Prologo.

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Mancava solo un giorno all'inizio dell'anno scolastico, la giornata era bella, solare. Il cielo era azzurro, di un colore così infinito e luminoso. Erano passati due anni dalla guerra che si era formata a Cuba, molte persone dovettero andare via dal loro posto, abbandonando le loro case, e ricominciare la loro vita a partire da zero. Questo era davvero inspiegabile, quanto ingiusto. L'amore tornò a governare sulle terre di questo mondo alquanto pazzo e maniaco.

Al momento, i telegiornali non parlavano di guerre o robe simili. Eravamo a Miami, in una delle più belle città degli Stati Uniti d'America, situata sulla costa dello stato della Florida. Il sole picchiava sul terreno, i telegiornali non facevano altro che parlare del nuovo presidente: Donald Trump. Le strade di Miami erano sempre affollate, specialmente in questo periodo, ogni genitore andava con i propri figli in negozio a comprare del materiale per il nuovo anno scolastico.

La temperatura di quel posto era ancora calda, piacevole, la maggior parte delle persone indossava ancora le magliette a maniche corte. C'erano tantissime case in quella città, quali tranquille e quali no.

Ci trovavamo in casa Cabello, una famiglia cubana, purtroppo emigrata a Miami a causa della guerra. Era una famiglia tranquilla, composta da quattro persone: Alejandro Cabello, Sinuhe Cabello, Camila ed infine Sofia. Era una famiglia a posto ma, a causa guerra, una ad aver subito problemi era la ragazza di quasi diciotto anni: Camila. La ragazza aveva avuto dei traumi durante la guerra e ciò la rese instabile a troppe cose. Camila era muta, usava il suo quadernetto per scrivere ciò che aveva bisogno o no, rispondeva alle domande semplici o complesse. Era stata l'ultima ad uscire fuori dalla sua casa per via di un crollo delle pareti. Alejandro, Sinuhe e Sofia, che allora aveva sei anni, riuscirono ad uscire da lì, Camila, invece, rimase intrappolata in quel cumulo di macerie.

«Mila, andiamo a fare compere?» chiese Sinuhe alla giovane ragazza, che pasticciava il suo quadernetto dai fogli a righe. La ragazza dagli occhi color nocciola sorrise, il tutor che aveva al posto della mano destra prese la penna e scrisse "". La donna guardava sua figlia un po' tristemente, voleva che tutto tornasse come prima anche se, ormai, aveva quasi perso del tutto le speranze. La donna disse alla giovane di andare a cambiarsi il pigiama e di vestirsi con qualcosa di carino per uscire.

Camila andò in camera sua, purtroppo, il problema di Camila non era solo il fatto che non potesse parlare perché era scioccata, oppure perché non faceva altro che pensare alla guerra, Camila era malata, di tumore.

Era giovane e sapeva benissimo che sicuramente non sarebbe sopravvissuta oltre i prossimi cinque anni. La ragazza per, non smetteva di sperare in qualcosa, ma non pregava.

"Non prego nessun Dio, lui è troppo impegnato a farsi gli affari suoi per sentire le mie insulse preghiere" scrisse sul suo quadernetto, la ragazza era stufa di questa situazione alquanto frustrante.

"Ho bisogno di una persona, che mi renda felice e che mi voglia per ciò che sono" continuò a scrivere per poi decidere di poggiare il quaderno sulla scrivania e togliersi il pigiama dal colore azzurro come il cielo di quella giornata di settembre. «Mila.» la madre fece sobbalzare Camila visto che era entrata in camera sua senza bussare. Camila, nervosa, guardò la madre come per chiederle se la privacy continuasse ad esistere oppure fosse andata a farsi fottere. La madre rise allo sguardo incazzato di Camila.

La giovane era ancora con il busto scoperto ed accennò un sorriso alla madre. Guardò il suo braccio, i suoi occhi si fermarono a guardare il distacco della sua pelle da quel materiale metallico e robotico. Camila aprì bocca giusto per provare a far uscire un filo di voce dalle sue labbra, ma fu inutile, la sua voce non si degnò di uscire allo scoperto da esse. «Mila, stasera, dopo che torniamo da fare le compere, Dinah verrà a casa per stare con te.» si rivolse la madre. La ragazza dagli occhi color nocciola sorrise, intanto si mise la maglietta. Erano pronte.

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