Capitolo otto.

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La mora fu portata in ospedale dopo che gli insegnanti avevano chiamato il 911. Lauren rimase in bagno con le mani nelle mani. Dinah era in piedi, davanti a lei che sospirava pesantemente. «Che merda la malattia.» disse Lauren sbuffando.
«Malattia?» chiese Keana intervenendo mentre puliva la tazza del gabinetto dal sangue che piano piano diventava secco. «Che significa?» la ragazza fece un'espressione confusa.
«Camila, è malata di tumore al polmone.» disse Dinah e nel viso di Keana si formò un'espressione di tristezza.
«Oh.» disse solamente poggiandosi una mano sul suo petto.
«Già...» disse Lauren alzandosi per poi lavarsi le mani dal sangue facendolo finire nel tubo dello scarico.

«Che vita, non oso immaginare tutto il male che prova.» aggiunse Keana mentre buttò il fazzoletto nel water, Lauren passò le sue mani sulle cosce per asciugarsele dall'acqua.
«Tutto quel dolore deve finire.» disse Lauren.
«E come?» chiesero Dinah e Keana insieme.

«Non lo so, ma siamo sue amiche ora, piano piano quest amicizia aumenta, ho un certo bisogno di starle accanto in ogni momento.» disse agguerrita.

Dinah sorrise e guardò Keana che pure lei aggiunse un dolce sorriso. «Tranquilla che non sarai sola.» disse Issartel dando una leggera spinta alla ragazza dagli occhi verdi.

«Per questo mi fido quasi ciecamente di voi.» ammise Lauren. «Vi conosco da ieri, però so che qualcosa ci sarà in questo gruppo, sarà qualcosa che crescerà e maturerà.» disse con decisione e Dinah si avvicinò a lei e l'abbracciò forte.

«Io vi conosco da oggi, il mio cervello sa cosa pensa, sto capendo che siete leali, forti e coraggiose anche in un momento come questo.» disse Keana. «Spero che stringeremo una forte amicizia, perché ne vale la pena, secondo me.»

Il suono della campana fece sobbalzare le tre ragazze che, si guardarono e ridacchiarono un po'. Mentre Lauren camminava con le due, si sentì il tutor quasi bloccato. «Oh.» si inginocchiò e allentò la vite postata sul lato del ginocchio. «Molto meglio.» si rialzò e camminarono.

«Hai un tutor?» chiese Keana e Lauren annuì con fermezza.

La new entry non volle andare oltre le sue curiosità anche per rispetto della sua amica, quindi pensò che poteva benissimo cambiare argomento.

«Di dove sei?» chiese a Lauren.
«Sono di origine cubana, mi sono trasferita qui da due anni.» disse.
«Oh, come mai? Anche se...» mormorò.
«Cosa?» Lauren corrugò le sopracciglia.
«Due anni fa a Cuba accadde una guerra o sbaglio?» chiese lei mente, Lauren sorrise amaramente.
«Già, bella merda non credi?»

Keana annuì e Dinah sospirò per il semplice fatto che la sua amica e migliore amica avessero passato il peggio.

«Il mondo è così sciocco, sporco e senza scrupoli, ora che domina Donald Trump la vedo buia... Non capisco perché abbiano votato lui.» disse Lauren andando verso il cortile e Dinah si fermò.
«Lauren, dove vai?» chiese.
«A prendere una boccata d'aria.» disse Lauren e Dinah annuì. «Io giro allora, a dopo.» salutò e andò per la sua strada.

Keana e Lauren andarono fuori e si sedettero un po' su una panca in legno. «A parere mio, il mondo è stupido.» disse con voce da bambina indifesa, Lauren sorrise a vederla così.
«Beh, hai ragione Keana.» disse lei e Keana inspirò tutto l'ossigeno facendolo passare nei suoi polmoni.

«Com'è?» chiese Lauren mentre Keana la guardava storto.
«Com'è, cosa?» Lauren scosse la testa sorridendo.
«Respirare.» disse.
«Ah, beh, bello.» disse Keana.
«Già.» annuì Lauren e la più grande di un anno poggiò la mano sulla spalla.

«Cosa c'è?» chiese Jauregui.
«Vuoi parlarne?» chiese Issartel.
«Vorrei che fosse tutto okay per Camila, vorrei che tornasse a respirare in modo decente prima che le venisse il tumore.» disse Lauren. «È così piccola, non merita questo.» disse guardando i suoi piedi mentre stringeva forte la sua maglia nera.

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