Sabato 8 Aprile 2017
Ore 20.15Non basta il trasloco, non basta l'equilibrio emotivo già precario. Ci si mette pure la vita.
Volevo sputare, tirar fuori il male, la pesantezza, l'incubo. Così ho scritto due poesie "Vorrei poter alleviare" e "Assordante silenzio" (che trovate già pubblicate nella mia raccolta "Lo spazio tra le parole"), che han cercato di dar voce, seppur sottile e quasi afona, alla tempesta che ho dentro.
Una persona molto prossima di mio marito sta molto male, tanto da parlare di "fin di vita". Siamo andati a trovarlo ed erano presenti tutti.
Lui era con noi ma, a giudicare dal clima che si respirava, sembrava non esserci già più. E io non sapevo cosa fare, troppo nuova per far qualcosa, ma troppo "dentro" per lasciare. Questa è la mia famiglia da poco ed è difficile fare la cosa giusta ed essere opportuni sempre. E allora semplicemente sono stata presente, ho ascoltato i silenzi e abbracciato di più.Ma adesso avrei solo voglia di scappare, prendere mio marito e berci una birra magari (chissà, però, se il liquido saprebbe trovare spazio per riuscire a superare il nodo che ora sento in gola...). E voglio stare vicino a lui, che neanche immagino il tornado che ha dentro, ma le parole sembrano vuote e silenzi troppo pieni. Così lascio solo la mia stupida mano lì, sulla sua gamba, mentre guida.
E forse, oggi più di molte altre volte, mi sento come si sente spesso la mia protagonista, Daisy, quando arriva al punto di desiderare soltanto di potersi addormentare per riuscire a mettere a tacete i pensieri ed essere trasportata via, lontana.
Ma io non voglio fuggire. Perciò rimango. Sento tutto, sento troppo, e la vita fa male da impazzire. Ma io rimango.
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Per l'ultima volta
Short StoryUn diario di viaggio, o più propriamente di una partenza. Un luogo virtuale, ma dell'anima, in cui potersi svuotare, raccontare, cercando di trattenere tutte le emozioni, le sensazioni, le immagini che non vuoi dimenticare. E io non voglio dimentica...