1-Quando il mondo cade (parte uno)

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Do you ever feel like breaking down?

-Welcome to my life, Simple Plan

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«Che sta succedendo?» Domandai.

Fuori dalla mia piccola stanza del centro di guarigione era esploso un gran trambusto. Dal mio letto non riuscivo a vedere nulla, perciò cercai di alzarmi a sedere, ma il medico che mi stava cambiando le bende della spalla e della clavicola mi fermò.

«Sarà arrivato un altro ferito grave dalla battaglia, non è nulla di importante» rispose con quello che, immaginai, doveva essere il suo tono rassicurante: piuttosto pacato e basso.

Iniziò a fasciarmi il braccio destro. Lo osservai: le sue mani si muovevano in modo titubante e inesperto. Aveva qualche anno in più di me, di sicuro non aveva ancora finito gli studi di medicina e stava stringendo le bende troppo forte, ma non mi lamentai. I guaritori più abili dovevano prendersi cura dei feriti più gravi.

Se potessi usare entrambe le mani potrei bendarmi da solo, farei un lavoro migliore del suo. Pensai sbuffando. Ci stava mettendo un'eternità. Io avevo iniziato a studiare medicina da piccolissimo e mi ero sempre curato autonomamente a quel momento.

Probabilmente perché non mi ero mai ferito in questo modo. Riflettei, mentre il trambusto in corridoio si spegneva lentamente. Ripensare a ciò che era successo mi faceva male. Ero abituato a prendere parte alle battaglie; come figlio di uno dei consiglieri della regina era un dovere e un onore far parte dell'esercito. Non era mai stato un peso per me e avevo combattuto numerose volte, affrontato parecchi nemici, ma non mi ero mai spinto così oltre come quella volta.

Il ragazzo che avevo affrontato durante quell'ultima battaglia mi aveva fatto salire dentro un tale disprezzo, un tale odio, una tale voglia di uccidere e distruggere che avevo perso il controllo. Per alcuni istanti durante quello scontro mi ero persino chiesto se fossi davvero io quello che stava combattendo: le mie mani, abituate ad essere delicate e gentili con i pazienti del centro di guarigione, in quel momento erano state brutali. Ricordavo il modo in cui avevo tenuto la spada, il modo in cui avevo cercato di colpire il mio avversario, il modo in cui lo avevo guardato, cercando qualsiasi punto debole mentre tutto dentro di me gridava: "Uccidilo, uccidilo, uccidilo".

Ero stato addestrato per colpire, ferire, bloccare, stordire, ma uccidere...

Una cosa del genere non era da me e per poco avevo rischiato non solo di ferire mortalmente quel ragazzo, ma anche di perdere un braccio.

Ancora non riuscivo a capire cosa mi fosse successo.

Respirai a fondo per scacciare quei brutti pensieri. L'aria sapeva di erbe medicinali e di disinfettante. Quell'odore mi faceva sentire bene, leniva la pressione al petto che mi si era formata da quando avevo lasciato la battaglia e mi faceva sentire a casa, al sicuro.

OCIGAM, La pietra dello spirito [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora