Mi svegliai,uscendo con lentezza da un opprimente stato di dormiveglia. Intorno ,tutto taceva.
Impugnai la bacchetta, sussurrai "Lumos" e una tenue luce si accese,mostrando il luogo dove avevo trascorso la notte. Sbattei velocemente le palpebre per accertarmi che ciò che avevo appena visto fosse la realtà e che non stessi ancora dormendo.
O no...No,no,no!
Non era possibile. Com'era potuto succedere?
Scesi dal letto di fretta,quando qualcosa mi scivoló di tasca. Afferrai l'oggetto velocemente,senza neanche curarmi di osservarlo e lo rimisi in tasca. Lo shock era troppo.
La foresta proibita mi circondava tutt'intorno:alti alberi senza fine si stagliavano nel cielo come giganti, cespugli simili a rovi invadevano la foresta come erbacce e tanti occhi sembravano.spuntare da ogni albero, cespuglio, radice per osservarmi. Ma non fu quello che mi sorprese: alla mia sinistra,la parte di foresta che dava sul castello ,non c'era più. Al.suo posto milioni di alberi tagliati giacevano al suolo inermi e senza vita. Un'intera parte di foresta disboscata che pian piano avanzava, sempre di più e che eliminava case agli abitanti della foresta. Non mi era mai piaciuto quel bosco, un intreccio di rami e foglie che arrivava fino ai confini del cielo, ma non mi sembrava giusto nei confronti degli animali che ci abitavano. Era come se,un bel giorno, qualcuno arrivasse e distruggesse Hogwarts, la mia seconda casa.
Rimasi per qualche minuto allibito difronte a quel paesaggio spiazzante, per poi riprendermi, scuotendo un poco la testa, e dirigermi verso la scuola. Se nella foresta stava succedendo tutto quello ,l'unico modo per scoprirne il motivo era andare nella biblioteca della scuola. Sicuramente incontrerò Hermione, e involontariamente, a quel pensiero, un sorrisetto comparve sul mio volto. Mi maledí mentalmente ricordandomi di non dover fare il babbeo, soprattutto davanti a lei, e mi.ricomposi immediatamente.
Hogwarts era sempre uguale con le alte guglie che si innalzavano fiere, i soldati di roccia all'entrata, sempre pronti a proteggere il castello, e gli ampi.spazi sia aperti che chiusi.
Mi diressi, dopo.aver superato l'ingresso, verso la biblioteca. Stranamente non incontraí nessuno, né in cortile né all'entrata, un evento più unico che raro.
Passai in mensa e lì mi dovetti fermare a causa dello.sgomento iniziale: la mensa,la stanza forse più ampia del castello, era completamente vuota. I tavoli completamente apparecchiati con tovaglie,piatti e posate erano immobili al loro posto;i lampadari appesi al.soffitto illuminavano la stanza, a causa del buio che proveniva da fuori, riflettendo sulle ampie pareti giochi di ombre e luci che si muovevano rapide. Le uniche cose in movimento nel grande salone. La stanza era vuota eppure al suo interno continuavo a sentire un'opprimente sensazione di caldo e umidità come se fossi schiacciato.in mezzo a una folla, in realtà inesistente.
Mi diressi verso l'uscita della stanza, poiché prima mi ero diretta verso il suo centro, per tornare a proseguire il mio cammino verso destinazione, quando sentì un rumore, l'unico sentito da quando mi ero risvegliato, provenire da dietro di me.
Mi voltai di scatto come d'istinto. Non so cosa mi aspettassi di vedere, magari una faccia conosciuta,simpatica o meno, ma non trovai niente di tutto ciò. Dietro di me ritrovai solo un piatto di ceramica, ora a pezzi, rovesciato a terra, probabilmente a causa del vento che proveniva da una delle due finestre della sala. Strano non sono mai aperte, di solito le tengono sempre chiuse,ma non ci feci tanto caso, distratto qual'ero dal mio intento.
Ritornai a camminare e, uscito dalla sala grande,mi diressi verso le scale.
