PARTENZA

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Dopo aver visto il film Dark side of dimensions, ho deciso di rispolverare una vecchia storia che scrissi anni orsono, e di farci un remake, modificando qualcosa.
Per chi non fosse familiare con i nomi giapponesi, ecco un indice:
-Yugi Muto: Yugi Mutou
-Joey Wheeler: Katsuya Jonouchi
-Tristan Taylor: Hiroto Honda
-Tea Gardner: Anzu Mazaki
-Mai Valentine: Mai Kujaku
-Duke Devlin: Ryuji Otogi
-Bakura Ryo: Ryou Bakura




















Il sole del tardo pomeriggio era in prossimità di tangere la linea dell'orizzonte, che sanciva il confine tra cielo e mare, donandogli bellissime sfumature arancio e dorate.
Gli unici suoni che si udivano erano lo scrosciare delle onde che lievi si poggiavano sulla battigia per poi ritirarsi, e la gaia risata di un bambino dai bizzarri capelli a stella, intendo a inseguire un gabbiano.
Il piccolo correva incessante con i piedini nudi sulla sabbia non più tanto calda.
Quando l'uccello spiccò il volo, stridendo, il bambino arrestò il passo, osservandolo levarsi sempre più su nel cielo privo di nuvole.
Guardandosi indietro, realizzò che aveva passato di gran lunga la distanza di sicurezza stabilita dai suoi genitori.
Un'altra consapevolezza lo colpì, lasciando che la paura lo invadesse: non sapeva come tornare indietro, all'albergo dove alloggiava insieme a mamma e papà.
Oltre la spiaggia, vi era solo una lunga distesa di alberi, con nessun edificio o persona in vista.
Il piccino cominciò a guardarsi freneticamente intorno con aria smarrita, mentre gli occhi gli si inumidivano sempre più.
“Ciao piccolo…Ti sei forse smarrito?”
Al suono di quella voce femminile, il bambino si voltò di scatto, incontrando il volto gentile di una donna dai capelli neri, con indosso un vestito azzurro.
Come mai non l'aveva sentita arrivare?
Il piccolo annuì, abbassando timidamente gli occhioni viola.
“Quanti anni hai?”
Alla sua domanda, il bambino le mostrò il palmo aperto della mano, per poi piegare il pollice.
“Povera stella, lascia che ti aiuti a ritrovare la strada”
La donna gli tese una mano, che il piccolo Yugi stava quasi per afferrare, ben lieto che qualcuno fosse accorso in suo aiuto.
Però, il ricordo delle parole dei suoi genitori che lo ammonivano con aria severa di non fidarsi mai e poi mai degli estranei, lo fece esitare.
“No grazie, mamma e papà mi hanno detto che se mi perdo, devo rimanere ad aspettare che… Che qualcuno viene a cercarmi*”
Farfugliò il piccino, arretrando di qualche passo.
“Sei un bambino molto prudente, e questa è una buona cosa, ma tra poco farà buio. Davvero vuoi rimanere qui da solo?”
Il bambino spalancò gli occhi, sentendosi confuso come non mai.
Non sapeva se fidarsi di quella donna oppure dare ascolto alle parole dei suoi genitori, ma il pensiero di rimanere lì al calar del sole, lo fece letteralmente tremare.
“Allora? Cosa vuoi fare?”
Il bambino alzò lo sguardo sulla donna, comunicandole con una vocina bassa e incerta la sua decisione.
“Va bene”
Il sorriso della donna si ampliò quando la mano del bambino si tese per prendere la sua.
“YUGI!”
Un attimo prima che potesse sfiorarla, il bambino sentì qualcuno chiamare il suo nome.
Si illuminò al suono di quella voce familiare.
“Papà!”
Senza pensarci due volte, il piccolo si voltò, fiondandosi il più veloce che poté verso un uomo con la capigliatura simile alla sua, i cui occhi azzurri rifletterono gioia mista a sollievo nel vederlo corrergli incontro.
Dopo essere caduto goffamente un paio di volte sulla sabbia, il piccolo saltò tra le braccia rassicuranti di suo padre, che lo sollevarono da terra.
“Yugi! Ma dov'eri finito, eh?! Ti abbiamo cercato dappertutto, ci hai fatto preoccupare molto sai?”
“Scusa…Prometto che non lo faccio più”
Mugolò sinceramente mortificato il piccolo Yugi, affondando il volto nella clavicola di suo padre.
L'uomo sospirò, alzando gli occhi al cielo e sorridendo: davvero non ce la faceva ad arrabbiarsi con quel frugoletto di tenerezza.
“D’accordo ti perdono...ma che ti serva di lezione, signorino. La prossima volta vedi di non disobbedire a mamma o a papà, va bene?”
“Va bene!”
Esclamò il bambino, per poi sbirciare da dietro la spalla del padre, in cerca di quella donna che fino a poco prima si trovava sulla spiaggia.
L'uomo seguì il suo sguardo.
“Cosa c’è, Yugi?”
“Prima c'era una signora che voleva aiutarmi a ritrovare la strada, ma ora è sparita”
“Mi sa che ti stai sbagliando, piccolo. Non ho visto nessuno con te quando sono arrivato”
“Non ti sto dicendo una bugia, papà! Era li, vedi?”
Il bambino indicò convinto con il dito una zona della spiaggia.
“D’accordo, ora però sarà meglio tornare indietro, prima che la mamma chiami l'FBI”
“Cos’è l'effebiai?”
“Te lo spiego dopo, piccola peste”
Mentre i due si allontanavano proseguendo lungo il sentiero che si inoltrava tra gli alberi, non si resero conto della presenza che, nascosta dietro una roccia, li stava osservando.
La donna dai capelli neri emise quello che sembrava un sibilo irritato.
“Maledizione, ho sprecato una così ghiotta occasione! Non mi resta che pazientare ancora”.
Detto questo, la donna si accasciò a terra, come una marionetta a cui avevamo appena tagliato bruscamente i fili.
Dal suo corpo si levò un ombra scura, che simile a una serpe color pece, avanzò fino a svanire nel profondo del bosco, fondendosi con le tenebre che l'avvicinarsi della sera si portava con se.















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