Prova 2 - Amore non corrisposto

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{PJO fandom}
percabeth2212
Coppia: Rachel-Percy
Parole: 1037

NB: Non ho ambientato questa scena in nessun "periodo" in particolare. Diciamo più o meno dopo Lo Scontro Finale, ma è un personale momento di Rachel che rimpiange Percy in uno stato di crisi.

Titolo: UN ASSEDIO INTERNO

L'ennesima lacrima le scivolò sul viso. Rachel sperava invano che fosse l'ultima.

Oramai non aveva speranza, doveva rassegnarsi. Ma dire qualcosa a quel cuore impazzito che le batteva in petto come il telefono di suo padre in vibrazione era davvero impossibile.

Il significato di amore: una di quelle tante cose che la scuola di perfette signore che frequentava, la Clarion Lady Academy, non insegnava. Forse trovava il concetto inutile, dal momento che la scuola era un istituto privato femminile.

Ma Rachel aveva cercato più e più volte la definizione sul dizionario e su Wikipedia.

"Dedizione appassionata ed esclusiva, istintiva ed intuitiva fra persone, volta ad assicurare reciproca felicità."

Rachel non capiva dove ce la vedessero la reciproca felicità.
Era una cosa fin troppo banale, eppure fin troppo ricercata.

E di "istintiva" ne era decisamente piena.
Una dedizione così istintiva da non avere neanche un senso.

Rachel tirò fuori il suo album da disegno e afferrò una matita dal portapenne di plastica rosa sulla sua scrivania.

Poi andò a sedersi sul davanzale della finestra, quella che dava sulla città.

La grande Manhattan, dentro l'ancora più immensa New York.
Così gigantesca che Rachel riusciva a perdersi con un solo sguardo.
La caoticità di quell'insieme di grattacieli, uffici, negozi, piazze macchine, persone, era incredibile. Certo, invadente e spiazzante, ma assolutamente incredibile.
Quasi quanto il suo cuore.

Rachel notò con disappunto che senza volerlo aveva cominciato a disegnare. La sua mano si muoveva delineando archi, linee e cerchi vari con la sua personale matita HB che ormai si riduceva ad un minuscolo pezzo di grafite tenuto insieme dal nastro adesivo arcobaleno.

Quando si accorse che però il soggetto era un volto familiare, i tratti del viso erano marcati, il sorriso terribilmente conosciuto e gli occhi, quei stramaledetti e meravigliosi occhi, troppo simili a quelli di Percy Jackson, stracciò il disegno.
Lo accortocciò e lo buttò nel cestino, che cominciava a straripare.

Voltò la testa all'indietro appoggiandola al muro e respirò profondamente.
Non aveva neanche più acqua negli occhi per piangere.

Sarebbe stato più semplice odiare Annabeth, ma lei era così perfetta, così fottutamente perfetta, che se proprio doveva trovarle un difetto sarebbe stato "normale".

Certo, Annabeth rientrava nello standard dei semidei, ma era normale.
Alta, bella, bionda, atletica, intelligente. Lo stereotipo della ragazza perfetta. La ragazza perfetta.

Prove per il concorso Hogwarts Half-bloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora