto quello che è successo?
Provai a chiamarla più e più volte, come provai a chiamare Ethan. Non l'avevo più visto dopo la morte di Aiden. Credevo si fosse ritirato nei boschi o si fosse creato un nuovo branco ma mai avrei creduto di rincontrarlo qua. Ringraziai Lydia, E corsi via. Ero determinato a trovare Mya costi quel che costi. Non mi rispondeva ai messaggi E non rispondeva alle mie chiamate. Ero molto preoccupato per lei. Mentre la cercavo avevo in mente una canzone, vecchia che nessuno conosce, perché stato un grande fiasco. Run Joey run.
È una strana storia. E la di questa ragazza che avuto una lite con il padre, e dice al suo ragazzo di non andare da lei quella sera perché il padre era molto arrabbiato. Tanto arrabbiato da riuscire a ucciderlo. Ma non andò così. Il ragazzo andò da lei e lei lo protegge te mettendosi davanti al padre. Era troppo tardi. Il padre aveva sparato, ma al posto di prendere il ragazzo prese l'amata figlia. Così il ragazzo corse via, per scappare alla furia del padre. E infondo mi sento un po' così. Sto scappando dal mio destino. Sto scappando dalla verità. So che Mya non l'ha fatto apposta, so che lei è buona in fondo in fondo, che lei non ucciderebbe nessuno soprattutto di sua volontà. Mya aveva cercato di proteggermi. Ma morire non era lei. A morire è stato un uomo. E credo che dopo il suo gesto, anche la sua anima stia morendo piano piano.

senza fiato || scott mccallDove le storie prendono vita. Scoprilo ora