Capitolo I

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Erano passate circa 3 ore e mezza dalla loro partenza improvvisa, l'unica fonte di suono all'interno del  Peugeot era il gracchiare fastidioso della radio che a malapena funzionava. L'unica cosa che Adelia faceva era guardare oltre il finestrino della macchina: guardava l'intrico di alberi che dava forma al bosco vicino alla strada dove stavano viaggiando, guardava il cielo plumbeo che minacciava pioggia. L'atmosfera era triste, una fitta nebbia si ergeva poco lontano da dove erano Adelia e sua madre.

"Va tutto bene? Ti vedo giù di morale" chiede Catherine, la madre di Adelia. Aveva i capelli biondo miele e gli occhi castani, nonostante portasse 40 anni alle spalle sembrava che il tempo l'avesse sfiorata appena. Il suo sorriso è sempre stato portatore di gioia ma in quel momento non riusciva a sorridere.
"Non guardare me, guarda la strada" Adelia era triste, cupa, non riusciva a smettere di sbuffare in cerca di contattare la sua migliore amica via WhatsApp, non aveva connessione Wi-Fi poiché si era dimenticata di rinnovare l'offerta che le permetteva di portarsi dietro un paio di Gigabyte fuori casa.
"Maledetta me" pensava  "Non so se riuscirò a sopravvivere ancora" ormai aveva perso le speranze. Senza una connessione internet non sarebbe sopravvissuta affatto.

"Allora? Vuoi dirmi che cos'hai? Non mi piace quando fai il broncio."
"Non farei il broncio se solo non mi avessi sequestrata da scuola e messa in macchina senza preavviso. E la cosa peggiore è che non capisco perché tutto questo!"
"Senti, so che hai lasciato alle spalle tante cose... hai dovuto dire addio ai tuoi amici e so cosa si prova. Lo sto facendo per il tuo bene"
"Dite tutti così" disse Adelia gelida come un iceberg.
Catherine sospirò, vide che poco più avanti c'era un autogrill e disse
"Hai fame? Devi andare in bagno?"
"Sono rimasta chiusa qui per 3 ore e 45 minuti, mi pare più che logico il fatto che voglia andare in bagno"
"Bastava dire: sì"
Una volta parcheggiata la macchina, Adelia si gettò di capofitto fuori da quella creatura infernale. La puzza di chiuso era diventata insopportabile.
Prese un bel respiro profondo e si diresse in bagno.
Fece due passii e raggiunse una porta sgualcita e sporca .... di qualcosa.
"Che schifo" disse la ragazza con una nota di disgusto.
Esitò per un paio di secondi chiedendosi cosa avrebbe trovato in bagno e se ne valesse effettivamente la pena di scoprirlo.
Prese coraggio e aprì la porta, un fetore insopportabile penetrò le narici di Adelia che era sul punto di vomitare.
Entrò dentro il bagno e si diresse ai lavandini. Legò i capelli rosso fragola in una coda e si mise un filo di lucidalabbra. Si guardò allo specchio e studiò i suoi stessi lineamenti, le sue labbra carnose, i suoi occhi verde come il bosco durante la pioggia.
Una lacrima le rigò il volto lasciando un solco perfetto sulla guancia.
Avrebbe voluto avere qualcosa dalla parte di sua madre, forse quel sorriso meraviglioso che la caratterizza oppure quel corpo snello e curvilineo che le dava sensualità. Ma non era così, lei non aveva preso niente da sua madre.
Andò in bagno e una volta finito si diresse verso l'edificio in cui era sua madre.
"Tutto bene?"
Adelia fece segno di sì con la testa.
"Io prendo un decaffeinato, tu?"
"Non so... forse una brioche ripiena e un cappuccino."
"Ok, vai a prendere un paio di bottigliette di acqua per il resto del viaggio"
Dopo aver mangiato e bevuto i caffè, tornarono in viaggio.

"Quanto manca?"
"Un altro paio d'ore"
"Dove siamo dirette"
"Stiamo andando a fare visita a tua sorella, nella città dove sono nata e cresciuta: Sleepy Hollow"
"Mai sentito"
"Vedrai che ti piacerà, è una cittadina piccola ma piena di vita ed .... emozionanti avventure"
"Perché quello sguardo?"
"Quale sguardo?" Chiese la madre ridendo.
"Quello sguardo che fai quando nascondi qualcosa"
"No, non è vero"
Si misero a ridere, erano stanche, affaticate da quel lungo viaggio ma nonostante tutto ridevano.
"So che sembra banale, ma sappi che ti voglio bene"
Adelia guardò sua madre negli occhi, il verde della figlia si riflettevano negli occhi color nocciola della madre.
"Anch'io ti voglio bene"
"Appena arriviamo lì, ti do i soldi per l'offerta del telefono"
"Grazie, ne ho un disperato bisogno"
La madre le sorrise.
Il tempo passava e dopo mezz'ora di viaggio, Morfeo cullò Adelia tra le sue braccia e quest'ultima si assopì liberando la mente e lasciando spazio ai sogni.

"Adelia, svegliati. Siamo arrivati"
Catherine si vide costretta a scuotere con violenza la figlia affinché si svegliasse.
"Cosa succede?" Chiese Adelia mentre si stropicciava gli occhi.
"Siamo arrivati."
"Grazie a Dio" biascicò cercando di tenere gli occhi per più di sue decimi di secondo.

Madre e figlia scesero dalla macchina parcheggiata davanti a quella che sarebbe dovuta essere la loro casa.
Era piccola, circondata dal verde dell'erba e alle spalle si ergeva un bosco di pini.
Adelia non resistette alla curiosità e corse verso l'edificio, aprì il portone scuro che fungeva da porta di ingresso ed entrò.
La casa era in legno scuro di quercia, le finestre erano piccole ma lasciavano entrare tanta luce naturale. Il parquet copriva tutto il pavimento di tutte le stanze, i muri erano tinti di bianco ma c'era qualcosa che sfuggiva ad Adelia, un dettaglio.
"La casa è vuota, dove sono i mobili?"
"Tesoro, quella non è la casa in cui andremo a vivere."
"Ah" Adelia si sentiva in imbarazzo.
"Dovresti stare attenta, ragazzina. Se devi entrare di prepotenza in una casa di uno sconosciuto con il fucile in mano, fallo bene"
Adelia di girò verso la provenienza della voce rude. Veniva dalle labbra di un uomo alto, con i capelli neri che stavano diventando bianchi. Gli occhi azzurri erano profondi e lasciavano trasparire sicurezza. Adelia non riusciva a togliere gli occhi dal fucile che quello strano individuo aveva in mano.
"Clark? Oddio! Da quanto tempo non vi vediamo!" La madre sembrò stupita di rivedere un amico di vecchia data, ma mai quanto lo era Adelia che non aveva la minima idea che sua madre conoscesse un individuo del genere.
"Cath? Quanto tempo! Non sembri invecchiata di un giorno? La ragazza qui è tua figlia?"
"Sì, siamo arrivate adesso"
"Mi fa piacere che tu sia tornata ad Harmony Hollow"
"Anche a me."
"Posso sapere chi è questo uomo, mamma?" Ad Adelia quell'individuo non piaceva affatto, soprattutto la sua arma.
"Adelia, lui è il mio migliore amico da quando siamo nati. Clark, lei è mia figlia Adelia"
"Piacere Adelia" le disse Clark porgendole la mano.
Per non sembrare scortese, Adelia, gli strinse la mano.
"Bella presa possente!" Disse l'uomo armato ironicamente.
"Cosa siete venute a fare, qui? Se permettete?"
"Siamo venute qui per mia sorella"
"Stephanie?"
"Esattamente"
Clark rifletté un attimo mettendo due dita sotto il mento.
"Mi dispiace dirlo ma è da un po' che non si fa vedere. Pensiamo che l'abbiano presa"
Adelia e Catherine impallidirono diventando bianche come due lenzuoli.
Adelia sentiva il cuore pompare a mille, una morsa allo stomaco le impediva di muoversi, sudava freddo e sentì le lacrime cercare di uscire allo scoperto.
"Chi l'ha presa?"
"I lupi"

Supernatural Power: The WitchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora