Il senso di pienezza e felicità si impossessa di me non appena apro gli occhi, guardandomi intorno: sono nella stanza di Luca. Ricordo ancora gli eventi di poche ore prima, si ripetono senza interruzione nella mia mente e nel mio cuore.
Prendo il cellulare dalla tasca del mio pantaloncino di jeans, controllo l'orario e le tremile notifiche che mi appaiono. Sono le tre di notte, ed ho trenta chiamate di Sofia, più altri dieci messaggi: sarà preoccupata al massimo.
Lentamente mi sfilo il lenzuolo che copre le mie gambe e provando a non emettere neanche un minimo di rumore, scendo dal letto matrimoniale e mi dirigo verso il divanetto appena sotto l'enorme finestra. Poche volte ero stata qui, a casa di Luca, e in ognuna di queste avevo sempre ammirato con meraviglia la vista della finestra della sua camera che affaccia totalmente sul mare.
Apro leggermente la finestra, ho bisogno di sentire l'odore di sale, e il venticello fresco sulla mia pelle per rendermi conto che tutto ciò è reale e non si tratta della mia fantasia. Volto la testa nella direzione dove Luca in quel preciso istante dorme a petto nudo a pancia in giu. Soffermo i miei occhi sul suo volto, e precisamente sulle sue labbra, quelle che prima avevo assaporato e che pur essendo passate poche ore, già mi mancano. Era sempre stato incantevole, di una bellezza oggettivamente non perfetta, eppure, sarà perché conoscevo qualcosina di lui, ma era davvero bello. Il modo in cui sorrideva incastrando la lingua fra i denti bianchi, il modo in cui si grattava la nuca o si mordeva la mano quando era nervoso, il modo in cui i suoi occhi con ammirazione amavano ogni cosa di questo mondo, ed il modo in cui viveva, il modo in cui pensava, il modo in cui parlava, era pericolosamente bello.
Il mio cellulare vibra nella tasca dei miei pantaloncini, e noto con piacere che è Sofia, non vedo l'ora di raccontarle di Luca: ne sarà entusiasta.
«Ora mi rispondi, eh?» urla dal telefono mentre non posso fare a meno di ridere silenziosamente.
«Dove sei? O meglio, dove sei stata?» mi chiede.
«Sono da Luca, non preoccuparti» le assicuro cercando di usare il tono di voce più basso possibile per evitare di svegliarlo.
«Non dirmi che..» comincia ma la blocco prima che potesse continuare: «No, Sofia, no»
«Vuoi che Simone ti venga a prendere con la moto?»
«Sei con Simone?» domando basita: avrei dovuto prestare attenzione a Simone, non mi convince granchè.
«E tu non sei con Luca?» mi risponde come se fosse un dispetto.
«Okay, okay ho capito. Mi raccomando, mi fido di te» sembro una madre che raccomanda la figlia anche alle mie orecchie.
«Potrei benissimo dirti la stessa cosa» sussurra ridendo prima di terminare la chiamata e sa anche che odio quando lo fa.
Poso il telefono sul comodino innanzia me, e quando guardo nella direzione di Luca, noto che i sui occhi sono lì a fissarmi.
«Ti ho svegliato?» domando, sapendo già la risposta.
«Si, mi hai svegliato» ride leggermente con ancora la voce impastata.
Chisà se ricorda ancora le nostre mani vogliose o le nostre bocche unite, chissà se anche lui sente il battito cardiaco accellerato come lo sento io.
Improvvisamente si alza dal letto coperto solo dei suoi boxer neri, e mi viene incontro, i suoi occhi incatenati nei miei. Gli faccio spazio sul divanetto sotto la finestra, e si siede innanzi a me, con le ginocchia al petto.
«Ormai con l'abitudine di stare sempre sveglia, non mi va più di dormire» dico per prima, non riuscendo a reggere ancora per molto il suo contatto visivo.

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Sempre e solo tu.
Teen Fiction«La vita può essere spericolata quanto monotona, noiosa quanto pazzesca. La vita è come la vuoi, la vita è come la crei, come tu stessa la disegni. La vita è potente, immortale, infinta: noi siamo la vita. Siamo protagonisti e antagonisti di quest'u...