Lei e la sua squadra si erano accampati sulla riva di un piccolo fiume senza nome, sotto uno sperone di roccia e terra, e mentre lei e un suo compagno montavano la guardia gli altri riposavano.
«Perché tocca sempre a noi il primo turno?» si lamentò l'uomo.
«A me sta bene: sicuramente è meglio il primo dell'ultimo, no?» gli rispose lei, mentre affilava un coltello con una pietra da cote. «Per quale motivo hai sempre da lamentarti, Akos?» Akos era l'abbreviazione del nome Kyriakos.
«Non mi sto lamentando, Xeni. Sto solo dicendo che dopo ore e ore di marcia senza tregua e scontri tocca sempre a noi rimanere ancora in piedi» disse Akos, sbuffando.
Xeni gli lanciò un'occhiataccia che avrebbe potuto inchiodare sul posto chiunque. «Se alzi ancora un po' la voce Alypios, oltre al primo turno di guardia, te ne aggiungerà altri due filati e ti spedirà a cacciare da solo per tutti... un'altra volta» Alypios era il capo, capitano, comandante, o come lo si voglia chiamare, della loro squadra e solitamente tendeva a non sopportare facilmente i suoi uomini se aprivano bocca per cose non necessarie. Ci teneva molto alla disciplina, anche se non erano una vera e propria banda di guerra. Non erano nemmeno abbastanza numerosi da poterne formare una.
Akos non le rispose nulla. Non era la prima volta che facevano dialoghi simili, anche se Akos non aveva tutti i torti. Inoltre, pensava Xeni, sembrava quasi che, affidando loro compiti come fare sempre l'inventario, di provviste o armi, o scrivere il rapporto anche nelle giornate in cui non succedeva nulla degno di nota, li discriminassero per essere gli ultimi unitesi alla squadra e per essere i più giovani, anche se non quelli con meno esperienza. E li screditava ancora di più il fatto che provenivano entrambi da un isolato e piccolo villaggio della Tessaglia che nessuno conosceva e che erano due artigiani che non avevano ricevuto un vero e proprio addestramento, ma si erano allenati tra di loro di nascosto arrangiandosi con quello che trovavano.
Akos bevve un sorso d'acqua dalla sua borraccia e la posò accanto al masso su cui stava seduto. «Che scopo a montare la guardia? Se fossimo un importante battaglione che può essere attaccato da un momento all'altro lo capirei, ma siamo solo una squadra di dodici uomini, capo compreso. E il nostro compito non è nemmeno quello di combattere: dobbiamo "controllare e riferire la situazione della Grecia rimanendo nell'ombra".»
«Vuoi che ti ricordi il motivo per il quale ci siamo uniti a loro?» In verità non voleva ricordare neanche lei che ora erano con la squadra perché durante la seconda guerra Greci-contro-Persiani il loro villaggio, greco, in uno ristretto territorio mantenuto neutrale per gli scambi di merci, era stato attaccato da un contingente di guerrieri persiani per razziare provviste e bestiame, lasciando così dei poveri contadini e artigiani senza più nulla per sopravvivere, nemmeno un tetto sotto cui stare la notte. E poi c'erano le famiglie di Xeni e Kyriakos che..."Basta, non ci devo pensare!" pensò Xeni, tirando un pugno al terreno e alzandosi di scatto.
«Calmati, Xeni» disse una voce profonda e decisa alle sue spalle. Lei si voltò , già sapendo chi si sarebbe trovata davanti: Alypios, con la sua cicatrice che dalla fronte correva fino alla base del collo sempre bene in mostra.
«Scusaci» cominciò a giustificarsi Xeni. «Non era nostra intenzione svegliare qualcuno e...»
Alypios la interruppe alzando una mano. «Sono venuto per informarvi che domattina non ci muoveremo. Ho già avvertito anche agli altri» spiegò con voce atona. «Dobbiamo studiare il percorso per i prossimi giorni e riprendere le forze dopo quasi quattro settimane senza essersi fermati. Nemmeno un esercito è abituato a reggere per così tanto. E dobbiamo anche cacciare, abbiamo quasi finito le scorte di carne.»
Xeni decise di prenderlo come un complimento da parte di Alypios. Però disse: «Ma?»
«Ma due di noi non si fermeranno. Li manderò a Corinto a consegnare i rapporti: non possiamo ritardare oltre. Decideremo domani chi.» Alypios non diede loro il tempo di rispondere nulla e tornò al fuoco del campo.
Kyriakos si avvicinò a lei e borbottò: «Scommetto che quei due sfortunati saremo noi.»
Xeni decise di ignorarlo, come faceva la maggior parte delle volte. Osservò il paesaggio attorno a lei. Erano in una piccola valle tra montagne che non aveva ancora identificato, nella regione della Focide, vicino al confine con la Locride. Non era ancora primavera ma la bella stagione si faceva già sentire e vedere, con le prime giornate miti e con i rami degli alberi che la mattina brillavano della rugiada sulle verdi gemme. In alcune zone si vedeva la lotta tra la primavera che voleva sopraffare l'inverno, con fiori dai colori vivaci ed erbe selvatiche che facevano capolino tra gli ultimi ghiacci. Da alcuni giorni il cielo si presentava perennemente grigio e anche quella notte le nubi lasciavano appena passare alcuni fievoli raggi della luna piena. In quella luce spetrale si scorgevano gli occhi dei predatori notturni, ma né loro né altri animali osavano avvicinarsi al fuoco, dono di Prometeo. Il piccolo fiume accanto al quale si erano accampati all'addiaccio, come ogni notte, scorreva lentamente, come se volesse riposare anche lui dopo il suo lungo viaggio dalla sorgente in montagna.
STAI LEGGENDO
- Fantasy! -
FantasyCome penso si capisca dal titolo, storie di fantasia, avventura e tutto quello che mi passa per la testa su questi temi. Buona lettura ;-)