«Dov'è andata quella pazza?» Attacca Dustin, appena valicata la porta della mia stanza.
«Da Evelyne» ribatto, seccata.
«Come no. E io mi chiamo Pinocchio...» Si allunga il naso con due dita della mano, mentre io mi giro verso la finestra con un sospiro. «Possiamo evitare di parlarne?»
In due falcate il mio ragazzo è dietro di me. «No che non possiamo, Julie. Guardami.»
Faccio oscillare la testa a sinistra e a destra per evitare che mi legga la bugia in faccia, ma lui mi si piazza davanti e inizia a scrutarmi con quei suoi occhi gialli: il lampo d'acume che li attraversa non ha niente da invidiare a quello di mio padre.
«Devi smettere di coprirla, Julie. Lo dico per il tuo bene... prima o poi Lexie si metterà in dei casini seri e tu finirai per trovartici in mezzo.»
Gli accarezzo la mascella tesa: odio il modo in cui il suo volto aristocratico si deforma, quando diventa nervoso. «Lo so che lo dici per il mio bene, ma Lexie è la mia gemella e io voglio bene anche a lei. Sai che sta passando un periodo difficile... ti prego, non discutiamo sempre per le stesse cose.»
Lo vedo inspirare a fondo, più volte, quindi il suo profilo greco torna a rilassarsi sotto il mio palmo. «Come vuoi, ma sappi che non approvo il modo in cui ti comporti quando si tratta di lei.»
Nemmeno io lo approvo, se è per questo. «Grazie per la comprensione» sussurro sulle sue labbra che, da arricciate, si schiudono lentamente in un sorriso. E poi in un bacio. E poi in un altro, ancora più profondo.
Senza interrompere il contatto tra le bocche, indietreggiamo verso il bordo del letto dove inciampiamo uno sull'altro. Pelle su pelle. Occhi negli occhi.
«Diventi ogni giorno più bella, sai?» Mi dice lui, seguendo con lo sguardo l'indice che sta facendo scorrere lungo i bottoni della mia camicetta. «Anche tu...» rispondo, la voce ridotta a un filo.
Ogni volta che ci troviamo così, soli e vicini, vado in crisi. In un attimo torniamo a essere il figo con la sfigata del liceo.
Ci siamo già baciati, esplorati e toccati un po' ovunque e Dustin è sempre stato dolce, delicato e paziente con me... fin troppo paziente. Ormai è un anno che stiamo insieme e, com'è naturale che sia tra due persone che si vogliono bene, lui comincia a volere qualcosa di più.
Non c'è niente di male in questo, eppure non posso evitare d'irrigidirmi quando sento la sua lingua infilarsi ruvida fra le mie labbra e le sue dita scorrere lisce sotto l'orlo della mia gonna scozzese.
«Rilassati e apri le gambe, amore.» La voce roca del mio uomo si perde nel trillo acuto del mio cellulare.
«Non adesso» mi avverte, leggendo l'indecisione nel mio sguardo. «Scusa, ma devo.»
«Cazzo, Julie...» Lui crolla sul materasso e si copre il viso con un braccio, mentre io allungo il mio sul comodino per afferrare l'apparecchio: il nome che leggo sullo schermo, mi mette subito in agitazione.
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UGUALI MA DIVERSI
FanfictionL'apparenza inganna? Julie Emerson non si è mai posta questa domanda. Da quando il sogno dell'infanzia è stato spezzato dal vuoto della mancanza, il suo mondo non ammette vie di mezzo: tutto ruota intorno ai confini netti e definiti di bianco o ne...