Martedì 4 Aprile 2017
Ore 8:40Mi sono appena svegliata. Mio marito, finalmente vicino a me, dorme ancora. Ha il respiro profondo e mi accorgo di quanto mi è mancato sentirlo.
Ormai è in pratica un mese abbondante che quasi viviamo come quando eravamo fidanzatini: io da me, in Liguria a casa dei miei, e lui qui, in Puglia - la differenza è che, per tutto il tempo, è stato a casa nostra (e non dai suoi).
Non siamo stati separati tutto questo tempo: lui è venuto a trovarmi, esattamente come prima di prendere casa insieme e sposarci.
Tornare dai miei è stato come vivere un lungo flashback: gli odori tanto familiari e lontani; la mamma che cucina; la colazione in giardino; i passaggi in moto con papà; i treni per andare e i treni per tornare; il film visto dal lettone insieme ai miei; il mio mare, le mie montagne e il dormire di nuovo nel mio letto.
Dormire, per così a lungo, nel mio vecchio letto, di nuovo da sola, è stata un'esperienza particolare. La malinconia si fa sentire più forte quando è notte e, quello stesso materasso, che un tempo mi sembrava fin troppo stretto per una persona sola, sembrava adesso terribilmente vuoto: non aveva braccia a trattenermi a se; non aveva cuore; non aveva calore; non aveva il respiro profondo che mi accarezzava la pelle.
Ricordo che, le prime notti da sposati, io e Raffaele, mio marito, eravamo straniti nel dover dividere lo stesso letto. Capitava spesso che una volta coricati ci coccolassimo, com'è normale che una coppia faccia, ma poi, quasi di scatto, nel momento in cui il sonno si impossessava di noi, ci staccavamo prendendo posto ai lati diametralmente opposti del materasso e lì, solo lì, ci addormentavamo beati.
Ho sempre pensato che se avessi mai trovato un uomo di quelli che amava dormire avvinghiato e spiaccicato alla propria compagna saremmo finiti a discutere ogni singola notte.
"Quando dormo ho bisogno di spazio", pensavo. Poi, però, lo spazio di cui pensavo di necessitare si è progressivamente ristretto. Ogni notte più vicini. Abbiamo imparato, senza che ne accorgessimo, ad addormentarci abbracciati.
E ora lui ancora respira profondamente vicino a me e io, per cinque minuti soltanto, chiudo gli occhi e avverto come questo suono mi sia mancato. Io; il mio letto e il suo respiro profondo che riempe la solitudine della notte, ormai diventata mattina.
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Per l'ultima volta
Short StoryUn diario di viaggio, o più propriamente di una partenza. Un luogo virtuale, ma dell'anima, in cui potersi svuotare, raccontare, cercando di trattenere tutte le emozioni, le sensazioni, le immagini che non vuoi dimenticare. E io non voglio dimentica...