Vinto dalla spossatezza che la giornata intensa gli aveva provocato, Yugi era crollato prima che la sua testa potesse poggiarsi sul cuscino.
“Yug?” lo chiamò Jonouchi, senza ricevere risposta.
“Accidenti…Eri proprio esausto, eh?” mormorò tra se e se, lasciandosi sfuggire un sorriso.
Erano stati attimi terribili, quelli in cui Jonouchi aveva cercato Yugi tra i flutti marini, pregando con tutto se stesso di non ripescarlo ormai cadavere.
Era tornato da loro con qualche acciacco, ed era pieno di cerotti e garze, ma vivo e vegeto. Si era sentito uno stupido a dubitare di lui, quando quest'ultimo aveva raccontato senza autocelebrazioni e un po' turbato la sua esperienza.
Yugi era una roccia, nonostante l'apparenza potesse suggerire il contrario.
“A questo punto andiamo a dormire anche noi” disse Ryuji, osservando l'amico con un sorriso.
“Già…Così evitiamo di disturbarlo” concordò Honda, spegnendo la luce.
Jonouchi sospirò nell'udire di nuovo quei tetri sussurri, che tornarono a farsi sentire proprio come la notte precedente.
Quella vacanza non gli stava affatto piacendo, deludendo in pieno le sue aspettative di pace e relax.
Aveva bisogno di parlare con qualcuno, altrimenti sarebbe esploso. E quel qualcuno era Mai.
“Dove stai andando, Jonouchi?” chiese Honda a voce bassa quando il ragazzo si alzò dal letto.
“Non ho sonno…Vado a prendere una boccata d'aria e torno”
“D’accordo. Vedi di non fare troppo tardi, però”
“Contaci zio” detto questo Jonouchi chiuse la porta alle sue spalle, dirigendosi verso la camera di Mai.
Quando giunse a destinazione gli ci volle un po' prima di decidersi a bussare, avendo l’imbarazzo preso il sopravvento su di lui e bloccato quindi sulla porta per due minuti buoni.
Quando essa si aprì mostrò una Mai in accappatoio, dapprima confusa e poi sorridente nel vedere il ragazzo farle visita.
“Ehi Jon” fece lei, poggiando con disinvoltura una mano sullo stipite della porta.
Il ragazzo dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per evitare di spostare lo sguardo sulla sua scollatura.
“Questa mattina non ti ho raccontato tutto” a quelle parole il sorriso svanì all’istante sul volto di Mai, lasciando posto a un'espressione seria.
“Vedi, io…”
“Entra”
Jonouchi alzò lo sguardo su di lei, sbattendo incredulo le palpebre.
“Eh?”
“Entra, non stare qui fuori” lo incoraggiò lei, afferrandolo per un polso e trascinandolo in camera prima che quest'ultimo potesse protestare.
La stanza era quasi identica a quella in cui lui e i suoi amici alloggiavano, solo leggermente più grande e dotata di porta finestra che dava su un piccolo balcone.
Notò che aveva unito i due letti per formarne uno più grande.
“Siediti qui” disse a Jonouchi, indicando il materasso “io vado a cambiarmi. Non ci metterò molto, promesso”
Il ragazzo annuì, mentre la osservava sfrecciare nel bagno interno.
Mai si divertiva spesso a stuzzicarlo, e a vederlo rosso d’imbarazzo di conseguenza. Ma se c'era una cosa che non voleva era metterlo a disagio, ed era dunque corsa a indossare qualcosa di più consono.
In particolar modo perché era un argomento serio quello che stava per affrontare con lui.
Dopo un paio di minuti passati a fissare la luna piena fuori dalla finestra, simile ad una perla traslucente sospesa su uno sfondo indaco la vide uscire dal bagno.
Indossava una semplice canotta bianca con pantaloncini lilla, e Jonouchi non poté fare a meno di pensare quanto le donassero.
Essendo dotata di un corpo da favola, la ragazza non aveva bisogno di indossare nulla di sfarzoso per sembrare bella.
“Allora…” fece Mai, prendendo posto al suo fianco “parla pure liberamente, prometto che non ti giudicherò”.
Era incredibile come la giovane donna possedesse questo strano potere di mettere a proprio agio le persone, in qualunque situazione.
Era una delle qualità che apprezzava di più di lei, oltre alla sua forza e al suo coraggio.
Il ragazzo le raccontò ogni cosa, dalle voci che sin dal primo giorno avevano preso incessantemente a tormentarlo, all’incontro con quel ragazzo senza occhi.
“Non so se sia frutto della mia immaginazione o meno, so solo che le sento, Mai. E mi stanno facendo impazzire!”.
Jonouchi si sorresse il capo divenuto improvvisamente pesante tra le mani.
Mai gli poggiò una mano sulla spalla, in segno di sostegno.
“Dici che solo ti puoi sentirle, vero?”
“Così sembra…Ma Bakura ha detto di averle sentite anche lui, una volta” rispose Jonouchi debolmente.
Mai ci pensò su qualche istante “Sai, quando persi il gioco delle ombre contro Marik e mi ritrovai in quella specie di limbo…Giurai di aver sentito delle deboli voci che si sovrapponevano l'un l'altra. Magari sono qualcosa di simile”.
Jonouchi rabbrividì al solo pensiero. Chiunque perdeva un gioco delle ombre si ritrovava con la propria anima intrappolata in un limbo oscuro, sospeso nel tempo e nello spazio senza avere la possibilità di passare oltre.
“Ma la domanda è…Perché? Perché solo io e Bakura possiamo sentirle?” Jonouchi si ritrovò ad alzare la voce senza rendersene conto.
“Mi sto cagando addosso, porca di quella tr…”
“Jonouchi!” lo richiamò Mai, prendendo il volto del ragazzo tra le mani.
“Calmati, ok? Posso comprendere quanto sia spaventoso per te, anch'io sono rimasta inquietata dai tuoi racconti…Sai, dopo essere quasi morta per mano di uno psicotico io e il paranormale non andiamo proprio a braccetto” la ragazza lo guardò dritto negli occhi con decisione “Ma non lasciamoci prendere dal panico, ok?”.
Jonouchi annuì e Mai lasciò la sua presa su di lui, abbozzando un sorriso.
“Vedrai che troveremo una soluzione, ok? Potremo chiedere a qualcuno se sull'isola gira qualche strana leggenda, magari alla proprietaria o a quella Chie! Sembra essere molto informata sul posto, sono certa che…”
In un secondo, Mai si ritrovò avvolta nelle braccia di Jonouchi, colmo di gratitudine nei suoi confronti.
Dapprima stupita, la ragazza abbozzò un sorriso, ben felice di ricambiare.
L'abbraccio era un gesto abbastanza semplice…Affetto, forse il fragile inizio di un amore.
Le braccia di Mai erano forti nella loro stretta, ma allo stesso tempo tenere.
La sensazione di avere il corpo della ragazza così vicino al proprio riuscì a rassicurarlo più di quanto avrebbe immaginato.
In quel l’abbraccio, Jonouchi percepì le sue preoccupazioni diminuire la loro stretta soffocante sulla sua anima, lasciando che i muscoli tesi si rilassassero completamente.
Le dita della ragazza cominciarono ad accarezzargli i capelli e lui chiuse gli occhi.
Poi Jonouchi alzò la testa per poterla guardare negli occhi, interrompendo così le sue carezze.
Mai conosceva bene quello sguardo, sapendo bene come sarebbe andata a finire. E lei non avrebbe fatto nulla per impedirlo.
Sentì le labbra di Jonouchi accarezzare le sue e in un attimo entrambe si unirono, scontrandosi l'una con l'altra.
La baciò e il mondo per il ragazzo sembrò come svanire. La sua mano era poggiata dietro l'orecchio di Mai, il suo pollice le carezzava la guancia mentre i loro respiri si mescolavano armoniosamente tra loro.
Il movimento era lento e soffice, confortante in un modo che le parole non avrebbero mai potuto essere.
Lei fece scorrere le dita sulla schiena del ragazzo, sospingendolo a se fin quando tra loro non rimase più alcuno spazio, in modo che lei potesse sentire i battiti del suo cuore sul proprio petto.
Quando le loro labbra si separarono con un lieve schiocco umido, per i due fu come essersi risvegliati da un sogno.
Si guardarono l'un l’altro, increduli. Li ci volle qualche secondo perché la loro mente assimilasse ciò che era appena accaduto.
“Era da tempo che desideravo farlo, dovevo…Anche per una volta soltanto” disse Jonouchi, sorridendo e distogliendo lo sguardo da lei.
Mai quasi non lo aveva riconosciuto pochi secondi prima, mentre lasciando alle spalle le proprie paure l'aveva baciata, come se fosse stato sotto qualche tipo di trance.
E in quel momento, come se l'incantesimo si fosse spezzato, era tornato il solito Jonouchi, un po' impacciato e con l'imbarazzo a tingergli le gote di rosso.
Mai poggiò due dita sotto il suo mento, costringendolo a incontrare il suo sguardo.
“E chi ti dice che io voglia che sia l'ultima, uhm?”.
Jonouchi la fissò, non riuscendo a credere a ciò che aveva appena sentito.
“Tu mi sei sempre piaciuto, testone”
“D-dici sul serio?”
“No” disse Mai con la più assoluta serietà, cogliendolo alla sprovvista.
Dopodiché la giovane donna scoppiò a ridere, imprigionandogli il collo con un braccio e scomponendogli energicamente i capelli “possibile che tu ci caschi sempre?! Avresti dovuto vedere la tua faccia”.
Ripresosi dal proprio sconcerto Jonouchi si dimenò dalla sua presa, riuscendo a liberarsi “ma sei scema?! Ti odio quando fai cosi!” sbottò lui, mentre Mai si asciugava le lacrime.
Tra i due calò il silenzio, che fu Jonouchi a rompere “sul serio Mai… Perché non mi hai detto nulla? Te ne sei andata da Domino, e se non ti chiamavo io non avremmo avuto alcun tipo di contatto dopo il torneo di Battle City”.
Il ragazzo non poté fare a meno di lasciar trasparire un po' di tristezza nel suo tono di voce “Sapevo che avevi bisogno di riprenderti dalla tua brutta esperienza, ma avrei voluto aiutarti. E tu non mi hai permesso di farlo”
Mai si strinse nelle braccia, mostrando un'espressione che Jonouchi le aveva visto in una sola occasione, ovvero durante il duello contro Marik.
“Ero confusa…E avevo bisogno di tempo per riflettere sui miei sentimenti. Ciò che stava nascendo per te, non lo avevo mai provato per nessuno prima”
Mai guardò Jonouchi con occhi così sinceri da fare quasi male.
“E il mio orgoglio non riusciva ad accettare che un uomo…No, un ragazzino fosse riuscito a conquistarmi, facendo breccia dentro di me”.
“Tutto qui?” Jonouchi sapeva che c’era dell'altro, e non appena Mai riprese a parlare ebbe modo di confermare la sua teoria.
“Tu eri un bravo ragazzo, io non proprio una santa…Dove saresti finito con me?”.
Il ragazzo sospirò rumorosamente, per poi sbottare “Mai, io ero un cazzo di teppista di strada! Devo aggiungere altro?! Non sono migliore di te, e nessuno dovrebbe essere giudicato in base al proprio passato!”.
La ragazza lo guardò mentre mutava la sua espressione dura in una colma d'affetto.
“Conta ciò che siamo adesso. E tu sei…Sei coraggiosa, forte, indipendente…Perché mi sarei innamorato di te altrimen-“.
Le sue parole vennero bruscamente interrotte da un altro bacio, che gli serrò la bocca.
Ancora una volta, non ci fu bisogno delle parole affinché i due potessero esprimere i sentimenti che nutrivano l’uno per l'altra.
Poco dopo i due interruppero il contatto, quasi entrambi a corto di fiato.
“Non ho resistito” Commentò Mai, mentre osservava divertita uno stordito Jonouchi.
Il ragazzo si accarezzò il collo, arrossendo “sarà meglio che torni in camera adesso…O gli altri penseranno male, cominceranno a sfottermi e a prendermi per il culo per tutto il resto della vacanza”
“Se lo faranno sarà solo per invidia, su questo non c’è dubbio”
“La tua modestia è notevole”
“Perché la tua no?” con un suono a metà tra uno sbuffo e una risata, Mai lo spinse giocosamente.
Jonouchi abbozzò un sorriso, alzandosi dal letto.
“Ci vediamo domani e…Grazie, di tutto”
“Buonanotte, Jon. Se quelle voci torneranno a farsi sentire, non esitare a chiamarmi”
“Tranquilla, ormai ci ho quasi fatto l’abitudine. Notte anche a te, Mai”.
Quando Jonouchi chiuse la porta dietro di se, il sorriso sul volto della ragazza svanì.
Ripensò al terrore negli occhi del ragazzo nel raccontargli ciò che gli era successo, e non poté fare a meno che sentirsi turbata.
Non solo Jonouchi aveva dovuto affrontare la delusione di non essere riuscito a riconciliarsi con suo padre come avrebbe voluto in passato, adesso si era aggiunto anche quel problema.
In passato le aveva spiegato la ragione principale che lo aveva spinto a partecipare al torneo di duel monster organizzato da Seto.
Voleva vincere il premio in denaro in modo da ripagare i debiti accumulati da quello sciagurato, nella speranza che quest'ultimo si riprendesse e potesse ricominciare con lui una vita normale, come padre e figlio.
Ma le cose non erano andate come sperate e il ragazzo si era arreso all'amara consapevolezza che il suo vecchio non fosse altro che un parassita, e tutto ciò di cui fosse capace era approfittare della generosità di suo figlio.
Mai come in quel momento si era sentita così determinata nel volerlo proteggere, proprio come lui aveva fatto con lei anni fa.
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WAVES OF SHADOW
Fanfiction[IN FASE DI REVISIONE E MODIFICHE] È passato quasi un anno dagli eventi narrati in dark side of dimesions. Arrivata l'estate, Yugi ha deciso di contattare tutti i suoi amici, vecchi e nuovi, per trascorrere insieme un periodo di vacanza su un'isola...