sadness

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Kendall era ormai partita da giorni e devo ammettere che sentivo la sua mancanza.
Le giornate si erano improvvisamente fatte più lunghe e noiose e quel pensiero fisso aveva di nuovo preso possesso della mia mente mandandomi in tilt.
Zucchero Filato era comunque un ottimo compagno d'avventure.
Mi ero preso cura di lui e avevo approfittato del tempo per sistemare la mia camera che era ridotta peggio di un città travolta da un terremoto.
Quando finii di mettere apposto la camera proseguii con un'alternanza continua di mangiare, dormire e lavarsi.
Dormivo poco la notte, mi bastavano quelle orette che riuscivano a tenermi sveglio al mattino.
Mi alzai una mattina, avevo un'idea.
Da quando mio nonno era morto non ero riuscito ad andare in cimitero.
Aveva voluto essere sepolto proprio qui, in Canada.
Presi la macchina e mi diressi in quel posto.
Arrivai davanti alla tomba di mio nonno e lasciai lì davanti dei fiori.
Iniziai a parlargli di me, di tutto quello che era successo dopo la sua morte.
Era stato "terapeutico", ero riuscito a sfogarmi.
...
Erano circa le 3 del mattino quando ricevetti una chiamata di Kendall.
J:ehi tesoro come stai?
Chiesi felice di sentirla.
K:Justin accendi il televisore sul canale 6.
Disse preoccupata.
J:che sta succedendo
Quando accesi la tv, notai che su tutti i canali trasmettevano notiziari, mi fermai al canale 6.
"Attentato al concerto di Ariana Grande a Manchester. 22 morti".
Rimasi sconvolto a quelle parole. Pensavo a come mi sarei potuto sentire io se fossi stato al posto di Ariana.
Ero sicuro del fatto che stesse soffrendo.
Mi misi la giacca, salii in macchina e arrivai all'aeroporto.
Dopo parecchie ore arrivai a Manchester.
Riuscii a scoprire l'hotel dove Ari stava alloggiando, grazie a Scoot.
Arrivai all'hotel ma non la trovai, mi dissero che era stata ricoverata in ospedale.
Presi il primo taxi e in fretta e furia arrivai all'ospedale.
Chiesi ad un'infermiera delle informazioni e mi disse che Ariana era al sesto piano nella stanza 235.
Presi l'ascensore e raggiunsi il piano.
Incontrai Mac.
M:che ci fai tu qui?
J:sono qui per lei.
M:non ha bisogno di te,soprattutto adesso.
J:sei mai riuscito a farla smettere di piangere con un abbraccio?
M:no.
Disse abbassando lo sguardo.
J:fammi passare.
M:non fanno entrare nessuno se non i parenti, è inutile che ci provi.
Lo guardai attentamente, era distrutto.
J:cosa le succede?
Chiesi preoccupato.
M:pensa di essere colpevole di tutto questo, ma non lo è.
Annuii e rimasi in silenzio per qualche minuto.
J:chi c'è in ospedale per lei oltre a noi?
M:sua madre.
Annuii.
Poco dopo Joan uscì dalla camera e cercò Mac con lo sguardo, notandomi.
Jo:cosa ci fai qui?
Mi chiese. Non riuscii a capire se fosse infastidita o meno dalla mia presenza.
J:volevo solo starle vicino, abbiamo superato tantissime cose insieme e pensavo che avrei potuto aiutarla.
Joan mi abbracciò.
Jo:grazie per essere qui.
Ricambiai l'abbraccio.
J:come sta?
Joan abbassò lo sguardo.
Jo:è distrutta, non mi parla, non vuole parlare con nessuno.
Annuii preoccupato.
J:voglio provare io, voglio provare a parlare con lei.
Mac interruppe la conversazione.
M:non ha parlato neanche con me, è inutile.
Alzai gli occhi al cielo. Quanto era fastidioso, peggio di una mosca!
J:ti prego Joan, solo un tentativo.
Annuì.
Chiamammo il medico che mi diede qualche istruzione su come comportarmi con lei.
Fece un'eccezione, lasciandomi entrare.
Tutti avevano risposto in me tutte le loro speranze.
Camminai verso la camera.
Aprii lentamente la porta e la vidi lì, piccolina, che piangeva guardando fuori dalla finestra.
Era pallida, aveva il trucco colato e le tremavano le mani.
Mi avvicinai.
J:Ari...
Si girò, mi guardò negli occhi per qualche secondo in silenzio.
Le lacrime continuavano a solcarle le guance.
J:mi dispiace così tanto, non te lo meritavi. Appena ho saputo sono venuto qui, perché noi ci sopportiamo a vicenda, giusto?
Si alzò e camminò lentamente verso di me.
Si buttò tra le mie braccia, scoppiando a piangere ancora più rumorosamente.
Le accarezzai i capelli e iniziai a canticchiare una delle mie canzoni.
J:"Everything is gonna be alright"
Quando finii di cantare lei si era finalmente calmata.
Si allontanò da me e si sedette sul letto.
J:ehi non è stata colpa tua, non azzardarti a dire una cosa del genere. troveremo il modo di superare anche questa okay?
Mi guardò.
Aveva gli occhi rossi e gonfi per il pianto.
Sembrava così fragile e indifesa.
J: ti ho portato gli orsetti gommosi.
Dissi sorridendole.
J:mangia qualcosa.
Prese la confezione di caramelle e l'aprì per poi mangiarne il contenuto.
Mi sedetti sul letto vicino a lei.
Tremava probabilmente per il freddo.
Mi alzai per chiudere la finestra e presi una coperta dal suo armadio, per poi sistemarla attorno al suo corpo.
La feci sdraiare e mi sdraiai accanto a lei.
J:dovresti riposare un po'.
La strinsi a me e le lasciai un bacio sulla fronte.
Le accarezzavo i capelli, sapevo che la tranquillizzava.
Poco dopo si addormentò.
Non mi aveva parlato ma perlomeno ero riuscito a calmarla.
Poco dopo mi addormentai anch'io.
...
Mi svegliai vedendo la ragazza guardarmi con quei suoi grandi occhi marroni.
J:ehi, come ti senti?
Dissi sorridendole.
Lei mi guardò attentamente, ma non rispose.
J:piccola devi dirmi qualcosina però. Facciamo così, adesso lasciamo entrare la tua mamma, il tuo ragazzo chiunque tu voglia.
Io intanto ti vado a prendere un tè caldo.
Non rispose.
Presi la mia felpa e mi diressi verso la porta.
A:n-non lasciarmi.
Sussurrò con voce debole.
Mi voltai verso di lei e corsi ad abbracciarla.
J:tu prego parlami ancora.
Sorrisi.
A:grazie Justin.
La strinsi forte a me.
J:non vuoi vedere Mac?
Scosse la testa.
J:posso almeno andare ad informare tua mamma?
Lei annuì.
Le lasciai un bacino sulla giancia e mi recai da sua madre.
J:Joan ha parlato, ce l'ho fatta.
Joan mi sorrise e mi abbracciò forte, sotto lo sguardo deluso di Mac.
J:Mac, ha detto che non vuole vederti...ma credo che dovresti andare da lei.
Lui annuì e raggiunse la camera di Ari.
...
Avevo preso il tè ad Ari, mi recai in camera sua.
Mac era seduto su una poltroncina con il telefono in mano.
J:come pensi di aiutarla se il tuo unico obiettivo è stare su instagram o massaggiare con qualcuno. Ha bisogno di te e la stai ignorando.
Lui scosse la testa.
M:non mi parla, stare qui è inutile per me.
Lo guardai male.
J:allora esci.
Gli indicai la porta.
M:con piacere

Spazio autrice🚀
ehi amori,
scusate se vi ho fatto aspettare tanto ma ho avuto molti impegni nell'ultimo periodo (infatti sto pubblicando il capitolo all'una di notte passata ma okk).
vi amo tanto,
bacini.
~G

𝒸𝑜𝓂𝑒 𝓊𝓃 𝒻𝓊𝓁𝓂𝒾𝓃𝑒 𝓈𝓊𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora