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Me ne ritornai in classe ormai con le guance rigate dalle lacrime singhiozzando come una bambina.

"Signorina Miller, è in ritardo di mezz'ora, dov'è stata fino adesso?" mi chiese il prof. di fisica.

"Mi scusi prof. ero andata dai miei compagni in infermeria" dissi tirando su con il naso e abbassando la testa.

Maira vedendomi in quello stato, arrivata al mio posto, mi prese la mano e me la strinse, in segno di consolazione, gli feci un sorriso per ringraziarla; mi soffiai il naso e mi asciugai le lacrime.

Presi il mio quaderno e cominciai a "seguire" la lezione di fisica, quella materia non l'avevo mai capita e nemmeno mi piaceva, cercai di mostrarmi attenta ma la mia mente pensava ad altro.

"Arianna, mi sapresti dire la formula per risolvere questo problema?" mi chiese ad un tratto il prof. con aria di sfida.
Alzai la testa e sulla lavagna c'erano tutti calcoli, formule e forme di tutti i generi, per un momento pensai che fossi ad una lezione di Arabo.

Rimasi zitta, senza rispondere, come una scema, mentre i miei compagni mi ridevano dietro.

"Beh, a quanto pare la mia lezione non le interessa, vada fuori a farsi un giro signorina, le farebbe bene"
Mi alzai e me ne andai senza ribattere, in fin dei conti volevo solo andare via e starmene per i fatti miei.

Chiusi la porta alle mie spalle e mi sedetti sulla prima panca che trovai nella scuola, presi il telefono con le cuffiette e cominciai ad ascoltare la mia canzone preferita "Dying for you" di Otto Knows, la amavo, suscitava in me molte emozioni che non riuscivo a far emergere tranquillamente.

Il corridoio per fortuna era deserto ed ebbi la possibilità di stendermi, amavo specialmente quella parte della scuola perchè aveva la migliore visuale sul giardino ben curato, pieno di fiori soprattutto in questa stagione; chiusi gli occhi mi scese un'altra lacrima; perchè piangevo? Per Ron? Non lo sapevo nemmeno io.

"Non ancora per favore" mi tranquillizai; ormai il mio motto stava diventando 'dai resisti, poi crolli quando torni a casa'.

Suonò la campanella e mi sedetti di soprassalto, non me ne ero nemmeno accorta di essermi addormentata, cercai di riprendermi e andai in bagno a darmi una sistemata.
Quando entrai mi accorsi della persona che meno volevo vedere in quel momento.

Jessica, la 'signorina so tutto io' dea scuola, ogni volta che la vedevo la rabbia prendeva possesso del mio corpo; si stava truccando allo specchio, sperai che non mi avesse visto, invece si girò di scatto come se un'allarme avesse suonato nella sua testa.

"Oh, sei tu sfigata" disse rigirandosi verso lo specchio.
Mi avvicinai ad un lavandino più lontano possibile da lei, mi lavai mani e faccia e mi specchiai per sistemarmi un po i capelli.

"Digli al tuo caro Ron di tenere le mani apposto" disse ad una tratto la 'maestrina'
"Come scusa?"
"Hai capito bene, stupida"

Tra poco gli strappavo quel ghigno che aveva sulla suo bel faccino.

"Primo, a me stupida non lo dici e secondo Ron ha picchiato quel biondino per una ragione valida" le urali praticamente in faccia
"E quale sarebbe la ragione? Offenderti? Beh ha fatto soltanto bene"

Non avevo ancora capito perchè quella cretina difendeva Tom, erano fidanzati? Fratelli? Cugini? Non lo so e nemmeno m'importava.

La lasciai lì e me ne andai a casa; ormai la scuola era vuota apparte me e altri tre ragazzi.

My biggest mistake ||Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora