Fifteen

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Chiesi a Callie di accompagnare gli ospiti alla veglia di mia madre.

Robert voleva starmi vicino, sempre seguendo il suo nuovo scopo di tornare ad essere il mio fidanzato ideale, ma non riuscivo ad apprezzare la sua presenza.

La morte di mia madre mi aveva lacerato ma, in un certo senso, con i suoi mesi di silenzio, depressione e malattia, era come se fossi già pronta a questa eventualità, e mi ero preparata in parte a il dolore che ne sarebbe derivato.

Ovviamente però, non potevo immaginare che avrebbe fatto così male.

Anche Daniel sembrava aver capito questo, e stava al mio fianco con discrezione, cercando di non pressarmi troppo con la sua presenza.

Da una parte lo apprezzavo per questo, ma dall'altra sapevo che stava aspettando che io facessi la mia mossa.

Lui aveva mantenuto la mia promessa, e al funerale aveva preso posto ad un paio di sedie di distanza da me.

Era lontano, ma la sua presenza sembrava così vicina.

Però sapevo che tutto questo non sapeva durato, e che il tempo delle scelte si stava sempre più avvicinando.

Ora che lei non c'era più, non avevo più impedimenti.

Eppure non ero ancora convinta, soprattutto perché non sapevo se quella era davvero la scelta giusta per me.

"Signorina?"

Alzai lo sguardo da terra, vedendo che Jamie era in piedi davanti a me.

Sorrisi sinceramente, vedendo il bambino tutto ripulito e in una forma migliore.

"Jamie" lo salutai, più felice "Come stai?"

"Bene." Annuì, sedendosi al mio fianco sul prato, notando che avevo decine di margherite sparse per il vestito "Ti manca?"

Sospirai, abbassando lo sguardo, risentendo il dolore crescere dentro al mio petto "Si."

"Anche a me manca la mia mamma."

Rialzai lo sguardo, guardando il bambino che cercava di nascondere il suo dolore.

Non capivo come riuscisse a farcela così bene, come se non lo colpisse minimamente.

Sembrava già adulto.

"La mia nuova famiglia é gentile con me, mi trattano bene."

Sorrisi, passandogli una mano fra i capelli "Sono felic-"

"Daniel è una brava persona."

Mi bloccai, rimanendo shoccata dalle sue parole.

"Lui ti guarda come mio padre guardava mia madre."

Non dissi nulla, troppo sorpresa da quei commenti.

"Non è così facile, Jamie, un giorno capirai."

"Sei tu che lo rendi difficile."

Aggrottai le sopracciglia, non capendo "Come?"

Jamie scosse le spalle "Tu gli piaci e a te piace a lui, quindi mettetevi insieme."

Risi, scuotendo la testa.

"È una teoria molto interessante."

Il mio sorriso svanì, e sentii il cuore perdere di qualche colpo quando riconobbi le iridi verdi di Robert.

"Robert."

Il ragazzo continuava a fissarmi senza dire nulla, e la cosa mi faceva sentire tremendamente in agitazione.

"Jamie, puoi andare via un secondo?" Chiese, e il bambino obbedì, lasciandoci qualche sguardo perplesso.

Robert si sedette al suo posto, e capii subito dalla sua espressione che c'era qualcosa che non andava.

"Robert, io-"

"Tu e il tedesco?" Sbraitò, furente, facendomi sentire una persona orribile "Come hai fatto ad innamorarti di lui? Come puoi solo pensare di avvicinarti ad uno che potrebbe ucciderti?"

"Daniel non mi farebbe mai del male."

"Lo farebbe a me!" Urlò, alzando le mani "Lo farebbe a chiunque altro del mio credo."

Scossi la testa, in confusione "Lui non è così, lui non crede in queste cose."

Robert scosse la testa, sgranando gli occhi allibito "Lui non fa queste cose? Ma sei seria, Amy?"

Lo guardai seria, non capendo perché non riuscisse a credere alle mie parole.

Perché non poteva esistere un tedesco buono?

"Hai presente l'insegnante che c'era prima di te? Beh, lui ora è morto. Morto, capisci? E immagino tu riesca a capire chi sia stato ad ucciderlo."

Fu come se una corda si fosse stretta intorno alla mia gola in una morsa soffocante.

Era come se la verità mi fosse saltata addosso come acqua ghiacciata.

"Non è stato Daniel."

Robert alzò gli occhi, irritato "No, Amy? Ti ricordo che lui è uno dei capi di questo plotone, e gli ordini vengono da lui."

Abbassai lo sguardo, tenendomi la testa con le mani e cercando di ricordarmi come si facesse a respirare.

"Deve essere stato obbligato." Ribadì, cercando di trattenere le lacrime.

Robert mi accarezzò la schiena, cercando, forse, di tranquillizzarmi.

"Amélie, nessuno in paese lo ha tradito, lo ha scoperto Daniel e deve aver deciso di farlo fuori. Poteva scegliere di nasconderlo e invece ha deciso di farlo fuori."

Restai in silenzio, sperando che, in questo modo, anche la confusione nella mia testa potesse finire.

Ma facevano troppo rumore, e io non ero in grado di sopportare tutto quello.

Avevo sbagliato su Daniel, mi aveva mentito pur sapendo come la pensassi.

Il dolore si tramutò in rabbia.

"Amélie, dove stai andando?" Urlò Robert, senza ricevere risposta.

Ormai dentro di me stavano per esplodere miriadi di emozioni contrastanti a cui non potevo mettere più freno.

Dovevo sfogarmi, e quello era il momento migliore.

Spalancai la porta in legno ed entrai come una furia nello studio, chiudendomi poi dentro.

Osservai ogni suo particolare con attenzione, cercando di ricordarmi che la persona che avevo davanti non era quella che mi aveva fatto credere.

"Cosa stai facendo?"

Daniel era immobile a pochi metri da me ed era in piedi davanti al suo letto, dove una valigia marrone giaceva mezza piena.

"Me ne sto andando."

Due capitoli alla fine!

God's not looking {d.s} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora