Carlotta

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Sento la chiave che gira nella toppa ed entrano Rachele ed Elettra; "Ciao." le saluto, ma svogliatamente.
Elly va in cucina, probabilmente per posare la roba che ha comprato per pranzo, Rachi invece entra nella nostra camera con passo stanco, ma sorridente. Posa la cartella vicino al suo letto sotto il mio, appende la giacca e poi ritorna nell'ingresso per togliersi le scarpe.
"Mi dai una mano?" chiede Elettra dalla cucina. Io chiudo il libro che sto leggendo e scendo la scaletta che mi separa da terra, uscendo dalla camera.
Quando entro in cucina trovo mia sorella di schiena che, in bilico sulla sedia, posa qualcosa in uno degli armadietti più alti. Io non faccio nulla per aiutarla e mi appoggio allo stipite guardandola con un sorriso ironico stampato in faccia; quando Elly gira la testa e mi vede, non aspettandoselo, pianta un urlo, perde l'equilibrio e cade rovinosamente dalla sedia.
"Sono così spaventosa?" le chiedo fra un misto di allegria e un po' di fastidio; lei coglie soprattutto quest'ultima sfumatura nella mia voce e mi risponde: "Stai tranquilla, eh! Semplicemente non me lo aspettavo, insomma, mi sono girata, ti ho visto li che mi osservavi e, bhe... Sono caduta, lo hai visto!" Dopo averla aiutata a rialzarsi, apparecchiamo il tavolo e lei fa per mettere cinque piatti, "Oggi siamo solo noi a mangiare, mamma e papà fanno pranzo fuori così recuperano delle ore di lavoro". " Ok " mi risponde lei e ripone i piatti in più nei loro
mobiletti.
Io mi siedo e sull'uscio appare Rachele: "Sono stata attratta dal profumino..." e si accomoda sulla sedia davanti a me.
Elettra posa in centro al tavolo una scodella grossa ed azzurra piena di spaghetti, al pomodoro ancora caldi: è il mio piatto preferito, ma oggi non ho fame, non è la prima volta che mi capita in questi giorni di non avere appetito, ma allo stesso tempo non è una cosa a cui do' molta importanza. Credo sia normale a volte di avere dei periodi in cui proprio non si ha fame.
Ma, per non scontentare mia sorella e far si che la sua fatica sia stata invana, ne prendo tre cucchiaiate e le metto nel mio piatto facendo attenzione a non macchiare la tovaglia pulita e nuova.
Elly e Rachele parlano della scuola, di ciò che faranno oggi pomeriggio, ma io non partecipo ai loro discorsi; non ho neanche voglia di parlare. Non con le mie sorelle in particolare, ma in generale con tutti quelli che mi stanno intorno. Vedo Elettra, che mi guarda e poi osserva il mio piatto con fare interrogativo; io allora le sorrido di rimando emettono in bocca una forchettata di spaghetti. Ma mi sento subito male. Non avrei dovuto mangiarli, ma vado avanti comunque per fare un piacere a mia sorella che ha cucinato. Avrebbe potuto benissimo mettersi a leggere o ascoltare musica e dirci di arrangiarci da sole. Invece non ha fatto nulla di tutto questo e si è messa a cucinare. E mentre penso a queste cose continuo a mettere in bocca spaghetti.
Non avere dovuto farlo, in effetti, perché comincio a sentirmi male e probabilmente la mia faccia esprime il mio dolore dal momento che Rachele (che oltretutto vuole diventare medico) mi chiede: "Ma stai bene? Hai una faccia...' Io cerco di sorriderle e di risponderle che va tutto bene, è tutto a posto, quando alla fine non ne posso più e vomito.

Ti tengo strettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora