12) Run

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12) Run

Camminavo per la settima strada incapace di credere a quello che avevo appena fatto. Era successo così velocemente che non ero proprio riuscita a capacitarmi di tutto quello che era accaduto in quella stanza di hotel. Avevo provato qualcosa che credevo di non riuscire mai a provare. Credevo che non sarei mai potuta stare meglio di così e poi.. Poi avevo scoperto quello che in realtà era quel posto. Chissà quante donne ci aveva portato prima di me. Chissà a quante aveva fatto vedere le stelle su quel letto. Chissà quante si erano divertite con quello che aveva dentro quel dannato cassetto.

Portai indietro la testa e lasciai che qualche lacrima scivolasse lungo le mie guance. Oggi proprio non era la mia giornata. Oggi non ero proprio in grado di superarla. Avevo sentito mia madre. Quella maledetta donna mi aveva mandato a puttane il cervello. Accidenti.

A tutto dovevo aggiungerci che avevo appena mandato a quel paese Bradley Lays. L'unico capace di farmi perdere completamente la testa. Grandioso. Avevo un bel problema sotto le mani.

Entrai velocemente dentro una caffetteria tipica americana, che poteva benissimo somigliare a Starbucks e ordinai un caffè. Volevo qualcosa di caldo dal momento che stavo cominciando a sentire freddo. Presi il cellulare e lo sbloccai notando che avevo diverse chiamate perse da Bradley. Ovvio. Si sarà reso conto della gravità della situazione? Attualmente non avevo la minima voglia di parlare con lui. Conoscevo il mio lato guerriero e sicuramente gli avrei detto qualcosa di cui mi sarei pentita domani. Dovevo sbollirmi se volevo parlare con lui. A mente fredda si effettuano i migliori ragionamenti.

Ringraziai il barista che mi porse il bicchiere di carta e mi sedetti sopra ad uno sgabello vuoto. Avevo la vista sulla settima e mi resi conto solo in quel momento che aveva cominciato a piovere. Bella la mia New York che soffre insieme a me.

Il cellulare vibrò sul tavolo, attirando l'attenzione del signore seduto accanto a me. Lo presi e lessi il messaggio che mi era arrivato. Sapevo a chi apparteneva.

"Non mandiamo tutto a puttane per una cazzata! Ti prego dimmi dove sei"

Lo ignorai completamente e sorseggiai il caffè bollente. Mmmh proprio quello che mi serviva per affrontare il resto della giornata. Guardai l'ora sul display. Erano solo le 11:45. Avevo appena cominciato la giornata e già volevo che finisse. Fanculo.

Una parte di me, quella razionale, era quasi sollevata di sapere che Bradley avesse quella suite nell'hotel. Mi avrebbe aiutato a troncare i rapporti con lui e mi sarei ripresa con tanta buona volontà. Alzai gli occhi al cielo e mi lasciai andare ad un sospiro. Che cosa stavo facendo? Che cosa stavo pensando? Non era certo colpa sua se aveva un fottuto passato. Quale uomo di potere non ha una suite dove porta le sue donne a divertirsi? Dio devo essergli sembrata così stupida. Non volevo più vederlo.

Abbassai lo sguardo e cambiai posizione sullo sgabello quando vidi entrare una persona. Ottimo. Ricordavo perfettamente dove l'avevo vista e ricordavo anche il suo nome. Ero più che sicura che anche lei si fosse divertita in quella stanza d'albergo. Dopotutto era abbastanza chiaro che lei e Bradley avevano avuto una relazione.

La vidi alzare la testa e i suoi occhi verdi si posarono su di me. Era davvero una bella donna, a dispetto di tutte le aspettative. Indossava un tubino blu notte, con una cintura oro in vita. Aveva dei tacchi come sempre, esageratamente alti, e una borsetta, ovviamente firmata sotto il braccio. Mentalmente mandai a fanculo il fato. Non ero propriamente attrezzata per fronteggiare un incontro. Avevo un semplicissimo paio di jeans e un top smanicato fucsia. Fortuna almeno che la camicia di Bradley mi dava un tono. Chissà se mi aveva riconosciuto. Forse mi era andata bene e non mi avrebbe rivolto la parola.

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