Capitolo 1.

15 3 0
                                    

《Mamma! Non possiamo lasciare Venezia! Vado in una scuola che mi piace! Ho una vita migliore di quella che avrei in Francia!》urlo io, le guance calde e rosse.

《Tesoro, ti ho già detto che non possiamo fare altrimenti... Papà ed io abbiamo trovato un lavoro migliore! Che ci darebbe molti più soldi, capisci?》mi spiega gentilmente mia madre.

《Ma tu non capisci! Io sono nata e cresciuta qui! Non posso abbandonare questo posto!》urlo di nuovo, sfiorando la finestra della cucina. Le lacrime iniziano a scendermi lungo le guance. Cerco di non farle notare.

《Katie, ti capiamo alla perfezione, sai? Anche per noi non è facile lasciare questo posto meraviglioso dopo averci abitato per così tanto anni... Ma magari in Francia trovi delle altre amiche, magari più simpatiche...》dice mio padre, infilando i piatti nella lavastoviglie.
Fisso il muro molto intensamente, trattenendo la rabbia che mi sta facendo esplodere la testa.

《Mai. Mai nessuna amica sarà in grado di rendermi felice come Elena.》ringhio a denti stretti.
Elena è la mia migliore amica. Io non ho molti amici. Anzi, non ne ho. E mi va bene così. Preferisco avere una sola vera amica che tanti amici falsi.

Premetto col dire che la gente mi reputa strana, asociale; a scuola non ho mai socializzato seriamente con nessuno.
Il mio carattere chiuso mi impedisce di provare a parlare con le altre persone.
Non soffro la solitudine. Anzi, mi piace. La gente che conosco è... banale. Vorrei riuscire a parlare con persone con i gusti simili ai miei, oppure completamente diversi.

Mettiamo il caso della musica coreana.
Com'è possibile che nessuno che conosco ami la musica coreana?
Appena ne parlo, gli altri iniziano a sbuffare e alla fine finisco per essere io quella noiosa. Ed è solo uno dei mille esempi.
E questo perchè? Perchè non seguo la moda.

Ora che ci penso, sarebbe anche una buona cosa lasciare i Babbani e andarmene... ma non è questo il punto.

E detto questo, chiudo il momento di sfogo.

《Oh, avanti. Pensa positivo!》mi dice mia madre con voce soave.

《Pensa positivo?! Come... come faccio a pensare in modo positivo quando devo abbandonare tutto ciò che mi ha reso felice nella vita?!》sbraito. Corro nella mia camera, attraversando i corridoi della villa.
Vivo con in una villa. Molti miei compagni di classe mi odiano solo per questo. Sono gelosi, invidiosi di me. Ma non è questo che voglio. Assolutamente no.

Quando finalmente arrivo davanti alla mia camera, apro la porta sussurrando "Alohomora" e la richiudo sbattendola.
"Devo scappare." penso "Devo andare da Elena. Adesso."
Così prendo il mio zaino. Ci infilo dentro una merendina, un ombrello, il mio ebook. Prendo il telefono e scrivo a Elena.

Possiamo vederci tra 15 minuti sotto
casa tua?>

<Certo. Che succede?

Te lo spiego dopo.>

Corro fuori dalla casa senza farmi vedere dai miei.
Sta piovendo. So di avere un ombrello, ma lascio che la pioggia mi bagni i capelli.
In genere una ragazza tumblr direbbe "lascio che la pioggia mi bagni i capelli per distendere i nervi e calmarmi" o qualcosa di simile, dato che non me ne intendo, e non mi dilungo in commenti.
Io, invece, odio quando la pioggia mi bagna e se lascio che cada su di me, è perchè sono arrabbiata. E la rabbia in queste situazioni mi aiuta.

Cammino a passo svelto verso la casa di Elena.

Quando arrivo non trovo nessuno, così vado a sedermi su una panchina sotto il porticato e prendo l'ebook. Inizio a leggere, ma non riesco a concentrarmi. Allora lo rimetto nello zaino.
Ho freddo, ma non m'importa.

Finalmente vedo Elena. I capelli rossi le si muovono sul viso lentigginoso. Si riesce a intravedere un filo di malinconia e agitazione nei suoi occhi verdi. Ho paura a dirle che dovrò partire.
"No, non posso averlo pensato. Io non partirò." penso, cercando di autoconvincermi.

《Ciao! Che succede allora?》mi chiede accennando un sorriso.

《Parto.》farfuglio.

《Cosa?!》spalanca gli occhi.

《Sì, domani mattina. I miei me l'hanno detto a cena... Andremo a Nizza. Hanno trovato lavoro là. Solo che io non voglio partire.》spiego con un fil di voce.
Gli occhi le si riempiono di lacrime.

《N-no... tu non puoi andartene... non mi puoi lasciare sola...》bisbiglia, le lacrime le escono dagli occhi.

《Sto provando a convincerli... ma dicono di aver già comprato la casa e di avermi iscritta a scuola...》Non riesco a tenere le mani ferme. Ogni volta che sono nervosa succede così: mi ritrovo a "impastare" le mani con le mani...

《Ma...》tira su col naso 《No. Tu devi andare. Un'occasione come questa non capita a tutti. Hai la possibilità di andare a vivere nel luogo dove migliaia di persone vorrebbero andare a vivere. Tu puoi andarci a vivere. Quindi... penso che la nostra amicizia sia il problema minore.》

《Cosa stai dicendo, El?! La nostra amicizia vale più di...》mi fermo. Mi sta salendo un magone incontrollabile.
Sento il bisogno urgente di abbracciarla, perché mi dia conforto.
Lei lo capisce e mi abbraccia.
Ci stacchiamo dopo qualche minuto, qualche ora, qualche giorno. Non riesco a calcolare il tempo. Spero che sia tutto solo un brutto sogno...

《Sai che potremo sentirci via Skype, no?》mi dice sorridendo. Mi mancherà quel sorriso.

《Sì.》le sorrido anche io.

《Ci sentiamo allora.》si allontana camminando all'indietro.

《Sì.》mi allontano anche io.

Non la vedo più.
Non la vedrò mai più dal vivo.

Il mio sorriso si spegne.

~Francy

Il campo di girasoliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora