Gotti chiuse la finestra: l'aria si stava facendo fresca. Voleva tornare a casa a riposarsi, ma un oggetto metallico appoggiato sulla sua scrivania sembrava ipnotizzarlo; la chiave inglese che aveva ritrovato la mattina nel punto in cui Pagani era stato gettato nella scarpata sembrava volesse svelargli l'intero mistero, ma poi taceva. D'altro canto, il mistero non era tutto lì; bisognava ad esempio capire chi c'era sopra la mountain-bike che aveva preceduto o seguito il percorso della vittima, quella con le gomme speciali vendute probabilmente dal gommista di Montenevoso; e infine bisognava capire perché il figlio del gommista fosse scomparso così, all'improvviso.
Capire, capire; mentre Gotti cercava di capire, il carabiniere scelto Antonio Ferrero fece finalmente il suo ingresso.
«Alleluia Ferrero, ti davo per disperso, stavo per chiamare i carabinieri.»
«Mi dispiace maresciallo, ma trovare notizie su Pagani è stata un'impresa: sembra che non parlasse con nessuno, che non vedesse nessuno...»
«Nessuno che sia addolorato per la sua morte?»
«Forse l'infermiera del suo ambulatorio, ma quella sembra già sempre ch'a l'abia soa mare morta 'n fauda... Ah, già, mi scusi maresciallo, mi dimentico sempre che lei non capisce il piemontese. Volevo dire che quell'infermiera lì ha già sempre la faccia triste e quindi non so se sia più triste perché è morto il dottore. Comunque, a quanto mi ha detto, Pagani non sembrava avere nemici lì; e neanche amici, amanti, storie con donne sposate, con uomini... niente di niente.»
«Viveva solo?»
«Sì, e la sera andava sempre a mangiare nella Trattoria dei Due Fiumi, quella dove non ci va mai nessuno.»
«Fammi indovinare: cenava sempre allo stesso tavolo, da solo e in silenzio»
«Quasi esatto. Scambiava qualche parola con Enzo, il padrone, e solo a proposito della mountain-bike, ma la sera prima dell'incidente, in sala c'era un cliente, uno mai visto: quando quello lì ha sentito parlare di bicicletta ha chiesto a Pagani se poteva sedersi con lui e hanno chiacchierato tutta la cena di telai, pneumatici e sentieri.»
Un altro maniaco delle due ruote, pensò Gotti, un altro sospetto oltre al figlio del gommista.
Come evocato dall'attività cerebrale del maresciallo, il figlio del gommista scelse quel momento per farsi vivo al telefono.
«Buona sera maresciallo, mio padre mi ha detto che mi cercava e che forse devo rientrare, era per quei Michelin speciali da mountain-bike.» La sua voce era allegra: che davvero fosse con la milanesina dei suoi sogni e non in fuga? «Quelle gomme le ho montate io a un cliente, me lo ricordo perché gli ho anche rimesso un po' a posto la bici che era un vero macello; ha presente quelli che vogliono fare da loro, ma poi rompono tutto?»
«E chi era?»
«Il dottor Pagani, quello del pronto soccorso.»
«Grazie. Resta pure dove sei e mettiti l'impermeabile.»
«Sono a Milano, ma qui mica piove.»
«So io di cosa parlo.» E chiuse.
«Ferrero, vai a prendere il numero di telaio della bici che era nel burrone: abbiamo il nome dell'assassino, lo abbiamo sempre avuto.»
Fine della 5 a puntata.
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Le inchieste del maresciallo Gotti
Misterio / SuspensoA partire dalla fine degli anni '90 cominciano ad uscire a puntate su La Stampa i racconti polizieschi che hanno come protagonista il maresciallo Gotti e come sfondo le montagne del Piemonte. Oggi quelle storie trovano qui una nuova casa, pur manten...