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«Guardami, per favore.»

I miei occhi guizzano dal manuale di penale su cui sono concentrati allo specchio rettangolare di fronte al letto: quella che sta riflettendo sarebbe la copia perfetta di me stessa, se non fosse per i capelli accesi e lo stile decisamente eccentrico.

«Cosa devo aspettarmi stavolta?» Gemo, affondando i gomiti sul materasso e il viso fra le mani.

Ultimamente Lexie, la mia gemella, si diverte a giocare con la sua – nostra? – immagine quasi fosse un camaleonte della foresta pluviale. Non che la cosa mi dispiaccia più di tanto, dato che finalmente tutti ci riconoscono al primo sguardo; a preoccuparmi, piuttosto, sono i motivi che la spingono a farlo.

«Tranquilla Julie, vedrai che ti piacerà» mi assicura lei con un sorriso poco rassicurante.

«Mm-mmm...» dubito. Gli shorts che indossa sono talmente corti, che avrebbe fatto prima a mettere le chiappe in mostra.

«Allora, sei pronta o no?»

Al mio cenno d'assenso, si afferra l'orlo della canottiera e la solleva fino al mento con un teatrale: «Tadaaan

Stringo gli occhi per mettere a fuoco il punto esatto in cui sarebbe avvenuto l'ennesimo mutamento del suo corpo: testa, spalle, capelli e...
«No!» Esclamo, balzando sul letto in ginocchio. «Dimmi che non l'hai fatto e che quello è solo un hennè

«Invece...» Trattiene un sorrisetto fiero.

«Sei impazzita, Lex? Papà ti ucciderà!»

Fa spallucce e torce il collo di lato per sbirciarsi la schiena: le fossette sopra i glutei sono nascoste sotto due ciliegine rosse, i piccioli verdi annodati in un cuore; sulla sua pelle immacolata i colori del tattoo risaltano ancora di più.

«Siamo io e te. Non ti piace, Juls?» Mi accascio sui talloni al suo irresistibile broncio infantile. «La questione non è se mi piace o no, Lex. Quel coso» Indico il reato sul suo corpo «è indelebile.»

Si tira giù la canotta di Miki Mouse con un gesto stizzito. «Ti prego, non fare la bacchettona come lui adesso. Siamo nel duemiladiciassette.»

Lui uguale Clayton, il nostro esigente e intransigente padre; ci ha avute in età avanzata e, a sentir lei, non sarebbe altro che una specie estinta di matusalemme.

«Perché ti ostini a provocarlo? Sai come la pensa su certe cose...»

«Perché basta e avanza una gemella a compiacerlo.» Obietta, inarcando un sopracciglio scettico nello specchio.

Incrocio le braccia al petto. «Non passo il mio tempo a compiacerlo. Abbiamo semplicemente gli stessi interessi, non puoi farmi una colpa di questo!»
Lexie si puntella un dito sotto il mento, fingendo di rifletterci su un momento. «Sarà... secondo me lo temi e basta» termina, saputella.

«No.» Le faccio una linguaccia.

«Sì, invece» ricambia prontamente, prima di assumere la solita espressione da donna fatta «in ogni caso non occorre che lui lo sappia... quando sono vestita non si vede.»

«Vestita?!» Soffoco una risata. «Beh certo, nel caso in cui tu iniziassi a farlo...»

La vedo roteare gli occhi al soffitto e dirigersi spedita verso l'armadio, dove fa scorrere un'anta di vetro. «Tranquilla, prima di uscire metterò uno dei suoi completini da collegiale» afferma, sventolandomi in faccia quello blu e bianco identico al mio. 

A lei dà fastidio che Clayton insista a comprarci vestiti uguali, come quando avevamo otto anni. Io invece, anche se nel passato quell'abitudine ci ha provocato crisi d'identità non indifferenti e nel presente abbiamo gusti troppo diversi, la trovo una cosa tenerissima.

UGUALI MA DIVERSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora