13. UNA NUOVA AMICA? (prima parte)

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Introduzione al pensiero storico era la lezione successiva che dovevo seguire. Tirai fuori la piantina dalla borsa e cercai un angolo tranquillo per consultarla. Accanto a ogni lezione era riportato il nome dell'edificio e il numero dell'aula, per rendere le cose più facili. Ma non lo erano affatto. Il college era grande come una città: ci voleva mezz'ora per spostarsi da un corso all'altro! Per fortuna c'era un margine da tempo fra le lezioni così riuscivo ad arrivare in orario.
I primi giorni erano stati convulsi, ma mi ero goduta ogni minuto. Ero completamente concentrata sulle materie dei corsi, non pensavo ad altro. Da tre giorni storia, spagnolo e letteratura inglese mi frullavano in testa senza lasciare spazio ad altri pensieri. Soltanto nei sogni la mia mente era impotente.
I sogni custodivano ancora quel volto: era come marchiato a fuoco dentro di me. Sembrava che qualcosa controllasse la mia mente: vi imprimeva immagini e fatasie cosi reali da farmi chiedere, al risveglio, se lui fosse ancora lì. Mi ritrovavo ad andare a letto presto solo per sognaro per poi svegliarmi in uno stato di inebriante felicità che mi rendeva ancora più difficile andare al lavoro. Guardavo la rampa di scale facendo appello a tutte le mie forze per non precipitarmi di sopra e rendermi ridicola. Non lo avevo più visto dalla sera del suo arrivo, ma nei miei sogni era onnipresente.
Nonostante qualche differenza tra un sogno e l'altro, la dinamica era sempre la stessa. Era lui a venire nella mia stanza. Io mi svegliavo e lui era lì: seduto vicino alla finestra o in piedi accanto alla scrivania intento a guardarmi.
Non avevo paura ma ero sempre molto cauta. Dopotutto era uno sconosciuto.
Era così perfetto, scultoreo. A mia volta lo fissavo, cercando di cogliere ogni particolare del suo viso, ma la luce della luna non bastava mai. E se mi tiravo a sedere sul letto per guardarlo meglio, lui veleggiava verso di me con un movimento fluttuante, etereo.
M'immobilizzavo soggiogata dall'intensità del suo sguardo. Trattenevo il respiro sapendo quale sarebbe stata la sua prossima mossa. Sollevava la mano e mi carezzava il viso con il dorso delle dita. Aveva un tocco gentile, vellutato come i petali di un fiore. Seguiva il profilo della faccia, lasciando una scia di calore sulla mia pelle, e mi sollevava il mento verso il suo viso. Il respiro ipnotico, fresco come neve e profumato di rugiada, mi dava le vertigini.
Non riuscivo a muovermi, né volevo farlo. Con un dito seguiva il contorno delle mie labbra percorse da un fremito elettrico. Lui sapeva come reagivo al suo tocco e ne era felice. sorrideva.
Provavo a parlare, ma con voce vellutata lui mi sussurava«shh, non ti muovere», alitando ancora il magico veleno che inibiva i miei funzioni cerebrali. Non mi restava altra scelta che obbedire.
Sapevo che il sogno stava per finire,  ma speravo sempre che durasse un po' più a lungo. Certe notti succedeva, ma si concludeva sempre allo stesso modo. La sua mano scivolava verso la mia nuca, inviando una scarica elettrica lungo la spina dorsale. Inarcavo la schiena, mentre le sue dita raggiungevano il collo, si intercettevano ai miei cappelli. Ogni fibra del mio corpo voleva abbandonarsi a un lungo gemito. A quel punto lui chinava il viso al mio come se fossimo un'unica cosa. Posava le labbra sulle mie senza baciarmi. E mi bisbigliava:« dormi mia electa». Electa, la prescelta.
E io, come sempre, obbedivo.
Mi svegliavo di colpo che era già mattino e mi ritrovavo da sola. Ma ciò non diminuiva la felicità che provavo. Il più delle volte, quella sensazione di gioia perdurava per l'intera giornata.

