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Qualche settimana dopo...

Mi sveglio nel mio letto, dolorante come non mai. Guardo la sveglia. Sette e quarantacinque. Tra un quarto d'ora passa l'autobus!

Mi alzo nel limite del dolore e prendo dei vestiti a caso dall'armadio. Vado in bagno e mi guardo nello specchio.

Occhio nero,qualche taglietto sulle guance e il labbro inferiore spaccato, la ferita ricoperta di sangue raggrumato.

Gemo, per poi cambiarmi in fretta e furia, guardando il mio corpo pieno di lividi, arrossamenti e taglietti.

Mi lavo, torno in camera, faccio la cartella e corro di fuori, dirigendomi verso la fermata. L'autobus è lì, fermo ad aspettare che tutti i ragazzi salgano. E io arrivo giusto in tempo. Le porte si chiudono dietro di me, mentre io vado a prendere posto.

Metto le cuffiette e mi faccio cullare dalla musica.

Una volta arrivati a scuola, scendiamo tutti e ci dirigiamo verso la struttura. Le prime quattro ore passano come sempre lentamente, ad Educazione Fisica abbiamo giocato a Dodgeball e naturalmente ultima ad essere scelta e prima ad essere presa.

Il pranzo decido di saltarlo, quindi mi dirigo in sala musica, sperando di poter trovare il signor Armstrong. Non so come mai, ma ho voglia di essere consolata da lui.

Man mano che mi avvicino, sento della musica provenire dall'interno. Che sia lui? Vado verso la porta e la apro lentamente. La musica termina immediatamente. Predo coraggio e guardo in alto. Il signor Armstrong mi guarda, per poi donarmi uno dei suoi sorrisi più dolci e attraenti del mondo. Aspettate, cosa?!

"b-buongiorno prof..."

"hey Martina. Cosa ci fai qui? Non dovresti essere a pranzo?"

annuisco, chiudendomi la porta alle spalle.

"si, ma non avevo fame. Volevo...non lo so...perdermi con i pensieri in mezzo a tutti questi meravigliosi strumenti..."

dico, guardandomi le punte dei piedi.

"vieni qui."

mi ordina il signor Armstrong. Lo guardo, smarrita, per poi avvicinarmi lentamente. Mi prende delicatamente il mento, guardando ogni parte del mio viso pieno di lividi e taglietti.

"chi è stato?"

mi domanda. Rimango in silenzio.

"Martina, per favore, dimmi chi è stato."

"n-nessuno...s-sono caduta dalle scale questa mattina."

mento. Ugh, faccio davvero schifo a mentire al professor Armstrong.

"sicura?"

"s-si."

mi lascia andare il mento delicatamente, per poi avvolgermi in un abbraccio. Questa cosa mi sorprende alquanto, facendomi irrigidire all'inizio, il cuore impazzisce nel petto. Ricambio, sentendomi protetta da queste braccia.

"g-grazie signor-"

"Billie. Chiamami Billie. O Billie Joe, come vuoi tu."

ci stacchiamo dall'abbraccio, guardandoci negli occhi. I suoi magnifici smeraldi, o piantine di menta appena germogliate...le sue labbra carnose, così attraenti...vorrei solo baciarle...anche se non si può, ma...

Mi mordo il labbro per l'indecisione e per l'imbarazzo, avvampando e distogliendo lo sguardo. Lo sento ridacchiare.

"sei bellissima quando sei imbarazzata..."

Yes, Sir. /Green Day/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora