1; La mostra.

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-La mostra.


Girovagò noiosamente nella stanza gremita di gente, giocherellando con il piercing al labbro. Le mostre d'arte gli avevano sempre procurato noia, fin da bambino. Le mura bianche erano occupate da numerosi dipinti dai colori forti e stravaganti, che creavano fin troppo contrasto con le pareti. Agglomerati di persone si riunivano per osservare i noiosi, ma assolutamente magnifici, quadri. Harry pensò che tutto questo fosse strano: i quadri erano noiosi ma belli.
"Cosa c'è di tanto sbagliato in me?!" pensò.
Era l'unico, probabilmente, che dava uno sguardo e via, completamente disinteressato; giusto il tempo di riuscire ad inquadrare il dipinto e riguardarne subito un altro.
Josh, l'artefice di tutti quei dipinti, era un suo vecchio amico d'infanzia. Praticamente erano cresciuti insieme e Harry non si sarebbe mai sognato di essere scortese con lui non andando alla sua mostra.

Continuò a gironzolare all'interno della sala, fin quando la sua attenzione non fu rubata da una tela davvero stupenda. I colori erano scuri e Harry fu colpito dal fascino che emanavano. Raffigurava una ragazza girata di spalle, con i capelli al vento, che passeggiava di sera sul ponte di Londra, sotto lo sguardo della luna argentata.

«È bellissimo, vero? Lo ritengo il mio preferito.»

Udì una voce femminile alle sue spalle.
Si girò trovando una ragazza di media statura, il viso era dolce, lunghi capelli mossi scendevano morbidi sulle spalle ed una ciocca ribelle andava a coprire uno degli occhi color cioccolato. Pensò che fosse la dimostrazione che una ragazza bella non dovesse essere necessariamente bionda con occhi azzurri. Lei avrebbe potuto far invidia ad un angelo.

«Secondo me, è il più bello di tutti.»


Dopo aver studiato per bene la figura di Harry, la ragazza curvò le labbra in un sorriso, forse nervoso.

"Ma certo, Harry! Ovvio che è imbarazzata. Chi si aspetta di trovare un fottuto punk ad una mostra d'arte? Chi?!"

Annuì favorevole alla risposta di Harry e l'invitò, con un gesto, a ricondurre lo sguardo sulla tela dipinta facendogli notare alcuni piccoli, ma sorprendenti, dettagli.
Harry rimase sorpreso dalla sua preparazione. Era proprio come Josh: sveglia, attenta, precisa e critica.

«Uhm, comunque mi chiamo Charlotte.»

Nome dolce, che rispecchiava al meglio il suo aspetto. Harry prese la mano di Charlotte e, con grande sorpresa di lei, ne baciò il dorso. Sussultò quando il piercing freddo, presente sulla bocca del ragazzo, entrò in contatto con la sua pelle. «Io sono Harry.»


Finirono per intraprendere una vivace conversazione su quadri e sculture.
Lei rivelò che adorava particolarmente Amore e Psiche di Canova.
«Un capolavoro. Ti lascia senza fiato! Sono rimasta incantata dalla delicatezza delle mani e di come un tempo riuscivano a trasmettere nei gesti il rispetto e la tenerezza che provavano per la persona amata...»Concluse Charlotte, lasciando Harry quasi a bocca aperta. «Wow, molto...profondo.» commentò lui. Lei sorrise e continuò a fissare Harry, che parve un po' intimidito da quello sguardo tanto pressante e attento.
«Cosa c'è?» chiese lui, con aria insicura. «So che magari sono strambo e non sei abituata a vedere tipi come m-» venne fermato prima di concludere la frase, poiché lei, delicatamente, poggiò un dito sulle sue labbra socchiuse. «Mi piacciono i tuoi occhi. È bello guardarli.»
Restò di stucco, Harry, quando le labbra di Charlotte pronunciarono quelle semplici parole, che lo stupirono.

«I tuoi occhi sono delle opere d'arte! Sono bellissimi e...particolari. Sono di quel verde straordinario, che ti cattura, davvero.»
Rimase sorpreso. Ogni parola di Charlotte colpiva Harry nel profondo. Tutti si erano sempre limitati a giudicarlo solo al primo sguardo, senza provare ad andare nel profondo. Harry non è quel che vuole mostrare: è debole, insicuro, fragile...e Charlotte l'aveva capito già. «Io, beh...uhm, grazie.»

The Colors Of LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora