In questo esercizio dovevamo descrivere un personaggio attraverso gli occhi di un altro, il così detto NARRATORE OSSERVATORE. È stato molto divertente fare questo esercizio!Lo so, non dovrei farlo. Ma sfiderei chiunque a resistere alla tentazione.
È così rilassante, soprattutto le sere d'estate, uscire fuori in balcone a prendere il fresco, mettere da parte i pensieri della giornata, affogarli nel whisky nel mentre che osservo le vite degli altri. Mentre le spio.
Certo, se avessi una donna sarebbe diverso, forse non starei qui a spiare le finestre dell'hotel di fronte quasi tutte le sere. Magari lo farei lo stesso, con lei, ma per gioco, e non per immaginare cosa si prova ad avere una vita normale. Ho visto di tutto da quando abito qui, coppie litigare, amarsi, distruggersi. Persone di mia conoscenza con il proprio amante. Ho persino assistito a qualche orgia nell'impeccabile veste super lusso dell'hotel Hilson.
Il bello è che io vedo loro, ma nessuno bada a me. Musicista fallito di trentadue anni. Mio padre me lo diceva che non sarei arrivato da nessuna parte suonando il contrabasso. Anni e anni di conservatorio buttati nel cesso, per finire a suonare alle feste di paese, o nei migliori dei casi in qualche jazz club fallito di Milano. Eppure in gioventù si era parlato di me, del mio straordinario talento.
Mirco Giorgio, erede del contrabbassista Charlie Haden.
Erede un cazzo. Riesco a permettermi a stento l'affitto di questo schifoso appartamento lavorando come barista. Sei piani a piedi, un caldo infernale d'estate e bollette accumulate in ogni dove. E dovrei sentirmi in colpa se anziché guardare la televisione la sera preferisco farmi i cazzi degli altri?
Stasera l'afa è talmente insopportabile che potrei dormire qui. Vediamo un po' se è arrivato qualcuno di nuovo nelle mie stanze preferite, le ho persino numerate. La due, la quattro e la sei sono quelle da cui ho la visione migliore. Nella cinque, meno centrale rispetto alle altre, ho una visione parziale, ma ci accontentiamo. E poi c'è il super attico. Ed è proprio quello a catturare la mia attenzione stasera. Strabuzzo gli occhi, ma è proprio lui, non mi sbaglio.
Quel gran figlio di puttana.
Non lo vedo dai tempi del conservatorio, ma non ho dubbi, è proprio Antonio Modena. Il pianista sull'oceano, lo chiamavano le ragazze. Quante se n'è fatte con quella scusa, il bastardo.
Questa non me la perdo a costo di dormire qui sul serio stanotte. Il mini binocolo, subito.
Entro velocemente nella mia stanza, apro il primo cassetto del comodino e frugo dentro sperando di trovarlo al primo colpo. Merda, sto perdendo tempo. Levo il cassetto e rovescio l'intero contenuto sul letto per far prima, se non sarò troppo ubriaco sistemerò tutto dopo. Eccolo.
Mi precipito fuori e mi siedo sulla mia sedia a sdraio. Poggio i gomiti sulle ginocchia e punto il binocolo in direzione dell'attico. Si tratta bene il signorino, deve averne fatti di bei soldi se può permettersi la suite di un hotel come l'Hilson. Con una mano tiene il calice di quello che immagino sia champagne e con l'altra il cellulare, mentre passeggia da un lato all'altro della terrazza.
Sorride.
Punto la stanza, la sua vista mi ha nauseato abbastanza. Conosco poco la suite, solitamente non è molto richiesta, e quando qualcuno vi alloggia ha la premura di chiudere bene le tende e di non farsi vedere, mai. Meglio approfittarne ora che ha lasciato aperta la vetrata. Da qui riesco a vedere soltanto quello che immagino sia il salotto, stile Luigi XIV, di lusso ma decisamente pacchiano. Peccato, mi piacerebbe vedere il bagno e la stanza da letto, ma da qui non riesco a vedere oltre. Continuo a perlustrare la stanza. Delle gambe nude e affusolate percorrono per qualche instante la stanza scomparendo presto dalla mia visuale. Conoscendolo non poteva che essere in compagnia di qualche bella ragazza, credo di non averlo visto da solo nemmeno una volta. Non ci credo, c'è persino un pianoforte, è riuscito a farselo portare dentro la suite. Seppur meno ingombrante avrei fatto lo stesso con il mio contrabbasso. Preso da mille altri pensieri mi sarò perso la notizia di un suo concerto in città, o la mia mente l'ha volutamente ignorata. Un onore per la città di Milano ospitare il grande Antonio Modena ora che si è stabilito definitivamente negli Stati Uniti.
La ragazza lo raggiunge fuori, avvolta solo dall'asciugamano e anche lei accompagnata da una coppa di champagne. Lo tenta con dei baci sul collo, invitandolo a rientrare, non li sento ma si capisce benissimo. Lui chiude la chiamata e insieme scompaiono all'interno della suite.
Mi chiedo in cosa ho sbagliato. Bravo era bravo, non posso nasconderlo, ma neppure io ero da meno. Eravamo amici un tempo, sognavamo di suonare insieme un giorno, magari in un importante orchestra. Lui è partito, io sono restato. Non solo ha suonato nelle migliori orchestre, è riuscito ad affermarsi anche come solista. L'ultima volta che lo vidi, prima di oggi, risale ad almeno quattro anni fa. Probabilmente era in città per trovare i familiari. Eravamo nello stesso locale, ma ho fatto di tutto perché non mi vedesse. Non avrei sopportato il confronto e non sarei stato bravo ad inventare una vita che non ho. Non è lui il problema, anzi, forse se mi fossi avvicinato quella sera mi avrebbe persino proposto di lavorare insieme qualche volta. Ma per orgoglio ho preferito nascondermi. La stessa cosa che faccio ogni giorno quando spio gli altri dal mio balcone. Così, per una volta, preferisco rientrare in casa, a fissare dal letto il mio contrabbasso dalla custodia ormai impolverata.
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Laboratorio di scrittura
RandomRaccolta dei diversi esercizi stile che sto svolgendo durante il laboratorio di scrittura creativa