Tra alcool e poltrone, mi sento un po' più vivo.

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Smettila.
Ti prego, Beatrice, lascia quella bottiglia.

«Beatrice...» sussurro, ma tanto non può sentirmi. Nessuno può farlo, sono solo un angelo, sono inutile, superfluo.

Perché ti vuoi rovinare, eh?
Spiegami.
Santissimo cielo, è la quinta volta che questa settimana vi incontrate per venire a brindare in questa villa abbandonata per poi ridurvi così. Ma guardatevi, siete pietosi.

«Ma cosa ci trovi di tanto divertente nel bere?» urlo mentre le volo attorno.

Io proprio non vi comprendo, che specie limitata. So che siete imperfetti, liberi di errare e che una volta anche io ero così anche se non ho alcun ricordo, però cavoli dai, è seriamente una cosa senza alcun senso.

Certo, d'altro canto potresti chiedermi cosa trovo io di tanto divertente nello spiare le persone da mattina a sera. Sarebbe una domanda intelligente.
La cosa buffa è che io non scelgo di vegliare sulle persone, è il mio ruolo in quanto angelo. Fidati che non è affatto esilarante dover seguire il proprio protetto tutto il giorno, devi sostenerlo e non abbandonarlo nonostante tu non sia d'accordo, non puoi parlare, nè suggerirgli cosa fare. Devi stare zitto, stare con lui e cercare di proteggerlo... per quel che riesci.

Ah, sta decisione di Dio di lasciare libere le persone di scegliere cosa fare.
Potessi io fare due chiacchere con Beatrice, gliene direi quattro sicuramente.

Ah, se potessi parlarti...

Il mio ruolo è imposto dall'alto, ma tu, non sei obbligata a bere (anzi, sarebbe illegale data l'età, ma non voglio sembrare polemico).
Tu decidi di infrangere le regole, di rovinarti. Nessuno ti dice di farlo.
Nessuno ti costringe. È una tua scelta. La mia no.

«Che poi, non bevi per dimenticare e nemmeno per sembrare adulta. Sei semplicemente annoiata, non sai cosa fare e da sobria non riesci a divertirti, quindi perché non passare una serata a fare la spugna?». La mia domanda ironica mi innervosisce ancora di più.

Continuo a girare volando intorno alla sua poltrona, gesticolando e gridando, intento nel mio monologo, come se davvero potessi sentirmi.

«So che nè tu, nè I tuoi amici lo fate con cattiveria, alle spalle avete passati complicati e storie che conoscete solo voi, ma non è questo il modo di affrontare i problemi. Così li dimenticate per una sera, ma il giorno dopo siete identici a prima, con un forte mal di testa e nessun ricordo della serata passata» dico con rassegnazione.

Si stanno solo rovinando, dannazione.
E poi, hanno 16 anni... hanno un futuro davanti. Ma non interessa a loro del domani, vero? Quasi si ammazzano ogni sera, ultimamente. Solo in questo mese hanno rischiato tre coma, e non aggiungo altro.
Proprio non li capisco, sono una razza masochista, gli umani.

Poso il mio sguardo su di lei, i suoi occhioni verdi sono spenti, osservano il vuoto, manifestano una certa malinconia e una freddezza indifferente.

«Beatrice, posa quella bottiglia di malibù, è tutta la sera che ci sei attaccata. Vieni ad aiutarci che Jack sta male, muoviti!» urla una voce maschile dall'altra stanza.
La riconosco, è quella di Simone, il ragazzo più maturo del gruppo, a mio avviso. È lui che aiuta sempre tutti quando stanno male, ha un attimo di buon senso in più degli altri.

La osservo mentre cerca di alzarsi. Cavolo, se è ubriaca. Continua a barcollare. Si risiede sulla poltrona verde, senza posare la bottiglia bianca.
Siamo solo io e lei in questa camera che assomiglia ad un salotto distrutto, al centro della stanza si trova un tavolino sporco di polvere con quattro divanetti attorno, io sono seduto su quello di fronte a lei. Potrebbe sembrare una cosa quasi romantica se lei non fosse ubriaca fradicia in uno stato di paralisi, e soprattutto se riuscisse a vedermi.

Sta canticchiando una canzone che non mi è nuova, e la cosa buffa è che riesce ad essere intonata anche dopo essersi scolata due litri di malibù, incredibile.

Inizia a fissare un punto sul soffitto, non capisco cosa, probabilmente ha le allucinazioni.
Volta dopo qualche minuto la testa verso di me e sorride.

«Sei così bello, sai?» dice guardandomi negli occhi, arrossisco.
Sono un ragazzo non del tutto indecente, ma non credevo addirittura di essere carino. Un sorriso mi compare spontaneo.

Sto per rispondere quando faccio il punto della situazione: lei non può vedermi. Dannazione, ma che diavolo ho nella testa? È ubriaca fradicia, Francesco! Sei un cretino, sei un angelo stupido.
So che non dovrei usare questi termini in quanto creatura superiore, ma sono veramente un ebete.
Dai, è più probabile che si stesse riferendo al principe azzurro in groppa ad un drago sparaghiaccio, piuttosto che a me. Probabilmente assomigliava anche a George Clooney e aveva i capelli verdi, giusto per essere anticonformista. Nella condizione in cui si trova potrebbe immaginarsi di tutto, anche di essere sul palco di XFactor insieme a Christina Aguilera in bikini.

Santo cielo, ho davvero pensato che si stesse riferendo a me, sono un idiota.
...

Però era bello crederci.
Mi aveva fatto sentire un po' più vivo, un po' più vicino a lei.
Mi sposto accanto alla sua poltrona e poggio la mia mano sudata sulla sua, che è così piccina, così fredda. Il suo corpo emana calore, e lei accenna un sorriso.
So che sono tutte stronzate e che tanto non sa nemmeno che esisto, però mi sento a casa, qui, affianco a lei.

Buonasera a tutti, ragazzi e ragazze sperdute del mondo!
Sono a conoscenza che è abbastanza pesantino come capitolo, il messaggio tra le prime righe è forte ma spero non sia stato troppo palloso!

Spero vi sia piaciuto come "inizio", so che non parte troppo allegra sta storia, ma vi assicuro che vi farà impazzire se amate gli angeli come me :D
Se avete dei consigli dite pure,

ps: Francesco è il nome dell'angelo, si stava insultando da solo prima, si riempe di paranoie (come in fondo tutti noi!).

Buonanotte :P

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