Sbagliando si impara

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-"Ma che state a fa?"- Dissi ad alta voce, molto irritato dal loro comportamento misterioso.
-"Noi non te lo volevamo dire, ma..."- mi disse Marco guardando a terra, sembrava non avesse il coraggio di dirmi ciò che stava accadendo.
-"Ma?!"- Dissi con tono imperativo. Esigevo delle risposte.
-"Alessandro vuole rubare un motorino."-
Quelle parole mi lasciarono un vuoto dentro. In quel momento, il mio cervello si spense, non pensai a nulla. È come se ci fosse stato un blackout nel mio cranio, e i neuroni smisero di funzionare. Come un pc nel momento in cui un programma non funziona. Se avevo un monitor al posto della testa, molto probabilmente sarebbe apparsa la scritta "Volpa.exe ha smesso di funzionare". Ma a quanto pare un neurone, ha cliccato il tasto "attendi la risposta" e ripresi coscienza.
-"MA COME TI VIENE IN MENTE?"- dissi strillando, mi arrabbiai come non mai. Non era come rubare un pacchetto di gomme al bar. Anche quello è un reato, e odio la gente che ruba. Ma si trattava di qualcosa veramente illegale.
Aveva adocchiato uno scarabeo, di colore blu scuro. Un po rovinato, ma in ottime condizioni. Sopra il manubrio c'erano attaccati degli adesivi della Scorpion Bay, una marca che non sentivo da tempo.
-"SE TU VUOI PASSARE DEI GUAI, FALLO PURE. MA IO NON SARÒ COMPLICE DI QUESTO COLPO, IO ME NE VADO"- Dissi molto esplicitamente. Detto ciò mi girai per andarmene, ma neanche il tempo di poter mettere il piede di fronte all'altro, che vedo Marco correre avanti a me. Rimasi impietrito, non capivo cosa stesse succedendo. Poi d'un tratto, mi girai, e vidi Alessandro correre, trascinando di forza, il motorino, il quale non era messo in moto, e non poteva girare il manubrio perchè bloccato dal "bloccasterzo". Preso dal panico, corsi e mi nascosi all'interno di un vicoletto, dentro un parcogiochi ormai abbandonato. Loro mi seguirono. Alessandro appoggiò il motorino a terra, nell'erba un po' trascurata di quel luogo.
-"MA SEI IMPAZZITO? TU NON STAI BENE"- dissi con un fil di voce, ma col tono forte, per esprimere la mia rabbia.
-"Su non è successo niente"- mi disse sorridendo. Ero su tutte le furie. Il nervoso aveva preso il controllo del mio corpo. Alessandro voleva metterlo in moto, ma non aveva la capacità di farlo. Io e Marco eravamo pronti per andarcene, quando ad un certo punto, si sente un colpo secco. Sobbalzai e mi girai verso il motorino. I miei occhi stavano per piangere. Con un colpo afflitto alla base, usando un vecchio blocco di marmo abbandonato in quell'arido luogo, aprì lo sportello dei documenti.
Ebbi la voglia di saltargli addosso, ma quella piccola parte del mio cervello che non era stata sottomessa dalla rabbia, mi disse di tenere saldi i nervi e tenere repressi gli istinti. All'interno di quello sportello, c'erano due chiavi a brucola, molto probabilmente, utili alla manutenzione del veicolo, assicurazione, bollo e documenti personali del proprietario. Egli si chiamava Simone, aveva una foto di quando era piccolo sulla sua carta d'identità. Portava gli occhiali e aveva i capelli color oro. Ma il tempo di finire di vedere quei documenti, che Alessandro li prese, e li fece a mille pezzi, per poi gettarli senza ritegno all'interno di un fossato che è presente sul lato destro del vicolo. Rimango senza parole. Dasolo il mio corpo ha agito. Andai davanti ad Alessandro e gli dissi: -"Vai, continua a fare ciò che vuoi, io me ne vado prima di andarci di mezzo."-
Mi guardai Marco, con uno sguardo che parlava dasolo, schifato da ciò che stava accadendo. Marco mi seguì e ce ne andammo. Volevo trovare il modo per potergli far capire che aveva sbagliato. Ma non avevo idea di come fare. Fino a quando...

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