« hei, attenzione!» con la cosa dell'occhio intravidi un balenio rosa e un oggetto volare verso di me. Mi girai appena in tempo per afferrare la bibita in lattina.
« riflessi pronti, eh? Hai un momento di buco?»
«si ma probabilmente lo passerò alla ricerca della prossima lezione»
Rj sorrise:« be sei fortunata perché conosco piuttosto bene quest'edificio. dove devi andare?»
« wakewood hall, e venderei l'anima per sapere dove diavolo si trova.»
Rj scoppiò a ridere, dandomi un buffetto di conforto: « oh andiamo kibs, non vuoi vendere la tua anima all'acquirente giusto? Io so chi sarebbe il mio. Mmm, oh si!»
Mi aveva beccata ed ero sicura che stavamo pensando alla stessa persona. Se solo avesse saputo fino a che punto si spingevano le mie fantasie su Dominic Draven!
« Dai, ti accompagno, cosi lungo il tragitto ti racconto un pettegolezzo incredibile, ancora più incredibile di quando la signora Waterman tentò di accoltellare suo marito per prendersi l'ultimo pezzo di torta al cioccolato.»
Per tutto il tragitto Rj  continuò a parlare senza prendere fiato nemmeno una volta. Aveva una mitragliatrice al posto della lingua! Mi raccontò in dettaglio la storia dei Waterman.
« oh e ora passiamo alla notizia più appetitosa. Hai saputo chi si iscriverà al nostro college?.»
Iniziò a saltellare sul posto, rossa in viso come se non riuscisse più a contenere l'eccitazione.
«Iscriversi? Ma non è troppo tardi? »
Sogghignó, soddisfatta dalla mia reazione. Sembrava che sapesse già cosa avrei detto e si fosse preparata in anticipo le risposte. « , non credo che questo basterà a fermarla, visto che la sua famiglia investe una barca di soldi in questo posto»
Indicò l'imponente costruzione di mattoni rossi difronte a noi. Nonostante l'aspetto antico della facciata, gli alberi e i cespugli che la circondavano erano ancora piccoli, evidentemente recenti. Lo stesso valeva per il vialetto in pietra che portava alla scala d'ingresso.
Era un edificio magnifico: mi sembrò di entrare sul set di un film:
«Benvenuta nell'ultima creazione: wakewood hall
Feci un gran sorriso al pensiero che avrei seguito quasi tutte le mie lezioni di storia dentro quel palazzo favoloso.
«Questa è stata l'ultima donazione. L'anno scorso invece è stato il turno del complesso sportivo.»
Ecco spiegata la presenza di un college di lusso in un posto sperduto come Evergreen: c'era dietro un benefattore milionario.
«Alla faccia della donazione!» replicai scioccata. Ma RJ doveva ancora finire di raccontarmi il pettegolezzo dell'anno, così la sollecitai: «  mi stavi dicendo....»
« Ah si, e comunque è per questo che può iscriversi quando le pare e piace. Non dovrà nemmeno prendersi il disturbo di studiare per un esame! Non oserebbero mai bocciarla
Ok, avevo afferrato il concetto, ma quando si sarebbe decisa di dirmi chi è questa benedetta ragazza? «Ed è...?»
Alzò gli occhi al cielo, godendo della suspense che aveva creato.
« Ma è ovvio no? La sorella di Dominic Draven
Finalmente l'aveva detto. Ma per quanto fosse ovvia, la notizia mi sconvolse lo stesso. La sorella di Draven? Caspita, fu tutto ciò che riuscì a formulare la mia mente.
Rj aveva ripreso a parlare a raffica, sciorinando il suo consueto carico di informazioni: il nome della ragazza, le materie che aveva scelto, l'orario delle lezioni.
Ma io non la stavo più ascoltando.
Continuavo a guardare quel volto perfetto nel soffuso chiarore lunare, a percepire la sua essenza: era più simile a una figura leggendaria che a un essere umano, e adesso veniva fuori che sua sorella si iscriveva all'università. Avevo fantasticato a briglia sciolta per tutto il : era ora di tirare le redini della mia fantasia. Mi stavo rendendo ridicola, stupidamente ridicola! Cosa mi aspettavo? Dopotutto era solo un ragazzo ricco che, per puro casa, era anche il maschio più incredibilmente bello che avessi mai visto.
Ma nel mio intimo erano  ancora vive le sensazioni che avevo provato: doveva esserci un fondo di verità. In lui c'era qualcosa di diverso, qualcosa di sovrumano.
«Sei davvero fortunata, ma finirai per fare tardi» concluse Rj.
Invece di chiederle perché fossi così fortunata ( mi ero persa gran parte del suo lungo monologo) la salutai ed andai in cerca della mia aula.
Mancavano ancora dieci minuti all'inizio della lezione, ma la sala era quasi piena. I pochi posti liberi erano sparsi qui e là come buchi in un vecchio maglione. Ne trovai uno al centro vicino a un ragazzo che sembrava appena sceso dal letto. Aveva i pantaloni sgualciti e si era tenuto gli occhiali da sole, probabilmente per nascondere borse e occhi assonnati. Non si accorse nemmeno di me quando li passai davanti per prendere posto. D'un tratto qualcosa vibró ed emise un bip, facendo sussultare il corpo afflosciato seduto accanto a me. Prese il cellulare lesse il messaggio e uscì. Sorrisi pensando a quanto fossi fortunata a non dover alloggiare nel campus.
Ricordai le feste che si prolungavano fino a notte inoltrata e i postumi delle sbornie. Ormai era acqua passata. Avevo vissuto quei momenti e non ne sentivo la mancanza. Non saltavo quasi mai le lezioni,allora, ma non riuscivo a concentrarmi con la mente ovattata e confusa. La storia sembrava tutt'altra faccenda quando i flash della notte precedente continuavano a balenarti davanti agli occhi per l'intera lezione.
Le uniche sedie ancora vuote erano quella accanto a me e, ovviamente, quella dietro la cattedra. Ero circondata da un brusio di voci. La ragazza dietro di me continuava a battere il piede nervosamente sul pavimento. In qualsiasi altro giorno avrebbe scosso il mio equilibrio mentale già fragile, ma oggi la mia mente era troppo occupata a pensare a Draven.

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