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A concerto finito, alla ragazza ci volle un bel po' per riprendersi da quello che aveva visto, sentiti e provato, ripassandosi in mente ogni singolo frammento di quella serata più unica che rara.

Poi quando si soffermò al momento in cui Jungkook si era avvicinato a lei, lì si ricordò che le aveva dato un pezzetto di carta accartocciato.

Non attese un secondo ad aprirlo e trovarci dentro . . . una mappa disegnata in fretta con una penna.

Era ben dettagliata: con le strade, i palazzi e altri componenti del posto in cui si trovava lo stadio.

Seguì la linea tracciata sul foglietto color ocra spiegazzato, che partiva dal punto in cui si trovava la ragazza fino ad arrivare ad una via stretta, e in fondo a questa, una porta, illuminata da una debole lampadina posta sopra.

Esitò nel decidere se aprirla o no, ma alla fine l'aprì e vi entrò.

Era tutto buio. Con le mani cercava un qualsiasi oggetto con cui potersi orientare  e capire dove fosse finita. 

Ma riuscì a trovare solo una persona. In piedi. Ferma. Davanti a lei.

Da quanto questa fosse immobile, la ragazza pensò ironicamente a un manichino. Con le sue mani scese fino a toccare le mani del "manichino". 

La mora sussultò quando comprese che erano delle mani vere e quando queste strinsero le mani della ragazza. Questa si sentì gelare tutto il corpo. Poi sentì il calore de questo "manichino" avvicinarsi a lei. 

<<Smettila di tremare, non ti farò nulla>> le disse una voce giovane, tranquilla, con la capacità di scioglierla.

<< . . . Per ora>> aggiunse, aggiungendo un pizzico di perversione e profondità.

La ragazza non riusciva a smettere di tremare letteralmente e a calmarsi. Quella voce scatenava molteplici emozioni dentro di lei: emozione, eccitazione, calore, tranquillità, ansia, ma soprattutto paura, perché non riusciva a spiegarsi come una persona che non conosce, e che tanto meno vede, possa scatenare tutte queste sensazioni al suo interno solo nell'aprire bocca e parlare.

Per tranquillizzarsi, la ragazza decise di tornare in sé, anche se accompagnata ancora da un senso di inquietudine, e iniziò a ragionare sulla situazione che stava passando.

Ma non ci riusciva. Nella sua testa rimbombavano mille pensieri, disordinati, senza un filo logico, insieme al suono di quella voce penetrante.

Decise allora di soffermarsi su questa.

La ragazza, riascoltandola nella sua testa si accorse di una cosa.

" Perché questa voce mi è così. . . così. . . Familiare?"

Sì. Esatto. Quella voce, la ragazza, l'aveva già sentita. Ma dove non se lo ricordava affatto.

<<Vieni qui, ti tranquillizzo io, non aver paura di me. Sul serio>> Aggiunse ancora il "manichino" con la stessa voce. Ma alla ragazza fu sufficiente quest'ultima frase per comprendere finalmente di chi appartenesse quella voce. E appena lo capì, pronunciò la sua prima parola.

<<J-JungKook o-o-oppa? Sei veramente tu?>>

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