Nonostante la scuola fosse deserta la magia sembrava non averla abbandonata:le scale continuavano a muoversi,cambiando continuamente posizione e mandando in confusione chiunque tentasse di salirle;chiunque tranne un mago. Avevo passato tanto di quel tempo.in questo castello che ormai ne conoscevo ogni angolo, ogni parete e salire le scale non era assolutamente un problema. Arrivai finalmente al secondo piano raggiungendo la biblioteca.
Era identica a sempre; gli stessi scaffali in mogano che ospitavano un sapere enorme;i libri variopinti tutti diversi, ognuno che raccontava una storia diversa; i tavoli al centro per far sedere i poveri ragazzi che lì dovevano passare il pomerriggio. Eppure qualcosa di diverso c'era, lo si notava subito, saltava all'occhio: macavano dei libri.
La maggior parte degli scaffali erano vuoti ed esposti. Sembravano piangere la scomparsa dei loro amici che da sempre ospitavano.
Girando per la biblioteca scoprì che in ogni scaffale mancavano quattro o cinque libri, apparentemente però, tra di loro e la loro scomparsa non c'era alcun legame. Perché prendere un libro di pozioni e poi uno di cucina magica?! Quanto vorrei che ci fosse Hermione!
Continuai a girare tra i vari scaffali trascinandoci la mano sopra e beandomi del tocco del legno sulla mia mano, quando,girato uno degli alti mobili, mi ritrovai di fronte una fugura alta e snella. Subito,non riuscendo a fermarmi in tempo, ci sbatteí contro. Caddi a terra.
Un dolore pulsante partito dal.fondoschiena,come una scossa ,mi pervase tutto il corpo salendo dalla schiena. Sussultai trannenedo le urla e alzando la testa per osservare chi mi aveva bloccato la strada e fatto cadere.
Draco si ergeva immobile di fronte a me: gli stessi capelli color platino gli ricoprivano il capo e, una buona parte di essi, anche l'occhio sinistro; elegante come sempre indossava un completo nero con sotto una camicia verde per sottolineare la casata di appartenenza e, infine, il solito ghigno da superiore gli spuntava in faccia con una facilità sorprendente.
Quando aprì bocca per parlare mi aspettai un qualche insulto, anche un calcio vista la mia posizione e l'assenza dei professori, ma non accadde niente di tutto ciò.
-Ron, amico, che ci fai a terra? Il.solito sbadato! Vieni alzati- e così dicendo mi tese la mano per sollevarmi da terra. Ancora sbalordito dal fatto che non siano uscite parole sprezzanti dalla bocca del serpeverde a me di fronte, accettai la mano tesa e mi rialzai. Non capivo che stesse succedendo,dov'era il vero Malfoy?
-Senti mi è venuta un'idea geniale! Con Blaise avevamo ideato uno scherzo da fare a quegli sfigati dei Grifondoro, sei con noi?-esclamò entusiasta Draco- a quei pochi rimasti intendo!- chiarí concludendo soddisfatto. Scossi la testa confuso: voleva fare uno scherzo ai grifondoro e lo veniva a dire proprio a me? In che senso i pochi rimasti? Perché pochi? E poi da quando eravamo amici?
Probabilmente notando la mia confusione il.serpeverde si preoccupò, cosa che non pensavo fosse possibile.
-Ron tutto bene? Ti vedi strano. Forza amico riprenditi! Sei un serpeverde per le braghe di Salazar!-disse Malfoy tentando di tirarmi su. E nel mentre esclamava ciò, mi diede una pacca sulla spalla così forte che mi avrebbe scaraventato a terra se non fossi stato una statua. Statua a causa di quello che il ragazzo aveva detto alla fine del suo discorso che aveva come scopo di tirarmi su di morale, ma che aveva avuto proprio l'effetto contrario. Nel.momento in cui Draco aveva pronunciato quelle parole mi bloccai: smisi di ascoltarlo entrando in una dimensione parallela; la pelle mi si irrigidí, il battito accelerò come un corridore a una gara di velocità e le gambe iniziarono a tremare come scosse da un terremoto. La pacca che Malfoy mi tirò non la sentì neanche a causa dello shock che mi aveva impossessato come il demonio.
Mi ripresi solo quando notai una mano sventolare a pochi centimentri dalla mia faccia.
-Cosa? È?- mi ritrovai Draco davanti guardarmi stranito e mi ricordai di quello che aveva detto- draco non mi.riconosci?! Sono Ron!- la faccia perplessa del serpeverde mi indusse a continuare - pel di carota ricordi? Uno dei ragazzi da te più odiati! Un grifondoro!-esclamai alla fine. La disperazione mi aveva catturato del.tutto, portandomi ad urlare la parte finale della frase e a mettermi le mani nei capelli. Ma che diavolo stava succedendo?
Draco mi guardò perplesso, con quello.sguardo con cui si osservano.i malati mentali, quelli per cui si sa che non c'è più cura, i casi disperati. Poi, contro ogni logica, scoppiò a ridere. Una risata strana ,mai udita, quella che riservava a i suoi amici e non alle sue vittime. Questa mi fece preoccupare ancora di più.
-Ron,ma cosa ti sei bevuto? Piantala e riprenditi che poi domani abbiamo la partita di quiddich -disse fraintendendo le mie parole con le parole di un ubriaco, cosa che non ero...almeno credo.
Si voltò come per andarsene, ma lo fermai. Dovevo capire cosa stava succedendo e, a mio malgrado, l'unica persona che fin'ora avevo incontrato era stato solo lui e non potevo farmelo scappare. Lo afferrai per una spalla e lo feci girare, per poi fissare i miei occhi nei suoi ghiaccio. Dei brividi mi pervasero la spina dorsale,ma li ignorai.
-Malfoy che sta succedendo? Perché la scuola è deserta e perché continui ad affermare che sono.un serpeverde quando sappiamo benissimo tutti e due che è proprio il contrario?-non avevo mai usato.un tono così serio e determinato neanche con il preside Silente. Ma la pazzia a volte aiuta.
Il serpeverde mi osservò serio capendo che non ero ubriaco,ma ,bensì, ero estremamente serio. Corrugó un po' le sopracciglia con fare confuso,ma al tempo stesso pensante. Mi sembrava di poter vedere le rotelle girare nella sua testa.
Poi di scatto mi afferrò il polso trascinandomi fuori dalla biblioteca e inboccando il.corridoio che portava verso la presidenza. Draco fu così veloce che neanche mi resi conto di cosa stava facendo e di dove mi stava portando.
Solo quando ci ritrovammo davanti a un gargoyle di pietra compresi:la presidenza.
Confuso.mi rivolsi a draco -Perché mi hai portato qui?- ma a differenza delle altre volte il ragazzo non mi trattò con riguardo -Taci tu!- esclamò, e questo bastò a farmi chiudere la bocca.
Sussurró un qualcosa( probabilmente la parola d'ordine ) che non riuscì a comprendere.
La parete si aprì rivelando delle scale a chiocciola che salivano verso l'alto. Subito,senza aspettare un secondo, il serpeverde imboccó le scale trascinandomi dietro di lui.
La presidenza in cui ci ritrovammo,appena finite le scale,non assomigliava affatto a quella che mi ricordavo:la prima cosa che saltava all'occhio nella stanza erano le pareti completamente tappezzate di rosa come le case delle barbie a cui erano appesi miglioni di piatti, su questi piatti tanti gatti si muovevano indisturbati fissandoti con i loro occhietti indagatori,le tende antiche e raffinate erano state sostituite con tende di pizzo di color salmone che rendevano il tutto ancora più smielato, piccoli tavolini ricoperti di centrini e tovagliette risiedevano in un angolo mettendomi sempre più a disagi. Piccoli vasetti di fiori secchi ricoprivano la stanza come i segnali dell'autostrada, a causa del loro colore rosa fosforescente, molto chic.
La stanza che ricordavo era scomparsa portando con se la sua saggezza: i tappeti antichi, le armature medievali, il pensatoio e tutti gli oggetti che rendevano la stanza antica e potente erano scomparsi lasciando posto alla casa di barbie.
-Uh, ciao Draco! Che piacere vederti, come mai questa tua visita? Qualche problema?- una donna bassina e cicciotella ,che prima non avevo notato, uscì dall'ombra in cui prima era nascosta. Assomigliava, pensai in quel momento, a un flaccido rospo grosso e tozzo. Portava un golf rosa, come l'intera stanza, e una gonnellina rosa pelle. Aveva un ruches intorno al collo, non serve dire di quale colore, e un cerchietto in mezzo ai capelli corti e riccioluti che mi parevano una ragnatela intricata pronta ad intrappolare chiunque vi ci mettesse piede. Ma una delle cose più inquietanti della donna era l'espressione: un sorriso mellifluo e ingannatore le dipingeva la faccia insieme ad un naso all'insù. Le guance grandi e rosse come due pomodori freschi contornavano due occhi assottigliati e affilati come rasoi. Lo sguardo era deciso e calcolatore come se stesse decidendo sul momento qual era il modo giusto per ucciderti. Lei era Dolores Umbrige.
Il.serpeverde mi indicò, con un gesto del capo, alla donna a me di fronte che solo.ora sembró accorgersi della mia presenza. -Oh Ron, ciao caro come stai?- sussurró dolce la donna -Qualche problema con questo giovanotto?-mi disse indicandomi Draco -suvvia non litigate! Se si litiga tra due casate è un conto,ma fra due serpeverdi! Voi! I miei più bravi ed educati studenti. Smettetela di litigare e chiarite-esclamò rimproverandoci la donna. La Umbrige? A scuola? Nell'ufficio dei Silente? Cosa caspita stava succedendo? Ero ancora così frastornato che le parole della preside mi giunsero in ritardo all'orecchio. "Fra due serpeverdi..." no! Non poteva essere! È un incubo!! Io non sono un serpeverde, io sono.un grifondoro!
Cosa sta succedendo? Prima la scuola deserta, piu Draco amichevole e infine la Umbrige come preside! Che razza di incantesimo è questo! Il panico mi.assalí del tutto prendendo ogni mia particella del corpo:il cervello si era completamente fuso nel cranio,le gambe tremavano come se stessi sollevando un incudine e il cuore, probabilmente per lo stupore e il terrore, mi era caduto nello.stomaco.
-No,no,no,tu non sei qui! Eri stata cacciata! E poi io.sono un grifondoro! Insieme a Harry ed Hermione avevamo.sconfitto il tuo padrone! È un incubo,basta! Tu non sei qui realmente, io non sono qui realmente! Questo è solo un sogno,un brutto sogno!- urlai pazzamente. Non ce la facevo più, dovevo sfogarmi. La ragione era andata a farsi benedire, abbandonandomi per sempre.
La donna di fronte a me corrugó la fronte guardandomi come con pietà.
-Ma no caro, tu sei un serpeverde, lo.sei sempre stato. Se fossi un grifondoro non credo saresti ancora qui, avresti fatto sicuramente la fine di quei due ragazzi che hai appena nominato- sentenzió la Umbrige con tono di rimprovero. La mia mente vorticava all'inpazzata non capendo più da che parte andare. Non riuscivo a vedere la distinzione tra bene e male, tutto era annebbiato. Ma una cosa l'avevo capita: si riferiva a Harry ed Hermione.
-I miei amici... cosa gli hai fatto?!-urlai sgolandomi, con una vene che mi pulsava a lato della fronte. Sentivo il mio corpo fremere sotto la rabbia e l'indignazione.
A quel punto la donna cambiò espressione: da interrogativa e suscettibile, divenne improvvisamente più dura, come se avesse compreso una difficile realtà. Fece un cenno a Malfoy, che subito,afferratomi per i polsi(legati dietro alla schiena), mi trasportó fuori dalla stanza. Non feci neanche caso a dove mi stesse portando tanto ero occupato a ripensare allo.sguardo della preside. Era così torvo e duro, come quando si deve mettere in punizione il figlio oppure bisogna prendere un provvedimento serio per un alunno indisciplinato. Non capivo cosa volesse dire,ma sicuramente nulla di buono.
Mi riscossi dai miei pensieri solo quando vidi dove il.serpeverde mi aveva portato:era una stanza gigantesca, le pareti,simili a fogne, erano state ridipinte ma non avevano eliminato del tutto la ruggine che ancora era visibile; davanti a me si ergeva una piccola stradina circondata ai lati da grandi pozze d'acqua( anche se a giudicare dal colore non era del tutto sicuro che lo fosse); sulle pareti, grandi statue di serpenti con occhi verdi smeraldi facevano fuoriuscire acqua dalla loro bocca. Ma la parte che più mi spaventava era alla fine della piccola stradina: concluso il corridoio il pavimento.si riapriva in un ampio spazio in cui, al centro, era disegnato il segno dei mangiamorte. Il.solo verderlo mi fece rabbrividere e ricordare cose che avrei preferito dimenticare.
Solo dopo notai, sulla parete di fondo (anch'essa rovinata), un enorme buco: al.suo interno l'oscurità regnava ,come in un.buco nero, e sembrava chiamarti silenziosamente. Questo buco era chiuso da un portone con sopra solo un piccolo buco (da cui appunto aveva intravisto le tenebre che erano.al suo interno).
La camera dei segreti era aperta.
Certo era cambiata, sicuramente avevano tentato.di trasformarla in un.santuario in onore di noi-sappiamo-chi,ma la spogliatezza, la segretezza, il mistero e soprattutto la puzza di fogna erano.inevitabilmente rimasti.
Un dolore lancinante alle gambe mi.riscosse dall'osservare la stanza. Il ragazzo dietro di me mi.aveva fatto inginocchiare per terra spingendomi e procurandomi fitte di dolore come lame taglienti alle gambe. Poi, prendendomi.con uno strattone i polsi, me li legó a delle catene fissate al terreno. Subito il dolore ai polsi si fece sentire,ma lo ignorai il più possibile
Da inginocchiato la stanza sembrava ancora più enorme e amplia. Per un momento mi venne l'impulso di urlare per vedere se l'eco era presente in quella specie di santuario, ma subito dopo mi ripresi dandomi dello stupido mentalmente.
E mentre ero occupato a insultarmi da solo due figure scure uscirono dall'ombra della parete: erano alti e tozzi come orsi,ma molto meno pelosi; le grosse mani erano.munite di grossi artigli come le dite dei piedi,lasciate scoperte a causa dell'assenza delle scarpe; portavano.entrambi magliette e pantaloni scuri quest'ultimi però mezzi strappati come se fossero.appena usciti da un combattimento. Ora che li osservavo meglio,cos'era quella macchia rossa a lato della maglia? Lasciai in sospeso la domanda continuando ad osservarli. Come l'aspetto fisico anche le facce erano simili: due grossi occhi inferociti sembravano bruciarmi.con lo sguardo; il naso era grosso e aquilino ,probabilmente usato dalle due creature per fiutare cibo o nemici; e infine la bocca, una bocca grossa e bavosa:le labbra era grosse e carnose, ma erano oscurate da grossi zanne che fuoriuscivano dalle gengive. Erano gialle e cosi affilate che avrebbero potuto trapassare anche del ferro, figurarsi carne umana. Eppure il mangiamorte non sembrava aver paura di loro.
I due mostri si avvicinarono con passo lento e gobbo ,quasi appesantito.
-Solita procedura?- domandò uno dei due orsi giganti. Quello che successe il.secondo dopo non riesco a spiegarmelo: mi trovavo sempre in quell'enorme stanza, stavolta con una divisa dei grifondoro. I due bestioni ai miei lati mi trasportavano per le braccia verso il grande cerchio sulla parete in fondo. Io mi dimenavo, scalciavo, urlavo ma i due rimanevano impassibili con le loro strette di ferro e i loro denti digrignanti pronti ad azzannare ad ogni minuto. Mentre uno mi teneva fermo dal busto, l'altro apriva l'enorme porta: dentro niente solo buio. Terrorizzato venni scaraventato dentro: il buio mi avvolgeva, quasi soffocandomi. Un opprimente stato.di confusione non mi abbandonava la testa e il senso di disorientamento mi provocava i conati di vomito. Poi la voce: una voce sussurrata, sibilante, che sembrava penetrarmi in testa come un ronzio costante. Continuava e continuava senza fermarsi, diventando.sempre più forte. Mi sentivo la testa come schiacciata, come se venisse aperta in due e sezionata. Poi il buio.
Tornai in me di colpo, quasi sentendo l'anima tornare nel mio corpo.
I due bestioni erano ancora davanti a me questa volta guardando Draco, che si trovava dietro.di me. Mentre ancora mi riprendevo da quella specie di visione, che mi aveva procurato un accelerazione del battito cardiaco( più di prima) e il fiatone (come se avessi corso una maratona),Draco parlò.
-No,no...per lui ho inserbo.un altra cosa. Voi limitatevi ad osservare in disparte-esclamò il ragazzo con il.suo solito tono sprezzante. Mi sembró di sentire il tono del mangiamorte incerto, come insicuro( cosa mai successa) come quando si nasconde qualcosa. L'impressione durò solo un attimo. Le due bestie, che avevo intuito essere i guardiani di quel posto, si allontanorono evidentemente stizziti,ma senza poter reagire. Probabilmente avevano l'oridine di eseguire gli ordini dei mangiamorte e Draco,malgrado loro, ne faceva parte.
Con un movimento scattante Malfoy si mise davanti a me, sovrastandomi con la sua altezza. Il suo.solito ghigno era ricomparso.sul suo viso irritandomi ancora di più.
-Ron, Ron ,Ron...è un peccato che tu sia impazzito così, di punto in bianco. Eri uno.di noi,avevi davanti a te un brillante futuro e l'hai sprecato così! Oh il mio.non lo sprecheró come te! Ma prima voglio farti vedere una cosa- così dicendo si chinó mettendosi alla mia altezza. In quella posizione eravamo.faccia a faccia.-Questo è tutto quello che resta del tuo amico -così dicendo estrasse da una tesca della giacca un paio.di occhiali rotti: erano rotondi come sfere e neri come.inchiostro. Harry!! Pensai allarmato. Il mio sgomento.doveva essere evidente visto che il biondo davanti a me sogghignó -Eh già, proprio il tuo.amico. E pensa un po', caro Ron, che sei stato proprio tu a ridurli così, sei stato tu a uccidere i tuoi amici!-sussurró maligno il serpeverde. Il cuore sprofondó nel.petto, che iniziava ad alzarsi sempre di più. Mi sembró di precipitare,giù ,giù sempre più giù fino alla viscere dell'inferno, che alla fine era il posto che mi meritavo. Me lo.meritavo perché non.sono un buon.mago, perché sono solo.un gran fifone, perché ho ucciso i miei amici.
Il mangiamorte, soddisfatto del suo lavoro, si rialzó in piedi, continuando a tenere lo.sguardo.fisso.su di me. Non so cosa si aspettasse, magari di vedermi scoppiare a piangere come un.bambino o che iniziassi a urlare come un indemoniato. Non feci niente di tutto ciò. Semplicemente rimasi lì fermo.immobile a ripensare a tutto quello.successo . Stavo per arrendermi, per gettare la corda e mettere fine al dolore che stavo.provando ,quando qualcosa attirò il mio.sguardo, già basso, verso la mia tasca destra:un piccolissimo rigonfiamento quasi invisibile fuoriusciva da essa. Mi ricordai solo ora di averci infilato qualcosa dentro nella fretta dello svegliarmi, ma non ricordai cosa. Allungai la mano.verso la tasca ,facendo oscillare le catene ,e ne estrassi un fogliettino. Lo.guardai stranito,non mi ricordavo di aver scritto su nessun fogliettino.di carta. Era piccolo e tagliato storto, su di esso era scritto.in stampatello una sola parola:Chiama
Stranito osservai quella semplice parola per un po' di secondi. Cosa significava? Chi avrei dovuto chiamare? E soprattutto perché?
Fissai la scritta a lungo,sempre di più, finché un'illuminazione sfiorò la mia mente. Era un'idea folle,ma valeva la pena rischiare,non avrei perso niente. Con una briciolo di speranza riacceso nel cuore alzai il viso fiero verso Draco per poi urlare a squarcia gola - Aiutooooo!!-
Poi aspettai. L'ansia era tanta che non mi accorsi di trattenere il respiro. Tutti i presenti nella stanza si guardavano intorno aspettandosi, dopo il mio grido, l'entrata in scena di qualche eroe. Non accadde niente. Stavo per arrendermi, quando sentì qualcosa in tasca. Infilai la mano dentro.essa per poi sorridere raggiante. Alzai lo.sguardo fiero e ,con uno.sguardo di sfida, estrassi la mano dalla tasca e,insieme ad essa, la spada dei Grifondoro.
Subito, con una velocità che sorprese anche me, tagliai le catene che mi tenevano legato al terreno. Il serpeverde, stupito e sgomentato, non riuscì a fermarmi quando lo scansai per poi correre verso l'uscita. Mentre il giovane se ne rimaneva ancora là immobile per lo sbalordimento, i due guardiani si lanciarono al mio inseguimento. Forse a causa della loro statura,forse a causa della loro goffardaggine, i due mostri correvano molto lentamente facendomi guadagnare sempre più terreno.
Mentre correvo,con ancora la spada in mano, mi.osservai i polsi: erano.rossi e tagliati lungo i lati. La pelle era scorticata e il sangue secco bruciava anche solo a muoverlo. Mi obbligai a non pensarci e continuai a correre. Ormai ero fuori dal castello. Il vento autunnale mi sbatteva in faccia;le foglie cadute dai rami creavano.un tappeto.di colori che mi ostacolava la corsa e i rami secchi e spezzati, buttati qua e là mi.facevano.talvolta inciampare.
Ero.disperato:correvo.senza meta con il solo.scopo.di mettermi.in salvo;le gambe andavano.ormai in automatico senza più ascoltare il cervello e i polmoni sembravano.scoppiarmi dal dolore. Nonostante questo continuai a correre. E corsi,corsi finché non vidi in lontananza le acque del lago nero, calme e sottili come uno.specchio, all'orizzonte.
Lì non pensai affatto: con il fiato strozzato, le gambe molli e il cuore sgonfiato dal tanto pulsare, arrivato sulla riva del lago mi gettai.
Una volta entrato.in acqua essa mi.avvolse abbracciandomi.con il suo.soffio gelato: non sentivo più niente né il.vento soffiare né il rumore dei mangiamorte dietro di me; il mio.corpo.esausto finalmente si riposava immerso del tutto nelle acque ghiacciate del lago.
Tutto d'un tratto l'acqua iniziò a comprimere il mio corpo sempre di più come a strozzarmi: il fiato era ormai cessato, le gambe non avevano neanche la forza di reagire. E così, stanco ed esausto, mi abbandonai alla potenza dell'acqua lasciandomi cullare e chiudendo gli occhi.********************************
Dei ripetuti scossoni mi obbligarono a riaprire gli.occhi.
Ero esausto e sudato e mi sentivo di poter scoppiare da un momento all'altro. Davanti a me , con le mani sulle mie spalle e il.viso a pochi centimetri dal mio, Hermione mi guardava con i suoi occhioni color oro. Persi così tanto a guardarli, temendo.fosse solo.un sogno, che non mi accorsi della sua espressione scocciata.
-Ron, miseriaccia, perché non sei ancora pronto! Sbrigati che dobbiamo.andare da Harry e Ginny a pranzo e non voglio.fare tardi come l'ultima volta!- esclamò lei esasperata alzandosi da sopra di me e aggiustandosi il.vestito che si era leggermente spiegazzato.
La guardai strabuzzando gli occhi. Era lei? Era davvero lei? Non stavo sognando? Senza preavviso mi ci buttai addosso stringendola in un.abbraccio.soffocante .
-Ron,ma che succede? Cos'hai? Forza sbrigati che anche i tuoi figli sono già pronti!-disse lei staccandosi con irruenza dall'abbraccio e incrociando le braccia dotto il seno.
La guardai sollevato. -Era tutto un incubo! Oh grazie al cielo! Voldemort non ha vinto,Hogwarts non è deserta, la Umbrige non è preside e tu ed Harry non siete morti! Per Merlino, grazie!- esclamia felice baciandola.
- Ma che blateri?- domandò lei seriamente arrabbiata. Decisi di rimandare il racconto a pranzo iniziando, per la sua gioia, a prepararmi.
Una volta vestito raggiunsi la grifondoro di sotto ed,insieme ai miei figli, ci dirigemmo.tutti verso casa Potter.
Nessuno.si accorse che,nella camera matrimoniale dei due coniugi, sotto al letto,nascosta tra l'ammasso di vestiti, una spada lucente brillava d'oro.
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Concorso Hogwarts Half-Blood
Fiksi PenggemarQui posterò tutti i capitoli che riguardano il concorso di @percabeth2212 e @artemis_29 a cui sto partecipando.