Three

487 65 0
                                    

*buona lettura, grazie di tutto.*

Benjamin continuava a correre. Non sapeva esattamente quando avesse iniziato a farlo, ma sembrava non avere nessuna intenzione di fermarsi. L'aria fredda della notte si scontrava sul suo viso e sulla pelle nuda delle sue braccia causandogli parecchi brividi, le gambe sembravano non reggere più, probabilmente a causa del poco allenamento, ma nonostante questo continuava a correre guardandosi intorno alla ricerca di qualcuno.
"Federico!" Urlò ad un certo punto quando intravide dei capelli biondi a pochi metri di distanza da lui. Il più piccolo si voltò verso di lui, ma riconoscendolo prese a camminare più velocemente di prima. Non aveva per niente voglia di parlare con lui dopo la piccola discussione avvenuta poco prima, voleva stare solo e pensare.
"Hei, ti prego." Mormorò Benjamin col fiatone, stringendogli il polso per impedirgli di allontanarsi ma stando bene attento a non fargli male.
"Che c'è Benjamin?" Chiese allora Federico, sbuffando e guardando il prato sotto i suoi piedi.
"Mi dispiace per ciò che ho detto prima, scusami se ti ho in qualche modo ferito o offeso. Non era mia intenzione, te lo assicuro. Voglio...vorrei soltanto che ti lasciassi alle spalle ciò che è stato tra di noi e che mi dessi un'altra possibilità per farmi conoscere realmente. Sono cambiato Fè, ci sono così tante cose diverse in me ora." Parlò velocemente il moro, usando un tono quasi supplicante e sperando di essere stato abbastanza convincente. Da quando aveva rivisto quegli occhi color ghiaccio che gli avevano fatto perdere la testa all'età di 17 anni non aveva pensato ad altro. Voleva riacquistare la sua fiducia, perché era cambiato davvero in quegli anni ed era sicuro di potergli dare ciò che Federico desiderava. Fu quando il biondo lentamente sollevò lo sguardo e lo puntò negli occhi speranzosi di Benjamin, annuendo con la testa, che quest'ultimo giuro a se stesso che lo avrebbe riconquistato. Ad ogni costo.

Erano cambiare un po' di cose nella vita di Federico da quella festa. La mattina dopo il suo telefono aveva finalmente squillato e il signor Stylinson gli aveva offerto un posto di lavoro nella sua azienda. In poche parole il suo più grande sogno si era realizzato dopo numerosi sacrifici e Federico non poteva che esserne felice. Era così emozionato all'idea di poter finalmente fare della sua passione un lavoro che non gli pesava nemmeno alzarsi ogni mattina alle 5:30 per poter prendere la metro e arrivare puntuale come un orologio svizzero nel suo ufficio, dove migliaia e migliaia di articoli aspettavano di essere scritti. Quello era sicuramente il periodo più bello negli ultimi cinque anni della sua vita, si sentiva come un ragazzino ed era da tanto, forse troppo, tempo che non si sentiva in quel modo. Come se niente potesse andare storto, come se stesse vivendo uno dei suoi sogni più belli. Anche quella mattina si trovava nel suo ufficio, seduto sulla sedia girevole davanti alla scrivania, mentre digitava velocemente con la tastiera del computer. Buttò uno sguardo veloce all'orologio appeso alla parete e sospirò di sollievo: mancava solo mezz'ora alla pausa pranzo. Era stata una giornata davvero stressante quella, c'erano stati dei problemi con un giornale che improvvisamente aveva deciso che l'articolo da lui scritto non andava più bene e gli avevano prepotentemente ordinato di scriverne uno nuovo per quello stesso pomeriggio. Dopo numerose lamentele Federico non aveva potuta fare altro se non sospirare e dire che sì, l'articolo sarebbe stato pronto per le cinque. C'era soltanto un problema: erano le 11:30 e lui aveva scritto a malapena 300 parole delle 1500 che doveva scrivere. Si passò una mano sul viso, trattenendo uno sbadiglio, e inspirò l'aria con forza cercando di buttar giù il migliore articolo di sempre. Ad un certo punto il telefono dell'ufficio prese a suonare, costringendolo a smettere per un attimo di scrivere e a rispondere.
"Signor Rossi, mi dica." Disse allentando il nodo della cravatta che odiava ma che era costretto ad indossare.
"Salve signor Rossi, che ne dice di pranzare insieme oggi?" Rispose ridacchiando la persona dall'altro capo del telefono. Federico roteò gli occhi al cielo e si morse il labbro inferiore per nascondere il piccolo sorriso che minacciava di spuntare sulle sue labbra.
"Non so Benjamin, sono davvero molto impegnato oggi." Ammise, sebbene dispiaciuto, sospirando e abbandonandosi contro la sedia.
"Beh in ogni caso non puoi saltare il pranzo, quindi mi dispiace deluderti ma questa scusa non è accettabile. Ci vediamo appena stacchi davanti all'azienda." Controbatté il più grande con un ghigno furbo sul volto.
"Stupido, non era una scusa. Sono davvero incasinato fino alla testa, ma okay. Se ci tieni così tanto penso di poter prendere una piccola pausa per pranzare insieme. Stacco tra-" parlò, guardando ancora una volta l'orologio che segnava le 12:00.
"Stacco ora, dammi due minuti per andare in bagno e sistemarmi un po' e ci vediamo fuori." Concluse, staccando poi la chiamata.

"Allora, come mai sei così stressato oggi?" Domandò Benjamin prima di dare un morso al suo panino e sussurrare un dio che buono. Federico gli raccontò dell' imprevisto con il giornale e dopo aver finito iniziò a mangiare.
"Stasera che fai?" Gli chiese Benjamin a bocca piena, facendo ridere il biondo che alzò le spalle e ci pensò per un attimo su.
"Niente, perché?" Domandò bevendo un altro sorso di coca cola. Il moro non poté non incantarsi sulle labbra del più piccolo socchiuse intorno alla cannuccia rossa, che ignaro dei pensieri che stavano attraversando la mente dell'altro, continuava a succhiare innocentemente sfarfallando le lunghe ciglia bionde e aspettando di ricevere una risposta. Fu quando seguì con lo sguardo il posto in cui Benjamin si era completamente perso che arrossì violentemente e allontano la bocca dalla cannuccia immediatamente, tossendo imbarazzato e guardando ovunque tranne che negli occhi carichi di desiderio del più grande.
"Pensavo, ti va di cenare a casa mia? Niente di estremamente importante, cucino qualcosa io e poi potremmo guardare un film se ti va." Propose Benjamin, dopo essersi riscosso da quei pensieri che sapeva di non dover fare ma che allo stesso tempo era inevitabile fare.
"Si, si. Credo si possa fare, ci vediamo stasera allora." Concordò Federico, sorridendogli dolcemente e alzandosi dalla sedia prima di uscire dal locale, consapevole dello sguardo del più grande puntato sul suo corpo.

A parte te; FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora