Broken Souls

341 38 5
                                    

Era stato lui a dover parlare, perché nessun altro l'avrebbe fatto altrimenti.

Nessuno lo conosceva e non "nessuno lo conosceva come lui", semplicemente nessuno lo conosceva perché Johnny Rook non era una persona che faceva conoscenza con la gente. Si sentiva costantemente perseguitato da chiunque, diceva che i demoni erano sempre in agguato e che il mondo non era adatto a persone come loro. Tutti lo consideravano pazzo e Kit sapeva che lo era. Non serviva che nessuno glielo dicesse, non era stupido: riusciva a capire quando suo padre, l'unica persona con cui viveva iniziava a sbraitare in preda alle allucinazioni e sapeva che non era affatto normale.

Ty gli ripeteva di continuo di chiamare qualcuno, farlo aiutare, ma Kit si rifiutava ogni volta.

"Non avrei nessuno da cui andare, mi prenderebbero i servizi sociali." ripeteva, in risposta al suo migliore amico – al unico amico.

"Puoi venire a stare da noi. Julian, Helen e Mark sono maggiorenni, possono provare a prenderti in affidamento. E lo zio Arthur."

Però Kit scuoteva sempre la testa affranto, convinto che avrebbe potuto benissimo continuare a vivere così, almeno finché non sarebbe diventato maggiorenne.

Poi era successo. Quello che temeva da sempre.

In una delle solite crisi, suo padre si era fatto del male – tanto male – e non era sopravvissuto.

Kit era a scuola e si sarebbe per sempre incolpato di ciò, perché sarebbe dovuto rimanere con lui, perché avrebbe dovuto cercare di aiutarlo, doveva chiamare qualcuno. Non l'aveva fatto e suo padre era morto. Non avrebbe mai dovuto pensare di poter portare avanti quel segreto, il segreto di un padre mentalmente instabile. Era un fardello troppo grande per lui, per un ragazzo di quindici anni, orfano di madre e con un solo vero amico di cui potersi fidare, con cui poter condividere un poco di tutta quella sofferenza, per farsi aiutare a sorreggere quel peso immenso che non lo lasciava nemmeno dormire senza che si sentisse soffocare.

Non erano state poche le volte in cui, nel mezzo della notte, suo padre si svegliava e iniziava a girare per casa sbattendo pentole e posate e borbottando fra sé che"quei maledetti demoni mantide non avrebbero osato avvicinarsi a casa loro, non di nuovo".

Erano quelle le notti in cui, come percependo l'agitazione di Kit, questo riceveva i messaggi di Ty.

Non dormi?

Gli scriveva. E gli bastava un semplice "no" da parte dell'altro per far sì che una decina di minuti dopo, Tiberius bussasse alla finestra di camera sua.

Kit la apriva e subito dopo aver rimesso il padre a letto, assicurandogli di aver controllato che tutti i cerchi di protezione fossero intatti e le finestre chiuse, si stendevano uno accanto all'altro sul materasso da una piazza e mezzo nella camera dalle pareti spoglie.

Stavano lì tutta la notte a sussurrare per non rischiare di svegliare di nuovo Johnny nell'altra stanza. Non dormivano quasi mai, ma quando succedeva che si addormentassero i brutti sogni non arrivavano mai per nessuno dei due. Kit dimenticava la malattia del padre e Ty riusciva a rinchiudere in un angolo lontano della sua mente il fatto che fosse orfano di entrambi i genitori e che se non fosse stato per lo zio che aveva la loro custodia e Julian che si prendeva costantemente cura di tutti i suoi fratelli, lui non sarebbe mai stato lì, con Kit.

Al funerale di Johnny Rook c'erano poche persone.

Kit, Tiberius Blackthorn, tutti i suoi fratelli e un paio di persone nel vicinato che guardavano il ragazzino con compassione. Kit odiava essere compatito, odiava sentirsi osservato e odiava il fatto che ci fossero quelle persone: persone che non avevano mai rivolto la parola a lui o al padre perché sospettavano che fosse pazzo, che non avevano mai offerto loro il proprio aiuto, che appena svoltavano l'angolo iniziavano a borbottare cattiverie nei loro confronti. Come se non lo sapessi,pensava mentre il prete diceva qualche parola per il padre.

Broken SoulsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora