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Patience — Take That

Con la solita monotonia e un sorriso sul volto che la maggior parte del tempo non sento neanche di avere raccolgo i capelli in una treccia, la stessa che quasi ogni giorno è Selene a farmi. Solo che oggi abbiamo turni diversi, ed è l'unico giorno della settimana in cui succede, ma resistiamo. Dopo l'incidente è stato tutto come un buco nero da cui risalire, e Selene vi era dentro quanto me.

Mi è stata accanto in ogni modo possibile senza mai lasciarmi da sola, mettendomi al primo posto come se fossi una priorità. È rimasta giorno e notte con me anche quando non riuscivo a dirle una sola parola, quando le ho urlato contro, quando le ho detto che non avevo bisogno di lei. Eppure lei è rimasta comunque. Le devo di essere qui oggi, di esserlo stata ieri e di poterlo essere anche domani.

Il Cold Water — il piccolo locale in cui lavoriamo — sorge sulla spiaggia di San Diego, ed è il maggiore punto di ritrovo dei surfisti e di chiunque trascorri del tempo sulla spiaggia. Non ci lavoro da tanto, e non mi dispiace neanche quanto sembri in realtà, solo che è qualcosa di completamente diverso da quello che facevo prima. Alcuni dicono che siano complementari, che in qualche modo è come se vivessi ancora quella realtà in cui invece stavo bene. Solo che non è così, e ogni giorno la consapevolezza mi passa davanti mentre sono costretta a stare in silenzio e a guardare qualcuno che prima ero io e che credevo sarei stata per sempre.

La divisa è semplice; abbiamo l'obbligo soltanto della t—shirt con il simbolo del locale — un'onda che si infrange sullo scoglio. Oggi indosso i pantaloncini di jeans che mia madre odia, perché sono consumati e leggermente strappati verso gli orli, ma io non riesco a disfarmene. È l'unica cosa che mi tiene àncorata al passato, al prima. È l'unica cosa che ho voluto ancora tenere e vivere.

«Ciao, bambina» dice una voce e subito sul mio volto il sorriso che si costruisce è sincero, è quasi felice come tutte le volte.

Mi volto e mio nonno è già seduto dietro al bancone principale, azzurro e lucido. «Ciao, nonno.»

Il rapporto che ho con lui è diverso da tutti gli altri. È letteralmente la mia famiglia, e so che il giorno in cui lo perderò sarà quello in cui perderò anche me stessa. Mi ha fatto da padre quando non sapevo neanche cosa significasse averne uno, ha riempito vuoti che nessun altro era mai riuscito a colmare. So che di mio nonno avrò sempre bisogno.

«Giornata tranquilla» asserisce e io annuisco, appoggiandomi con i gomiti sul bancone.

«È una bella giornata, sono tutti fuori di qui» gli rispondo, immaginando il resto. Il sole, le onde, il vento. Con una giornata così chiunque preferirebbe l'altra parte. «Si riempirà intorno alle due.»

So quello che vorrebbe dirmi, lo so sempre, perché è lo stesso che tiene dentro ogni volta. Ci ha provato, ma sa che si tratta di qualcosa che non potrà più far parte di me, che probabilmente non sarò mai pronta per ricominciare, che non riuscirò mai a superarlo.

«Sei venuto per qualcosa in particolare o eri di passaggio?» gli domando, anche se entrambi conosciamo parte della risposta. Anche se non fosse vicino al Cold Water, passerebbe comunque.

«Sono passato a ricordarti di questa sera. Verrai?»

Gli sorrido e annuisco in modo deciso. «Sai che non mancherei mai.»

🌊

Quando sono già in macchina e quasi a pochi metri dalla casa di mio nonno mi ricordo di qualcosa che ho dimenticato.

𝐒𝐀𝐍 𝐅𝐑𝐀𝐍𝐂𝐈𝐒𝐂𝐎 - 𝐋𝐔𝐊𝐄 𝐇𝐄𝐌𝐌𝐈𝐍𝐆𝐒 [𝟓𝐒𝐎𝐒]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora