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Si stava dirigendo verso casa. Sì, beh, non era quella che normalmente qualcuno definirebbe "casa". Più che altro a prima vista sembrava un piccolo accampamento militare. La sua "casa" era formata da due scure tende crivellate dalla grandine, una che fungeva da camera da letto con una branda malmessa e da studio, l'altra da cantina, armeria e dispensa. Tra le due tende c'era un tavolino, con due sgabelli sgangherati che stavano insieme a stento, e un fuocherello quasi sempre acceso, tutto coperto da un telo blu, quasi grigio per la polvere, legato ai rami degli alberi circostanti, per riparare dalla pioggia e dal caldo sole pomeridiano.
Scaricò il mantello, l'arco e la faretra nella tenda con la branda. Il cinturone, pieno di pozioni, pergamene e qualunque attrezzo abbastanza piccolo da poterci stare dentro finì sul tavolo. Non ripose né il fodero con la spada messo a tracolla né le due daghe che teneva appese alla cintura dei pantaloni e nemmeno quei pochi pezzi scombinati di armatura che indossava. Non lo faceva mai, non si liberava mai delle armi nemmeno quando dormiva: teneva la spada a fianco a sé quasi come se fosse una bambola o un peluche; un pugnale a doppio taglio sotto il cuscino; un'ascia da guerra sotto la branda. In più aveva innaffiato un po' tutto di pozioni contro chiunque o qualunque cosa si avvicinasse, se le trappole che aveva piazzato tutt'intorno si fossero inceppate. No, non era paranoico. Semplicemente aveva imparato che prendere un minimo di precauzione non è una cattiva idea. E tutto quello che aveva fatto era meno del minimo. Con quella specie di guerra che era in corso aveva imparato che il tuo migliore amico ti poteva pugnalare alle spalle alla prima occasione buona e tuo fratello poteva diventare il tuo peggior nemico per due soldi facili. Inoltre meno ti impicciavi più era probabile arrivare al giorno successivo.
"Abitava" lì da solo, nessun villaggio o insediamento o anche solo una casetta isolata nel giro di un paio di chilometri. Ma in fondo quella vita di ricerche solitarie gli piaceva. Non doveva star dietro a nessuno e nessuno doveva star dietro a lui, rallentandolo. È vero, se finiva in qualche guaio o si feriva gravemente doveva arrangiarsi, ma per lui era sempre meglio che contare su qualcuno senza nemmeno sapere se sarebbe arrivato. E se falliva non doveva mettersi a discutere su su di chi dovesse ricadere la colpa. Poi doveva procurarsi cibo o altro solo per sé stesso. Le uniche occasioni in cui entrava in contatto con altra gente era quando capitava in qualche piccolo villaggio isolato per raccogliere informazioni e comunque evitava più persone che poteva. Si poteva dire che malgrado la guerra la sua vita era pacifica.
Accese il fuoco con una goccia di una nuova sostanza che stava sperimentando e rovesciò il contenuto del cinturone sul tavolo, mettendo da una parte boccette e ferraglie varie. Cominciò ad analizzare la vecchia pergamena e quelli che sembravano piccoli amuleti di acciaio, gemme e smalto che aveva trovato. Intanto sul fuoco bolliva dell'acqua e una trota arrostiva ancora con la freccia che l'aveva uccisa infilzata nel petto (probabilmente era l'unico a cacciare i pesci con l'arco, ma era una tecnica che funzionava piuttosto bene). La pergamena era fitta di intricati disegni e rune; gli amuleti sembravano incastonati con filamenti di settrolinio, una particolare roccia che alcuni popoli credevano che avesse proprietà magiche. Erano anni che non ne vedeva traccia. Sorrise al pensiero di quanto ci avrebbe potuto guadagnare vendendoli a tutta quella gente che credeva che la magia fosse una cosa astratta e soprannaturale. Era tutto molto più semplice di quanto si credesse. Quella che tutti chiamavano magia non era altro che lo sfruttamento di particolari sostanze instabili a livello atomico o radioattive così da trasformare velocemente la materia con cui entravano a contatto. E con gli incantesimi tanto uguale, solo che si facevano attivare queste sostanze con il suono della voce, che faceva vibrare le molecole. Queste quindi reagivano con la stessa facilità della legna secca a contatto con il fuoco. In breve la magia era semplicemente chimica e fisica, ma la maggior parte era troppo ottusa per capirlo, anche quelli che si facevano chiamare stregoni. Questo a saperlo saranno stati meno di uno su un milione, così quando finiva in qualche villaggio cercava di diffondere questa teoria però ovviamente nessuno gli dava retta.
Prestò particolare attenzione alla pergamena, ignorando completamente i piccoli amuleti. Anche se da tempo non vedeva tracce di settrolinio sempre amuleti erano e sapeva alla perfezione come funzionavano...però sembrava avessero qualcosa di più...ma era solo una sensazione.
Dalla pergamena non ricavò più di un paio di parole tra quell'intrico di rune. Prima di continuare decise di cenare, poi si sistemo sulla branda, ancora con la spada sulla schiena, sommerso da libri antichi e pergamene che quasi si sbriciolavano al solo sfiorarle per cercare di decifrare tutti quei simboli.
Un raggio verde-azzurro di uno dei due Soli rifletté su uno specchio, accecandolo: era già arrivata l'alba. Si spostò di qualche centimetro per uscire dal fascio di luce, tutto indolenzito dallo stare seduto così a lungo, e riprese ad analizzare la pergamena. Poco dopo fu interrotto nuovamente, stavolta da un rumore acuto e penetrante. Posò il poco lavoro che era riuscito a fare fino a quel momento ed uscì sbuffando dalla tenda alla ricerca di cosa avesse provocato quell'orribile suono. Si guardò intorno ma non notò nulla di anormale: solita fitta foresta impenetrabile; solita luce verdina; soliti animali nascosti nell'ombra; solite piante che potevano essere più pericolose di un lupo affamato. Nessuno delle sue trappole era scattata e nessun incantesimo era entrato in azione. Si diresse verso il fiume a qualche centinaio di metri dall'accampamento, dove si arrampicò su un albero più alto degli altri che aveva preso ad usare come torre di vedetta. Arrivato in cima...ting. Tutto sfocò nel nero più oscuro...poi le tenebre si impossessarono anche della sua mente...poi si sentì precipitare...poi nulla...

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