Derek sapeva che non avrebbe dovuto essere lì.
Lo sapeva con la stessa certezza con cui percepiva l'aria fredda premergli sulla pelle con le proprie fragili dita di ghiaccio.
Sarebbe dovuto essere al loft, nel suo letto e magari anche profondamente addormentato.
O da qualunque altra parte al mondo tranne quel maledetto balcone giallognolo su cui se ne stava appollaiato contro ogni più evidente buon senso.
E al buon senso avrebbe dovuto continuare a dare ascolto invece di cedere miserevolmente a quella maledetta tentazione che gli provocava solo l'ennesimo dolore sordo nel petto.
Derek scosse la testa e la trasformazione lo abbandonò lentamente, in un'unica onda languida, ormai ci era cascato, era inutile stare a rimuginarci sopra.
Uno spicchio di luna crescente gli brillò improvvisamente alle spalle spalancando ai suoi occhi chiari la stanza che aveva così accuratamente evitato per mesi. La luce argentata disegnava ombre ambigue lungo le pareti candide ricoperte di poster e cartoline tra le più disparate e ordinate senza alcun nesso logico. La scrivania che vi sottostava era stracolma di fogli, matite e quaderni che sembravano disegnare un unico sentiero verso il pavimento piastrellato.
Il giovane uomo lupo soffocò un sorriso nel constatare come in qualche modo quel caos rispecchiasse profondamente la persona che vi viveva e che, al momento, dormiva stravaccato sull'ampio letto sfatto a braccia spalancate.
Derek ne seguì il profilo delle gambe magre attorcigliate fra le lenzuola risalendo poi lungo il ventre piatto leggermente scoperto dalla corta t-shirt sdrucita. Soffocò un brivido mentre lasciava che i propri occhi indugiassero sulla curva tesa del collo e le morbide linee purpuree delle labbra schiuse gli strappavano un sospiro stanco.
Com'era arrivato a questo punto?
In realtà, se ci rifletteva, non capiva nemmeno come diavolo fosse iniziata.
Non aveva mai considerato Stiles in altro modo se non come un eterno seccatore. Lo irritava che se ne stesse sempre in mezzo ai piedi ostinandosi a immischiarsi nelle situazioni più assurde. Potevano esserci le bestie più pericolose dell'universo ma lui era sempre lì, in prima fila, nonostante la sua indifesa umanità, a difendere i propri amici.
Derek in qualche modo ne era innervosito e stupito allo stesso tempo.
Come poteva mettere costantemente la propria vita a repentaglio per loro?
Senza nessun altro interesse, senza nessuna aspirazione per il potere?
Non riusciva a concepirlo.
Dopo la morte di Paige non aveva più sentito quei moti del cuore che rendevano viva un'anima e dopo la morte di sua madre nessuno lo aveva più amato senza volere qualcosa in cambio. Era per questo che aveva deciso di bandire qualunque tipo di affetto dal proprio cuore. Aveva deposto ciò che restava della sua umanità sulla tomba di Paige insieme a quell'unica rosa color sangue e alle ultime lacrime che avrebbe mai versato. Su quell'altare profano era bruciata la sua anima e dalle sue ceneri era nato un Derek distaccato e incurante che aveva trascorso anni pacifici nella tranquillità di uno status quo privo di qualunque coinvolgimento, poi però Laura era morta.
Era tornato a Beacon Hill con la morte nel cuore.
Quelle colline, ogni singolo albero, gli parlavano di quel passato maledetto che aveva cercato invano di seminare e tutto il dolore che aveva soffocato era tornato a pretendere il conto. Era caduto in ginocchio accanto al cadavere di Laura e l'ululato che gli aveva straziato la gola era risuonato direttamente dal suo cuore in frantumi. Perché ancora una volta doveva seppellire qualcuno. Perché non poteva più sopportare quel dolore straziante nel fondo del petto.
Era stata allora che era nata.
Un'ira talmente profonda da bruciargli le ossa come acido.
Non voleva mai più sentirsi così, impotente e addolorato dinanzi alla vita.
Bramava di capovolgere le cose, di essere lui ad avere il potere ma soprattutto ardeva dal desiderio di non soffrire mai più.
Pensandoci col senno di poi, doveva ammettere che, seguendo questo istinto cieco e irragionevole, aveva scatenato una serie di eventi assolutamente disastrosa; oltre a comportarsi completamente da idiota in molti frangenti, pensando invece di seguire un giusto proponimento.
C'era sempre stato però un fuoco in lui, una fiamma ardente e divoratrice che non gli permetteva mezze misure. Amava e odiava con medesima intensità e la rabbia era sempre stata un'ospite benvenuta nel suo cuore. Grazie ad essa aveva controllato le trasformazioni e da quegli impulsi di sangue traeva una forza inimmaginabile che lo rendeva tanto pericoloso quanto avventato.
E quando aveva visto il corpo martoriato di Laura in quel modo i suoi occhi si erano oscurati a qualunque altra cosa e aveva vagato alla cieca fino a che non era entrato in collisione con Scott e gli altri. Quel legame d'affetto così intenso e la forza della loro umanità lo aveva costretto, suo malgrado, a doversi mettere più volte in discussione. Probabilmente era proprio questo ad urtarlo di Stiles, oltre al fatto che non la piantava mai di blaterare: lo aveva sempre e costantemente criticato senza nessuna remore.
Ad alta voce e direttamente in faccia.
Si era infuriato più e più volte, lo aveva minacciato e preso quasi a pugni ma lui non si era mai tirato indietro. Aveva continuato a fronteggiarlo con la sua ironia pungente criticandolo e canzonandolo con quello sguardo luminoso che sembrava volergli forare l'orgoglio come un copertone.
E Derek si era ripetuto sino alla nausea che era solo uno stupido ragazzino che non sapeva nulla né di lui, né della vita in generale e che cercava solo di attirare l'attenzione su di sé. Uno sciocco moccioso che se la sarebbe filata alla prima occasione.
Invece, ancora una volta, aveva dovuto rivedere il proprio parere perché Stiles si era rivelato l'esatto opposto. Era rimasto e aveva combattuto con tutta la forza della propria umanità, disposto a tutto per salvare i propri amici e Derek. Ormai aveva perso il conto delle volte in cui si erano protetti a vicenda in situazioni praticamente disperate o dei momenti in cui avrebbe tranquillamente potuto lasciarlo a morire e invece era rimasto lì, per lui.
E come poteva pensare, nonostante tutte le promesse fatte sulla tomba di Paige, che questo non avrebbe fatto breccia nella sua corazza?
Eppure non poteva ammetterlo.
Non riusciva nemmeno a dirlo a se stesso e negava, negava con tutta la forza con cui aveva ripetutamente cercato di allontanarlo da sé in quegli anni, ma quel sentimento, proprio come la persona a cui era diretto, si faceva beffe di lui.
Più cercava di ucciderlo e distruggerlo e più lo sentiva crescere dentro si sé come un mare in tempesta, una tortura lenta ma costante che gli rubava il sonno. Ogni cellula del suo corpo avvampava dal bisogno di avere di nuovo gli sguardi e l'insita complicità di un tempo, quell'intesa sottocutanea che li aveva sempre legati e che lui stesso aveva volutamente spezzato.
Spezzato come il suo cuore dopo l'arrivo di Malia.
Derek serrò di scatto le dita fino a conficcarsi le unghie nella carne e il rivolo caldo che gli percorse languidamente il polso parve sgorgare direttamente dall'anima.
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Unintended
FanfictionIl sipario si apre dopo la quarta stagione, siamo in quello che dovrebbe essere un relativo periodo di pace ma, si sa, Beacon Hills non è un luogo di pace. C'è una nuova minaccia che oscura l'orizzonte e toccherà tornare in campo per combattere; ma...