Elastic Heart

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  Stiles distese lentamente le braccia lasciando che il sole mattutino gli infondesse l'energia necessaria ad affrontare il suo ultimo primo giorno di scuola. Non sembrava assolutamente realistico ma era arrivato.
Finalmente l'ultimo anno lo chiamava.
Si alzò in fretta e inciampò nelle lenzuola arrotolate finendo direttamente sullo zaino che aveva preparato la sera prima e che, ovviamente, aveva lasciato nel mezzo della stanza. Un ottimo incoraggiamento per la propria già scarsa coordinazione!

Stiles, sbrigati! Sei di nuovo in ritardo! Sai che non è il massimo per il primo giorno, vero?

La voce stanca di suo padre percorse lentamente la scale e il ragazzo si rimise velocemente in piedi per poi schizzare tra il bagno e la cucina cercando di infilarsi i jeans mentre trangugiava una delle ciambelle dello sceriffo.

Finirai per ammazzarti così! – aveva appena finito di parlare che si sentì un tonfo da piano di sopra che lo fece ridacchiare, nonostante tutto era contento che Stiles fosse rimasto se stesso in qualche modo.

Dopo tutto quello che gli era capitato aveva paura che sarebbe davvero finito in una casa di cura e invece il suo ragazzo aveva tenuto duro ed era andato avanti con una forza d'animo che lo inorgogliva e commuoveva nello stesso tempo.

Non tirarmi i piedi! – il figlio d'oro in questione si precipitò lungo le scale lanciandosi verso la porta a tutta velocità- E ricordati di non mangiare quello schifo di hamburger strafatto di grassi, che poi insomma mi sembri un bambino che ti devo sempre ricordare le cose che non devi magiare e sei lo sceriffo e invece dovresti...Va a scuola!

Stiles gli dedicò un'ultima smorfia prima di fiondarsi nella sua amata jeep e dirigersi a scuola con un decisamente inusuale buon umore. Quella routine così consolidata gli dava pace, compiere gli stessi gesti che aveva fatto per anni lo rassicurava e lo aiutava a non soffermarsi su se stesso, non che ce ne fosse ulteriore bisogno d'altra parte. Aveva passato mesi a parlarne, a suo padre, a Scott e a Lydia, senza sosta e con sempre più disperazione ma questo non aveva cambiato di molto la situazione. Se si fermava ad osservarla era abbastanza pietosa.
Non si sentiva più lui.
Aveva affrontato gli incubi peggiori che l'umanità potesse immaginare e lo aveva fatto con cocciutaggine, come un animale bendato, sempre dritto senza mai fermarsi davvero a riflettere su tutto quello che lo stava travolgendo.
E poi era arrivato il Nogitsune.
Stiles sentiva distintamente che era in quell'occasione che si era perso definitivamente.
Paradossalmente però, ora che ci pensava, l'oscurità era stata capace di donargli la luce.
Certamente si era perso ma così aveva avuto l'opportunità di trovare finalmente il vero sé.
E aveva scoperto una mole impressionante di cose che avrebbero già dovuto essere ovvie; questo carico più di qualunque altra cosa lo aveva sconvolto sin nel profondo, perché quasi nessuna di quella verità era facile da accettare, figurarsi conviverci.
Innanzitutto c'era Lydia.
Stiles l'aveva amata ossessivamente da che ne avesse memoria. Aveva progettato piani sempre più assurdi per conquistarla o, per lo meno, avvicinarla. Quando però alla fine era entrata nel loro gruppo, dopo una prima esultanza, la faccenda aveva preso una piega del tutto inaspettata. Le era stato accanto e spesso con più dedizione ed empatia di ogni altro, ma proprio questa vicinanza gli aveva fatto scoprire una tenerezza completamente diversa dal turbine dell'Amore. La proteggeva e la incoraggiava con sempre più disinteresse, come avrebbe fatto un fratello e non un amante desideroso del suo affetto.
E quel bacio negli spogliatoi ne era stata la conferma finale.
Aveva desiderato così a lungo quelle labbra carnose, ne aveva immaginato la consistenza, il sapore, eppure, una volta giunte, avevano lasciato nel suo petto solo un senso di vuoto e nostalgia.
Forse, allora, era stato in quel momento che gli era crollato tutto addosso.
Perché amare Lydia faceva parte di lui, Stiles amava Lydia da sempre, Stiles...
Stiles non era più lo stesso.
E a quel punto aveva scoperto un'altra cosa su di sé.
Dicono che non sai mai quanto sei forte fino a quando esserlo è l'unica opzione che hai.
E quando il mondo gli era franato letteralmente sotto i piedi, quando l'oscurità gli premeva sugli occhi e sul cuore fino a schiantarlo, quando il Nogitsune aveva preteso la sua sanità mentale, era stato allora che Stiles aveva capito di essere forte.
Forte abbastanza.
Lo aveva sentito distintamente nel ringhio di richiamo che Scott gli aveva lanciato quando era penetrato nella sua testa assieme a Lydia. Quel suono intenso, disumano, gli aveva artigliato l'anima e lui aveva mandato tutto all'aria, letteralmente. Dal bozzolo informe di bende si era levato un nuovo Stiles che aveva preso la prima boccata d'aria come un infante ma aveva poi spalancato le ali come una fenice.
Si potrebbe dire che la maturità per lui si era compiuta dopo quell'esperienza.
Assolutamente non convenzionale e a cui avrebbe preferito una bella festa, magari con una torta gigante e pizza a non finire, ma era comunque felice che si fosse compiuta. Al di là di qualunque cosa, infatti, fare definitivamente i conti con se stessi era decisamente liberatorio e ti rendeva forte ogni oltre dire.
Dopo il Nogitsune era cominciata la sua nuova vita.
Ovviamente non era stata proprio facile visto che il suo primo viaggio da persona matura e auto compiaciuta era stato in Messico, per salvare le chiappe di quel maledetto lupastro incapace.
Non che gli dispiacesse troppo.
Stiles aveva sempre preso in simpatia Derek, per quanto si potesse simpatizzare con un musone imbottito di testosterone che ti minacciava di morte un giorno sì e un no e che si divertiva a sbatterlo contro le superfici più dure dell'universo ringhiandogli contro come un mastino infernale. D'altra parte però gli era sempre piaciuto canzonarlo perché era l'unico che si dava pena di rispondergli a tono. Si confrontavano, spesso in modo tutt'altro che pacifico, ma stimolante, quello di certo; per non parlare della soddisfazione personale di incrinargli la maschera di fredda compostezza che si ostinava a sfoggiare.
C'era sempre stata una tensione fra di loro e talvolta, soprattutto dopo l'episodio della piscina, Stiles aveva colto, da parte di Derek, degli sguardi e degli atteggiamenti che faceva fatica ad interpretare. Quegli occhi verdi talvolta lampeggiavano in sua direzione e il ragazzo faceva fatica a scovarvi rabbia o risentimento perché, quando pensava di non essere visto, Derek si comportava più come una bestia in trappola e, da come lo guardava, sembrava essere ad un passo dallo sbranarlo. Stiles per parte propria non ci aveva mai fatto particolarmente caso, d'altra parte l'ex alpha guardava tutti come se fossero scatolette di cibo, non per niente era un maledetto sourwolf dopato!
Però... però non riusciva a ignorare quel legame sempre più forte che si andava creando quasi ad insaputa di entrambi. Lentamente, silenziosamente, ma erano sempre più vicini e Stiles era sicuro che anche Derek lo percepisse perché, nonostante il lupo si tenesse sempre lontano da lui, succedeva inevitabilmente di cercarsi. Era come se orbitassero l'uno attorno all'altro. E forse era perché si erano salvati la vita a vicenda per un numero infinito di volte o semplicemente per la mutua collaborazione nelle avversità soprannaturali, ma stava accadendo e Stiles ne era spaventato.
Aveva paura di quello che si stava conficcando nel suo cuore perché sembrava particolarmente sensibile a quegli occhi, a quello sguardo di fuoco sotto cui temeva di sciogliersi. Quando guardava Derek tutto gli riusciva plausibile tranne una cosa del genere, proprio quella cosa, no!
Ti prego no, dimmi di no!
E invece il proprio cuore, dimostrando una scarsa sensibilità verso la sua lacrimevole supplica, sembrava proprio deciso a schiantarsi contro un muro di cinta.
Perché Derek era questo, un muro, con tanto di filo spinato e cemento armato.
E provare qualcosa per lui avrebbe solo significato suicidarsi emotivamente.
Com'è noto però, al cuore non si comanda e Stiles lo sapeva bene ma questo non gli impediva di provarci; aveva già amato disperatamente Lydia Martin senza nessun costrutto, non avrebbe ripetuto l'errore.
Adesso era un nuovo Stiles e avrebbe dato una rotta diversa alla propria vita.
Sull'onda di questo proposito, Malia sembrava essere giunta al momento perfetto e al giovane era parso talmente giusto e naturale che non aveva perso tempo ad interrogarsi. Era successo e gli stava più che bene.
E sperava che quella maledetta vocina interiore se ne stesse zitta ma, ovviamente, essendo la sua vocina interiore, era come sperare, non so, di far diventare suo padre vegano.
Impossibile.
Quella bastarda aveva parlato e anche a gran voce ma Stiles l'aveva affogata fra le pieghe del corpo di Malia e i tremila problemi che a Beacon Hills non mancavano mai; così aveva vissuto, incurante e sordo a quel suo cuore ostinato e ai sentimenti ancora più cocciuti che vi covava dentro.
Ce l'avrebbe fatta.
Aveva sofferto altre volte e per questioni ben più gravi, il fatto che Derek passasse le proprie notti fra le braccia calde di qualcun altro o che ormai fosse così lontano da sembrare un miraggio nel deserto non era sulla lista delle cose da prendere in considerazione.
Lui aveva un cuore elastico che era stato teso milioni e milioni di volte senza spezzarsi, la lama di Derek non sarebbe riuscita a scalfirlo.
Lui non si sarebbe rotto, avrebbe continuato a lottare per la propria pace.
E la pace non poteva essere nel mare salmastro di quegli occhi d'acciaio.
Non doveva.
L'edificio scolastico gli comparve improvvisamente davanti distogliendolo di botto da quei pensieri foschi. Vide Scott all'ingresso fargli un cenno con la mano affinché parcheggiasse accanto alla sua moto e sorrise.
La sua nuova vita e l'ultimo anno scolastico lo attendevano.

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