Part of me

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- Quindi, fatemi capire bene... – iniziò Stiles gesticolando ampiamente con le lunghe dita pallide – Scompare per tipo, uhm, mesi interi, fregandosene altamente di tutto e poi convoca una riunione di branco che ehm, guarda un po', non è nemmeno più il suo!?

Scott gli dedicò uno sguardo obliquo da dietro le sopracciglia scure e assentì con un lieve cenno del capo.

Quella mattina, appena terminate le lezioni, il suo migliore amico era corso da lui mostrandogli il messaggio che aveva ricevuto la notte prima e Stiles avrebbe davvero voluto che fosse stato tutto un maledetto incubo dato da, che so, del pollo fritto andato a male o roba del genere.

Purtroppo però era tutto reale.

Dopo tutto quel tempo, dopo tutti quei mesi di silenzio ascetico, per non dire mortale, Derek era di nuovo in città.

Senza preavviso, in quella che avrebbe dovuto essere una normale mattinata di un povero liceale dell'ultimo anno, Stiles si era visto mettere alla prova nel suo proposito fatto appena qualche settimana prima.

E si stava scoprendo impreparato, decisamente impreparato.

- Dice che l'altra notte ha fatto un incontro particolare nella foresta e vorrebbe parlarne con tutti noi.- riprese Scott appoggiandosi pigramente alla propria moto parcheggiata accanto alla fedele jeep azzurra del suo migliore amico.

 - Ma non può! Insomma! Chi si crede di essere per fare queste uscite ad effetto? Silente?

 - E siccome io sono l'alpha ... - proseguì ignorando bellamente i deliri di protesta del suo migliore amico - ... e questo è il mio territorio, ho tutte le intenzioni di andarci e portare anche te!

Stiles si rabbuiò ulteriormente ma non poté fare altro che tacere, in fondo aveva sempre fatto un sacco di storie perché voleva essere parte integrante del branco, partecipare in prima linea e bla, bla, bla; quindi se era l'alpha a comandarlo non poteva farci nulla. Scott lo capì al volo e si lasciò sfuggire un sorrisetto compiaciuto, era raro riuscire a zittire il suo migliore amico ma quando ce la faceva la soddisfazione era immensa, anche solo per la faccia buffa che Stiles metteva su quando era costretto a fare qualcosa.

 - Quindi, uhm, dobbiamo andare da questo Drek?- Liam guardava alternativamente i due con gli occhi nocciola spalancati come se stesse assistendo ad una strana partita di ping pong.

 - Derek.- lo corresse automaticamente Stiles guadagnandosi l'ennesima occhiata ambigua da parte dell'alpha che aveva deciso proprio di mettere alla prova la sua pazienza quella mattina.

Stiles odiava davvero quando il proprio migliore amico lo guardava così, come se dovessero riprendere quel maledetto discorso che aveva deciso di seppellire con lui mesi prima e con se stesso appena qualche giorno fa.

Scosse la testa, non voleva davvero che quei pensieri tornassero ad infestargli il cervello ma non poteva farne a meno, fra meno di mezz'ora si sarebbero incontrati di nuovo dopo una quantità di tempo che a lui era parso infinito. Mentre era alla guida della sua fedele jeep, seguito dal resto dei branco con i rispettivi mezzi, Stiles si accorse di avere paura, una paura fottuta, di rimettere piede in quel maledetto loft.

Era davvero l'ultima cosa che avrebbe voluto fare al mondo ed era tutta colpa di Scott!

Lanciò uno sguardo cattivo allo specchietto ma dubitava che il suo migliore amico, anche con la sua super vista da lupo, fosse riuscito a coglierlo e in fondo era meglio così.

Il problema qui, se tale si poteva definire, era solo suo, come sempre.

E spettava a lui risolverlo.

La jeep emise un fischio terrificante quando frenò per parcheggiarla ai lati di quella strada deserta e grigia ma lui smontò non facendoci troppo caso, che fossero pure le sue malandate pasticche dei freni e non il fetore di ansia che era certo di aver tatuato addosso ad avvisarlo che era arrivato.

Ok, si disse cercando di farsi forza, non sarà poi così difficile. Andiamo, soprannaturaliamo e ce ne torniamo a casa a guardare per la trentaquattresima volta Star Wars.

Con questo spirito pseudo combattivo, scese dalla macchina e ignorando volutamente il cielo plumbeo sopra la sua testa e anche un fastidiosissimo sguardo di Scott, entrò a grandi falcate nell'edificio prendendo subito la via dell'elevatore. Quando vi entrarono il vecchio ascensore scricchiolò di protesta, come se ormai fosse troppo vecchio per trasportare ancora su e giù le persone, ma si avviò comunque per il proprio tragitto scalando i piani con una lentezza esasperante.

Il suo migliore amico nel frattanto chiacchierava tranquillamente con il proprio beta di lacrosse e altre stupidate varie e Stiles sentiva che non avrebbe retto un secondo di più tutta quella pressione. Sentiva il cuore percuotergli furiosamente la cassa toracica mentre quell'incontro che aveva così parimenti desiderato ed evitato si avvicinava ogni istante di più.

Dio, pregò, fa che questa cosa finisca adesso.

Da qualche parte in quel cielo carico di nubi oscure qualcuno doveva averlo ascoltato perché in quell'istante la porta del loft, già dischiusa per farli entrare, gli si parò davanti enorme e oscura come ricordava.

E lui era là.

Fu più forte di lui, trattenne il fiato mentre quella sagoma che tante volte aveva ammirato da lontano e a cui, altrettante volte, era stato così vicino da poterne sentire il vago odore di bosco, si stagliava di fronte a loro, solida e imponente come la prima volta che lo aveva visto.

La cosa peggiore, fra le tante, era che Derek era ancora più bello di come lo ricordasse.

Le spalle larghe, fasciate da un leggero maglioncino, erano tenute ancora perfettamente diritte in quella posa superba che lo aveva sempre marcato ai suoi occhi come l'impossibile testardo che non era altro.

I toni scuri del suo abbigliamento non snellivano minimante l'ampiezza del torace muscoloso e le gambe forti ma, al contrario, ne sottolineavano le forme virili ed esaltavano la linea decisa della sua mascella armonica, che sembrava essere stata scolpita direttamente dal marmo bruno con un unico e fermo colpo di scalpello.

Fermo come lo sguardo verde smeraldo che gli stava traforando l'anima giusto in quel momento.

Quegli occhi, quei maledetti occhi erano però la cosa che gli provocava la sofferenza più grande, non avevano perso minimamente la scintilla ferina che li contraddistingueva, quel richiamo inconscio alla parte più selvaggia di lui che lo stregava e lo spaventava in egual misura.

Uno sguardo unico e che, in quell'istante, poteva sentirlo con chiarezza, era riservato solo a lui.

Strinse le dita fino a conficcarsi le unghie corte nei polpastrelli e cercò di non dare a vedere quanto, inconsulto potere ancora avesse su di lui. Lasciò che la rabbia per l'abbandono e l'amarezza per le cose che non avevano avuto il coraggio di dirsi avesse la meglio e alzò il mento in un moto di sfida.

Non questa volta, dicevano i suoi occhi.

E sperò solo che Derek non capisse che era solo l'ennesima bugia.

Perché, anche dopo tutto quel tempo, seppure avevano finto di odiarsi, ignorarsi e allontanarsi, Stiles, davanti a quello sguardo profondo, torbido di chissà quali pensieri, non aveva più il coraggio di mentire a se stesso.

Derek era una parte di lui, e, nonostante tutto, lo sarebbe sempre stato sempre.

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