Nota dell'autrice: C'è una sola cosa che vi posso garantire, ed è che questa storia è già finita; esiste, da qualche parte, in una cartelletta segreta del mio computer, ogni parola fino all'ultimo capitolo. Non dovete quindi temere che rimanga incompleta. La mia scelta di pubblicarla a capitoli deriva dal fatto che ci ho speso talmente tanto sangue, sudore e lacrime che volevo che la pubblicazione della mia prima fanfiction durasse più di un battito di ciglia.
Questo è quello che vi posso garantire.
Per il resto...
*
Alle mie preziose onni,
senza cui questa storia non avrebbe visto una fine,
A Marta,
che ha sempre creduto in me,
E a Fiona,
che ha sempre creduto in me,
ma in un modo completamente diverso.
*
1.
Quelquefois dans un beau jardin
Où je traînais mon atonie,
J'ai senti, comme une ironie,
Le soleil déchirer mon sein,
A volte in un bellissimo giardino
dove ho trascinato la mia atonia,
ho sentito come un'ironia,
il sole lacerarmi il petto,
À Celle qui est trop gaie
Les Fleurs du mal
Charles Baudelaire
*
Taehyung avrebbe voluto essere altrove, preferibilmente a casa, a ingozzarsi di schifezze e a dedicarsi ai suoi amati videogame, e soprattutto non a sorseggiare Darjeeling facendo finta di essere un lord. Non che avrebbe potuto passare per un lord anche volendo, considerando che stava indossando flosci pantaloni di una tuta e un maglione che era più buchi che tessuto.
Ma Jungkook era stato attirato all'interno dalle melodiose note di un pianoforte che suonava. E nessuno poteva osare mettersi tra Jungkook e la sua amata musica, neanche un suo hyung.
Taehyung non si ricordava dell'esistenza di questa sala da tè prima delle vacanze estive. In questo angolo di strada, dove prima si poteva intravedere solo una stanza vuota oltre finestre troppo polverose, era spuntata una lucida porta laccata di rosso, al lato della quale un'elegante insegna recitava "English Tea Room". Delicati vasi di fiori invitavano all'interno, insieme all'inebriante essenza di erbe e, occasionalmente, alle note di un vecchio pianoforte. Quella sala da tè era spuntata all'improvviso, uscita direttamente da un libro o da un sogno, Taehyung non avrebbe saputo dirlo. L'unica cosa che sapeva era che neanche Jungkook era mai stato tipo da tè pomeridiano, eppure eccoli lì, spiaggiati su un morbido divanetto, a cercare di decifrare un menù troppo in inglese per poter essere compreso. Non poteva neanche chiedere aiuto a Kookie perché quel piccolo demonio era troppo preso a fissare intensamente il pianista. Taehyung sospirò. Siccome erano le tre del pomeriggio il locale era praticamente vuoto, quindi erano riusciti a sedersi al tavolo più vicino al pianoforte. O meglio, Jungkook si era fiondato a quel tavolo senza chiedere niente a nessuno, ignorando le deboli proteste del suo hyung. Addio ogni speranza di conversazione.
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A place where to forget
FanfictionVoleva baciarlo sapendo che il giorno dopo avrebbe baciato di nuovo quelle labbra. E il giorno dopo. E il giorno dopo ancora. Finché vi fossero stati giorni da contare, Taehyung voleva contarli con Jimin. * C'è una sala da tè a est del fiume. È pi...