3/1 - L'anello del vescovo - Puntata 1

44 0 0
                                    

«Dài! Non fare il muso! Oggi è un giorno di festa.»

«Non capisco proprio perché devo sorbirmi tutte le feste di questo paese.»

«È semplice, perché sei l'autorità costituita; sei o non sei il maresciallo Teo Gotti comandante della stazione di Montenevoso? E allora devi presenziare a tutti gli eventi importanti, compresa la messa per la festa della Madonna delle Nevi.»

«Ma non è per la messa in sé. È che tutte le volte che il don Alberto mi vede, si sente in dovere di fare la predica sul "Non desiderare la donna d'altri".»

«Secondo te ce l'ha con noi?»

«Sì, Irene, credo proprio di sì.»

«Ma io non sono la donna d'altri, io sono la tua micettina.»

«E tuo marito?»

«Quante volte te lo devo dire. Lui ormai è sposato con la sua azienda e con una serie di amichette che hanno la metà dei suoi anni. Ma adesso basta con questi discorsi e torniamo nella chiesetta che devo togliermi una curiosità.»

Irene si avviò verso la piccola cappella di pietra persa in mezzo ai pascoli, trascinandosi dietro un Gotti svogliato e infastidito. Stava per entrare quando l'apertura della porta si riempì della sagoma massiccia di don Alberto.

«Vorremmo ancora dare un'occhiata ai dipinti dietro l'altare» disse Irene con un sorriso.

«Mi dispiace» replicò il parroco, «ma devo chiudere e tornare in paese al più presto.» Ed estratta dalla tasca della tonaca una chiave da un chilo e mezzo, diede due giri e se ne andò senza salutare. Irene si rabbuiò in volto.

«Capisco che adesso sia il tuo turno di fare il muso, ma spiegami almeno cosa cercavi in quella benedetta chiesa.»

«Volevo vedere da vicino il gruppo di statue che sta nella nicchia di sinistra.»

«E perché?»

«Per capire come mai una madonna lignea del Settecento, invece di tenere in braccio un bambinello anch'esso ligneo e anch'esso del Settecento, sorregga una specie di Cicciobello in plastica.»

«Sei sicura?»

«Credi che sia rincretinita?»

Effettivamente, il maresciallo Gotti era stato sfiorato dal pensiero che la sua amante si fosse bevuta il cervello assieme ai due bicchieri di vin brulé offerti dalla pro-loco di Montenevoso, ma, onde evitare una lunga astinenza, preferì dare una risposta diplomatica.

«Certo che no. Mi chiedevo solo come avessi fatto ad accorgertene dalla posizione in cui eri seduta, con tutta quella gente davanti a te.»

«Bisogna essere ciechi per non distinguere un Bambin Gesù in legno da un bambolotto di plastica.»

Il dubbio sugli effetti prodotti sul cervello femminile da due bicchieri di barbera opportunamente zuccherati, aromatizzati con cannella e chiodi di garofano ed adeguatamente riscaldati lo colse nuovamente, ma preferì che Irene proseguisse il discorso.

«Promettimi che chiederai a don Alberto di lasciarci visitare la cappella e che se lui si opporrà, tu otterrai un mandato di perquisizione.»

Gotti promise, sicuro che il ricordo di quella sua promessa sarebbe svanito assieme ai fumi dell'alcool.

«Perfetto» fece Irene ritrovando subito l'allegria, «e adesso, appena iniziano a suonare, andiamo a ballare.»

Come se l'avessero sentita, i musicanti della banda municipale attaccarono all'istante uno dei cinque brani del loro repertorio: "Cielo stellato", valzer del maestro Chiaberta.

Teo Gotti represse un moto di stizza, ma la leggera vibrazione che gli solleticava il petto all'altezza della tasca interna della giacca gli segnalò che la salvezza era in arrivo. Afferrò il telefonino e rispose: «Pronto, sono Gotti.»

«Maresciallo, venga subito» disse dall'altra parte la voce del carabiniere scelto Ferrero, «hanno ucciso Benito, il "picapere".»

Fine della prima puntata

x

Le inchieste del maresciallo GottiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora