In questo esercizio c'è stato chiesto di scrivere qualcosa partendo da un mito (biblico o greco) senza però nominarlo. Riuscite a individuare a cosa mi sono ispirata?
Aveva raccolto tutte le informazioni necessarie. Per oltre un anno aveva fatto ricerche di ogni genere, valutato i pro e i contro, non le restava che prendere una decisione, definitiva ma pur sempre recuperabile. O almeno Martina amava ripeterselo. La cosa che più la spaventava non era quello che si sarebbe lasciata alle spalle, ma quello che avrebbe trovato se avesse deciso di fare il grande salto.
La routine la spaventava sin da piccola e, già durante l'adolescenza, sognava il momento in cui sarebbe stata libera di scegliere, di decidere della propria vita.
La sua città, le era sempre andata stretta.
Sassari ai suoi occhi era una prigione a cielo aperto: che fosse lunedì o sabato per Martina non faceva differenza. Non le era mai piaciuta Sassari, non sapeva spiegare il perché, ma sentiva di non farne parte. Non era una questione estetica, era certa che se si fosse trovata nei panni di Cicerone sarebbe stata in grado di dare alla città il suo aspetto migliore.
Non era Sassari a essere troppo piccola, era Martina a sentirsi inadeguata. La conosceva bene la sua città, troppo bene.
La nauseava.
Ogni mattina percorreva in macchina la stessa strada per andare a lavoro, andata e ritorno, sempre uguale, avrebbe potuto farla a occhi chiusi. Si era guadagnata una certa sicurezza economica lavorando duramente, spesso anche durante il fine settimana, ma a parte la gratificazione economica, il suo lavoro non le dava nessun tipo di soddisfazione. Non più. Quei gesti meccanici ripetuti ogni giorno, gli stessi identici orari, poche variazioni e mai a suo vantaggio.
Lo stipendio all'inizio del mese riusciva a placare solo in parte il suo malessere, le consentiva di uscire con gli amici, di poter coltivare alcune delle sue passioni e togliersi qualche piccolo sfizio. Era figlia di un operaio e di una casalinga, sapeva bene cosa significasse la parola sacrificio, non era mai stata abituata all'agio, tanto che, spesso, si era sentita in colpa per qualche acquisto troppo azzardato. Nonostante avesse sognato un lavoro stabile che le permettesse tutto questo, il suo ruolo di commessa le andava stretto. Era alla ricerca di qualcosa di stimolante, aveva un gran bisogno di mettersi alla prova. Quell'apparente sicurezza la stava distruggendo, le portava via, giorno dopo giorno, un pezzo di autostima.
Una volta all'anno riusciva a concedersi una vacanza ed era in quelle occasioni che Martina ritrovava se stessa; vedere posti nuovi, entrare in contatto con diverse culture, anche se per pochi giorni, era una delle cose che più la rigenerava. Le bastava anche un breve periodo per sentirsi a casa, le succedeva in ognuno dei suoi viaggi. Il momento del ritorno non era mai semplice, le lasciava sempre una sensazione di vuoto, sentiva sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe fatto il biglietto di sola andata.
Avrebbe compiuto presto trenta anni Martina, l'età in cui non si hanno più scuse. Alcuni l'avrebbero appoggiata, altri non avrebbero capito. Non le importava più, il giudizio degli altri era ormai superato. «E se poi non trovi lavoro, come fai una volta finiti i soldi?» le aveva detto una volta sua madre «Ma sei sicura di quello che stai facendo? Se poi va male non troverai più lavoro a Sassari» aveva aggiunto suo padre.
Non la capivano. Così fortunata ad aver trovato un lavoro in un momento di crisi come questo, e lei se ne voleva andare. L'avrebbero voluta vedere sposata, i suoi, sognavano l'arrivo di nipoti, nutrivano per lei gli stessi sogni che avevano avuto le loro madri per loro.
Lei, invece, sognava di sentirsi libera, di fare qualcosa che le piacesse davvero, non ci stava a questa forma di schiavitù dei giorni nostri, odiava doversi accontentare e ancor di più odiava chi la ritenesse una persona fortunata. Ecco come si sentiva, una schiava.
Sapeva che sarebbe stata dura all'inizio. O forse lo sarebbe stato in seguito, una volta che i soldi accumulati per la fuga sarebbero finiti e insieme a loro pure l'entusiasmo. Non poteva pensarci, per una volta nella vita avrebbe dovuto essere positiva.
La scelta del posto non fu affatto casuale. Era sempre stata affascinata dalla città di Londra, dalla sua multiculturalità, le piaceva ancor prima di esserci stata. Per anni desiderò di andarci, ma per una ragione o per l'altra aveva sempre rimandato. Amava la lingua inglese, le sarebbe piaciuto imparare a parlarla correttamente, era uno dei tanti sogni che la realtà di tutti i giorni aveva spento.
Quando finalmente si presentò l'occasione di partire, anche se solo per un weekend lungo, Martina non stava più nella pelle. Nel corso degli anni aveva visitato diverse capitali europee, da Madrid a Berlino, piuttosto che Vienna e Lisbona. Le aveva amate tutte. Temeva che Londra la deludesse, alcune amiche gliel'avevano persino sconsigliata. Troppo caotica, turistica, stereotipata, lei stessa temeva che non avrebbe retto il confronto con le altre città.
Si sbagliava Martina. Amò quella città sin da quando la vide dal finestrino dell'aereo. Già dall'alto riconobbe alcune strutture, come il London Eye, o quel bizzarro grattacielo a forma di missile che tanto aveva visto nelle foto.
Londra era persino meglio di come se l'era immaginata, le rimandò alla mente sin da subito l'idea, ormai abbandonata, di cambiare vita. Un pensiero assurdo le sfiorò la mente, le sembrò persino che Londra stesse aspettando il suo arrivo.
In ognuno dei suoi viaggi, Martina rientrava a casa diversa, arricchita nello spirito. Il viaggio a Londra le lasciò qualcosa in più: la consapevolezza che stava vivendo una vita non sua, e se prima della partenza l'entusiasmo era alle stelle, al suo rientro dovette fare i conti con il fatto che quel pensiero non l'avrebbe più lasciata.
Era trascorso un anno da quel viaggio.
Martina uscì di casa alla solita ora, prese la macchina e uscì dal centro abitato, percorrendo quel tratto di superstrada che la portava direttamente sul posto di lavoro, un negozio di abbigliamento all'interno di un ipermercato, costantemente affollato da persone che amavano andarci anche solo a passeggiare. Lei odiava quel posto, si domandava come fosse possibile passare il proprio tempo libero là dentro, non riusciva a concepirlo, nemmeno nelle giornate di pioggia.
C'erano giorni in cui l'idea di trasferirsi le sembrava solo un'assurdità, giorni in cui il morale era talmente nero che le pareva di essersela meritata quella vita. Non che non andasse d'accordo con i suoi superiori, ma era consapevole del fatto che non avrebbero esitato a sostituirla con un'altra se avesse osato ribellarsi, lamentarsi su qualcosa. Stare zitti e non lamentarsi era una delle principali qualità richieste.
Per quanto tempo ancora avrebbe subito?
Quella mattina avrebbe fatto il grande passo. Si era preparata un discorso da tempo, quante volte aveva finto una conversazione con la sua titolare, immaginando perfino le sue risposte. Lavorò come al solito, pensava sarebbe stata troppo nervosa e agitata per riuscire a farlo come fosse un giorno qualunque, invece si sentiva in pace, serena, un passo più vicina alla meta. «E che credi di trovare a trent'anni a Londra?» era stato uno dei commenti della sua titolare, il più sprezzante. Martina le aveva sorriso e scosso leggermente la testa. «Non lo so, ma voglio scoprirlo» le aveva risposto.
Solo un altro mese e poi sarebbe stata libera. Era quello il tempo richiesto per le dimissioni. Al rientro a casa diede la notizia ai genitori, non la presero bene, in cuor loro avevano sperato sino all'ultimo che cambiasse idea, che si levasse quell'idea della testa.
Martina si sentiva eccitata e spaventata, non si era mai sentita così, non conosceva quella sensazione, si era sempre adattata a tutto, non sapeva cosa significasse rompere la routine, solitamente in passato erano stati gli altri a decidere per lei. Stavolta ce l'aveva fatta: forse si sarebbe pentita, forse no. Martina voleva credere ci fosse un mondo migliore di quello che le avevano fatto conoscere, un mondo dove si può scegliere.
Era pronta a rischiare.
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Laboratorio di scrittura
RandomRaccolta dei diversi esercizi stile che sto svolgendo durante il laboratorio di scrittura creativa