OSCURITÀ

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"Certo che ce ne sta mettendo di tempo" commentò Mai, dando un'occhiata all'ora sullo schermo del proprio cellulare "È fuori a parlare da più di mezzora".

"Di sicuro avranno molte cosa da raccontarsi" disse Bakura "lui e Shizuka hanno un rapporto indissolubile, proprio come Marik e Ishizu, o Diva e Sera..." Mai notò il sorriso di Bakura dissolversi gradualmente mentre elencava quei nomi.

"Cosa c'è che non va?" chiese la ragazza con apprensione, chinando lievemente la testa per poter guardare meglio la sua espressione.

Bakura inspirò profondamente.

"È che...In questi momenti non posso fare a meno di pensare a mia sorella, e a ciò che sarebbe potuto essere ..."

Mai lo fissò, stupita.

"Tu hai una sorella?"

"Avevo" precisò il ragazzo con amarezza "Si chiamava Amane. È morta con mia madre in un incidente d'auto, quindici anni fa".

"Oh, mi spiace" Mai non seppe che altro dire. Glie lo si poteva leggere in faccia quanto Bakura avesse sofferto quella perdita.

"Era lei" Bakura le porse il telefono dopo aver selezionato una foto nella galleria.

Ritraeva una bambina di appena due anni, dalla carnagione chiara e i capelli di un tenue lilla legati in una piccola coda di cavallo. Un altro bambino più grande, che Mai intuì subito essere Bakura, la stringeva sorridente e con affetto tra le proprie braccia alla stessa maniera in cui si teneva un enorme peluche.

Bakura ricordava benissimo quel giorno. Si trovava in macchina con sua madre e Amane, di ritorno da un giro al centro commerciale.

Ricordava le urla di sua madre, seguite da un botto tremendo. La macchina si era ribaltata così tante volte, che Bakura divenne disorientato prima di ottenere quella concussione che continuava a riportarlo nello stato di incoscienza in cui aveva sperato di rimanere.

Sentiva il sapore ferroso del sangue nella sua bocca senza sapere cosa fosse davvero. Con le poche forze rimaste provò a chiamare sua madre senza ottenere risultati. Anche gli sforzi di raggiungere Amane seduta sul seggiolino allacciato ai sedili posteriori risultarono vani.

Il destino, essendo già stato abbastanza crudele con lui aveva voluto graziarlo col buio di quella notte che gli aveva impedito di vedere le condizioni dei corpi di sua madre e di sua sorella.

Suo padre non riuscì mai più a riprendersi da quella perdita, che lo aveva lasciato completamente devastato.

Si immerse completamente nel proprio lavoro, lasciando suo figlio piccolo a casa da solo a volte per intere giornate.

Imparare la lingua del posto in cui si era trasferito dopo la morte del resto della sua famiglia aiutò a riempire il vuoto di quelle giornate.

Occasionalmente Bakura veniva colto da un dolore che andava e veniva, specialmente nei momenti tranquilli.

Sorgeva ogni volta che i suoi pensieri si rivolgevano a sua madre e sua sorella, e spesso lo torturava in modo tale da rendersi insopportabile e portarlo a scoppiare in lacrime.

Essendo all'epoca ancora molto piccolo, la sua fantasia tipica di quell'età lo aveva portato a pensare se davvero ci fossero modi per riportare in vita le persone.

Giunse all'amara consapevolezza che non era possibile, nulla poteva riportarle indietro.

Fu in quel periodo che cominciò a interessarsi nell'occulto, nella ricerca disperata di un modo per poter comunicare in qualche modo con le sue defunte parenti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 15, 2017 ⏰

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