Nightmares

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"È solo un sogno" si ripeteva Louis nella testa mentre cercava di scacciare via il pensiero di due possenti mani avvolte attorno al suo collo. Appartenevano ad una figura umanoide indistinta, buia e nebulosa, che ogni notte gli faceva visita insieme ad unghie sproporzionate e sanguinosi occhi che brillavano come rubini.

"È solo un sogno" ripetè.

Si mise seduto sul letto e si stroppicciò gli occhi, per poi passarsi le mani sul viso per asciugare il sudore che gli aveva imperlato la pelle.

Cercò tra i cassetti un paio di jeans larghi arrotolati all'estremitá ed indossò un maglione nero.

Si diresse in cucina dove una Anne sorridente lo salutò con un "Buongiorno, tesoro, dormito bene?"

A meraviglia, pensò lui.

La donna stava strofinando velocemente i piatti all'interno del lavabo e un'ottimo odore di bacon e pane tostato appena cucinato riempí le narici di Louis.

"Ecco a te" gli disse Anne appoggiandogli davanti al naso il piatto appena cucinato da lei.

Louis la ringraziò, e malgrado il suo appettito non era granchè presente, iniziò a mangiare tutto per educazione.

La sua attenzione poi si spostò su di un Harry assonnato che sbadigliava appoggiato allo stipite della porta della cucina.

I suoi capelli ricci erano sparati in tutte le direzioni e si strofinava gli occhi che bruciavano a causa della luce del sole che filtrava dalle finestre.

Indossava solo un paio di boxer e una felpa blu della GAP, abbastanza aderente.

Notó subito la figura di Louis e lo guardò con un briciolo di curiositá.

"Ascolta tesoro, oggi mi tocca fare gli straordinari, torneró verso sera tardi. Ti ho lasciato dei soldi sul tavolo in sala, tu e Louis potete ordinare una pizza, che dici? Ti voglio bene"

Anne bació frettolosamente il figlio sulla guancia, facendo poi lo stesso con Louis, che intanto aveva finito la sua colazione.

"Accompagnalo a scuola, mi raccomando. E mangia qualcosa" continuó la donna aprendo la porta, facendo arricciare il naso al figlio, per le continue attenzioni della madre.
Anne a causa dei suoi doppi turni all'ospedale non riusciva a passare troppo tempo in casa, con il figlio, così le poche volte che riuscivano a vedersi, lei quasi lo soffocava con le continue raccomandazioni, quasi per compensare il tempo che non gli dedicava.

"Si mamma, okay..." sbuffó il ragazzo, tirandosi il cappuccio sulla testa a coprigli i ricci ribelli.
Appena sentì la porta di casa sbattere si alzó velocemente dalla sedia su cui si era seduto poco prima e andó a rimettere in frigo il piatto con il bacon e uova preparato dalla madre.

Sotto lo sguardo attento e curioso di Louis si preparó velocemente un caffé e con un balzo felino si sedette sul bancone da cucina, lasciando i piedi nudi a penzoloni, prendendo poi dalla tasca della felpa una Camel e portandosela alle labbra lucide.

Louis incurvó un sopracciglio, interdetto.

"Cosa, non dirmi che ti da fastidio il fumo?" chiese ironico Harry.

"Affatto. In realtà speravo me ne offrissi una" rispose invece Louis inespressivo incrociando le braccia al petto.

Harry allungò il braccio porgendo il pacchetto delle sigarette al ragazzo dagli occhi blu che se ne mise una in bocca e una dietro l'orecchio.

"Per dopo." spiegó lui vedendo l'occhiataccia di Harry.

Il riccio afferró, sempre dalla sua tasca, l'accendino e lo portó vicino alla sigaretta per accenderla. Chiuse gli occhi allargando leggermente le narici mentre aspirava a pieni polmoni, per poi cacciare tutto il fumo fuori.

Automaton -Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora