Capitolo 4

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Sentii la corteccia dell'albero solida, ruvida e fredda sulla schiena, in effetti si era anche alzato il vento e sentivo l'aria fresca sulla pelle, sentivo l'odore di Cadel penetrarmi le narici, era dolce e sensuale. Si avvicinò a me e mi prese il polso portandolo dietro la testa, mise la gamba destra tra le mie gambe e mi fece aderire alla corteccia dopodiché si avvicinò al mio viso, sentii il fiato caldo sulle mie labbra sapeva di menta, decisi che volevo le sue labbra così mettendogli anche l'altra mano dietro la testa tentai di baciarlo lui in risposta mi conficcò un pugnale nero dalla lama scarlatta e lucente come il sangue fresco all'altezza dello stomaco, cercai di urlare per il dolore ma uscì qualcosa di soffocato e impercettibile ma non da tutti.
«Ecco mia regina» disse con tono freddo e duro.
Ero ancora in piedi attaccata all'albero, mi strinse i polsi con una mano bloccandoli sulla mia testa e spingendoli con forza sulla corteccia dell'albero alle mie spalle. Tentai di ribellarmi ma sentivo le forze abbandonarmi sempre di più, con la bocca si slacciò il polsino della camicia e si morse forte il polso in modo da sanguinare, lasciò la presa dai miei polsi e le braccia mi caddero lungo i fianchi ad io cominciai ad accasciarmi al suolo.
Stavo ancora cercando di urlare ma le forze non me lo permettevano, mi sentivo debole e tutto girava, mi sentivo morire. Quando lui mi prese il collo stringendolo con forza costringendomi ad aprire la bocca. Credevo che fosse giunta la mia ora, lo sperai con tutta me stessa perché quell'agonia era troppo atroce ma mi mise il polso in bocca facendo cadere qualche goccia del suo sangue sulla mia lingua, aveva un sapore aspro ma non metallico come quello degli altri.
Di colpo mi sentii un po' rinvigorita ma non avevo comunque le forze per chiamare aiuto. Qualcosa di sporgente si insinuò sotto le mie labbra mentre le palpebre si facevano pesanti. Continuai a ripetermi che non avrei dovuto perdere i sensi e se qualcuno mi avesse trovata avrei potuto raccontare tutto perché credevo che non mi avrebbero creduta.
Destino volle che era passato troppo tempo da quando mi ero allontanata e Sulia, Alexa e Dragonicus vennero a cercarmi.
Destino volle che ebbi la conferma di ciò che ricordavo su Dragonicus.
Sulia estrasse i suoi sai color bronzo da sotto la gonna che non avrei mai pensato sapesse usare e si avventò come una furia su Cadel che si staccò da me.
Alexa venne in mio soccorso cercando di tenermi sveglia il più a lungo possibile, estrasse delicatamente il pugnale dal mio stomaco da cui cominciò a colarmi del liquido viscoso addosso... sangue. Alexa prontamente strappò un lembo del suo vestito e cominciò a tamponarmi la ferita.
Sentimmo una folata di vento e degli uomini arrivarono dal bosco, erano tutti coperti da tessuti neri e impugnavano dei coltelli, andarono verso Sulia ma lei fu più veloce ed evitò i loro colpi, fu così rapida da riuscire a vederla a malapena, dopodiché ci raggiunse.
«Stai bene?» mi chiese senza affanno dopo tutto quel movimento.
Annuii debolmente. Le palpebre non erano più macigni e notai che i suoi occhi erano di un verde molto più acceso del solito, quasi rabbiosi ed erano solcati da profonde cicatrici che non avevo mai visto prima.
«Hey tu... Dragonicus... mettiamo K.O. questi il più velocemente possibile» disse con molto astio indicando gli scagnozzi che aveva intorno.
«Le regine tornano sempre al loro posto» disse Cadel in modo psicopatico per poi sfociare in una risata.
Detto questo gli scagnozzi si fecero sotto, ma appena si avventarono su Dragonicus rapidamente si tolse la giacca lanciandola in faccia agli avversari, dopodiché fece apparire una katana blu notte che emetteva dei fulmini che impugnò e maneggiò agilmente. La puntò contro uno degli scagnozzi che lo stava attaccando con furia quasi cieca e dalla punta della katana si sprigionò una scarica elettrica che ridusse l'uomo in cenere.
Nel frattempo Sulia aveva squarciato e accorciato la gonna del suo bellissimo vestito dando i lembi di tessuto ad Alexa che continuava a tamponarmi la ferita, scoprì che sotto la gonna aveva un pantalone nero con degli inserti per le armi posizionati all'altezza dei glutei dove teneva altri due sai di bronzo oltre a quelli che teneva in mano. Sulia rimase immobile prese un respiro e fece girare i sai tra le dita, a quel punto gli uomini di Cadel sembravano disorientati e confusi, così mentre loro erano presi dalla foga di battersi con delle persone inesistenti Sulia ebbe il tempo di ucciderli uno ad uno con le sue armi. I suoi gesti furono così repentini che quasi non se ne accorsero così caddero uno ad uno come birilli. Mentre Sulia e Dragonicus si battevano contro i suoi uomini Cadel fuggì.
Quando tutti gli scagnozzi furono K.O. Dragonicus venne da me a prendermi tra le sue braccia e mi baciò la fronte. 
«Stai bene Arlhan?» chiese preoccupato.
Risposi con un debole cenno del capo per poi non vedere più nulla. 
Ricordo dei passi e Alexa intimò a tutti a casa.
Mi sentì adagiare su qualcosa di morbido e qualcuno mi accarezzava la fronte e il viso con un dito, un tocco bollente che non dimenticherei mai, quello Dragonicus.
Sognai di fluttuare nel nulla, il mio corpo sprigionava oscurità e luce insieme, mi sentivo così libera... Sulla mia schiena troneggiavano delle ali piumate anch'esse fatte di oscurità e luce.

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