La sveglia suonava prepotente alle orecchie di Adelia, aveva dormito solo un paio di ore. Spalancò la bocca in uno sbadiglio a dir poco disumano, si stiracchiò le braccia e le gambe rigide.
Posò lo sguardo verso il paesaggio oltre la finestra, il cielo grigio e tetro regnava su quella piccola cittadina, sulle strade camminavano lenti e barcollanti ragazzini e ragazzine.
I più grandi camminavano piegati a leggere cercando di ripassare le ultime lezioni fatte. Era chiara la presenza di una scuola.Adelia si mise dei vestiti puliti dalla valigia lanciata per terra la sera prima. Cercò di truccarsi il più in fretta possibile, non si mise molto addosso poiché trovava poco e niente.
Prese lo zaino vuoto e ... "Merda! I libri!" pensò Adelia.
"Mamma! Dove sono i libri?"
La madre raggiunse la provenienza di quel grido di aiuto.
"Non sono ancora arrivati... Non li ho ancora ordinati"
"Cosa?! Dimmi che mi stai prendendo in giro"
La madre fece spallucce e rise.
"Perché ridi?"
"Perché oggi è domenica, nessuno va a scuola"
Il cuore di Adelia smise di battere per un secondo, l'ennesima morsa allo stomaco tornava a farla soffrire e iniziò a tremare nuovamente.
La madre la soccorse e la strinse a sè.
"Che cosa c'è? Perché tremi?"
Adelia singhiozzava, lo sguardo perso nel cielo che vedeva dalla finestra.
"... Io ho visto ... dei ragazzi ... che camminavano per strada ... Avevano lo zaino e ... andavano a scuola"
La madre appoggiò le sua labbra sul capo della figlia.
"Sei stanca, hai dormito poco"
"I-io devo..."
"Andrai a dormire, ora"
Adelia si gettò sul materasso e chiuse gli occhi.Catherine chiuse la porta dietro di sé, corse giù in cucina e prese il telefono.
Appoggiò con forza le dita sullo schermo del telefono che appoggiò poi sull'orecchio.
Attese minuti interi mordendosi il labbro inferiore e picchiettando le unghie sulla fredda superficie del marmo scuro, in contrasto con il bianco puro della parte in legno del bancone.Alla fine una voce roca rispose.
"Sì?"
"Li ha visti. Adelia ha visto i ragazzini"
Passarono secondi pieni di sospiri e esitazioni.
"Cosa ne pensi? È lei?" Catherine non riusciva ad aspettare.
"Può darsi. Dobbiamo metterla alla prova. Se è veramente lei, allora a momenti riuscirà a sentirli se non a comunicare con loro"
Una lacrima scese sulla guancia della madre solcando una linea perfetta.
"Se fosse lei..." non riusciva a finire la frase, faceva troppo male.
"La uccideremo" Quelle parole erano un duro colpo al petto, un colpo che avrebbe sopportato.Adelia si trovava nel mezzo di un intrico di scale confuse che non portavano da nessuna parte.
C'erano scale a chiocciola, oblique, verticali, al contrario.
Adelia non sapeva dove andare, cercava conforto nella luce che filtrava attraverso i mosaici intorno a tale spettacolo.
Provò a salire la scala su cui era sopra, camminò per un tempo indefinito fino a raggiungere una porta rossa.
Nell'aria c'era solo il silenzio.
La aprì e si ritrovò sul punto di partenza, maledisse quelle scale fastidiose e tentò di usarne un'altra. Scelse quella a chiocciola, la salì e per un secondo le parve di sentire un suono. Si girò, non vide niente.
Continuò a salire le scale e si ritrovò a essere sempre sul punto di partenza, di nuovo.
Adelia si fermò, cercò di vedere l'immagine nel suo insieme. Forse doveva seguire i suoni o forse doveva solo scendere. Aveva bisogno di un punto di riferimento.
Cambiò scala e salì la scala al contrario, i capelli seguivano la forza di gravità a cui Adelia era abituata, il resto del corpo no.
Si sentiva come in un film di fantasia, dove il personaggio principale si perdeva in mezzo a milioni di scale diverse.Le venne l'illuminazione.
"Non c'è alcun suono, non se non lo creo io" Prese un profondo respiro e a pieni polmoni, urlò con tutta se stessa.
Un urlo acuto e penetrante si espanse su tutto lo scenario per poi non scomparire più. Il suono era rimasto perennemente bloccato nell'aria.
Adelia corse in direzione del suo urlo, cambiava scale ogni pochi passi, il suono di intensificava sempre di più fino a rompere i timpani della ragazza.
Raggiunse una porta nera con su scritti dei simboli strani, confusi, non avevano senso.
Esitò un momento, si sentiva a disagio. Una brutta sensazione le mischiava le membra, un dolore alla testa le impediva di ragionare.
Sapeva solo che passare oltre quella porta significava soffrire, non era pronta.
Chiuse gli occhi e quando li riaprì si ritrovò nella sua nuova stanza.Spostò lo sguardo verso l'orologio che segnava le 14. Aveva dormito talmente tanto da saltare il pranzo.
Il suo stomaco protestò contro Adelia, aveva bisogno di cibo e Adelia non glielo dava. Non mangiava da ore, non voleva.
Scendere dal letto era un'impresa titanica, non voleva abbandonare la morbidezza del materasso, il calore delle coperte, la sensazione di puro relax e la presenza di Morfeo che la culla."Adelia, sei sveglia?"
La ragazza provò a dire qualcosa ma non ci riusciva, le doleva la gola.
Noncurante di ciò si alzò e si diresse in cucina dove sua madre la stava aspettando con un piatto di pizza.
"Hai mangiato pochissimo ultimamente, ti va una pizza?"
Adelia sorrise, provò a dire grazie ma non ci riusciva.
Si sedette accanto a Catherine e prese una fetta di pizza.Catherine la guardava come se fosse un alieno e Adelia non sapeva perché, si sentiva a disagio.
"Hai fatto altri sogni strani?" Le chiese la madre preoccupata.
"N-no" la gola era la dimora di un mostro di lava, bruciava a tal punto da dover bere 4 bicchieri d'acqua.
"... Hai urlato" la madre era stupita, quasi spaventata."Come mai non l'aveva sentita?" era la domanda che iniziò a vorticare nella mente di Catherine.
"Fai sì o no con la testa, hai urlato nel sonno?"
Adelia fece no con la testa.
"Cos'hai fatto in camera tua? Hai dormito?"
La ragazza rispose di sì.
"Domani andiamo di nuovo dallo psicologo, va bene?"
Adelia sbiancò tutta d'un colpo, la morsa allo stomaco era tornata per la centesima volta, gli occhi iniziarono a lacrimare, in bocca il sapore metallico della paura sostituiva quello della pizza."Adelia, stai bene?"
La ragazza fece segno di "no".
Sentiva il mondo che girava, il corpo farsi pesante, la testa voleva esplodere.
Chiuse gli occhi in cerca del silenzio, del buio. Poi tremò poiché pochi attimi prima sentì l'urlo di un bambino in lacrime. Per un secondo vide il corpo martoriato della povera vittima. Il ventre squarciato, le membra fuoriuscivano dalla ferita, la testa perdeva materiale celebrale, gli occhi erano pieni di paura e le labbra schiuse tremavano pronunciando quella che sarebbe stata l'ultima parola di quel povero bambino.
Pronunciò la sua ultima parola: Catherine.Adelia aprì gli occhi di colpo e vide sua madre cercare di chiamare qualcuno.
La guardò negli occhi.
Non vide niente come pochi giorni prima, solo tanta incredulità.
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Supernatural Power: The Witch
ParanormalAdelia pensava che sarebbe stato solo un viaggio improvviso, una follia da parte della madre. Non sospettava minimamente che la donna che le diede la vita la volesse morta. Adelia, scappando dalla madre, si ritrova a fare un patto con Lucifero, l'an...