Twelve

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Ero in balia di due forze così diverse e così forti.

Da una parte c'era Robert, che rappresentava il mio passato, il mio primo amore e la costante dei miei pensieri per anni.

Avevamo un legame unico, speciale e sincero che avrebbe superato anche questa guerra.

Robert mi avrebbe amato sempre, e io avrei amato lui.

E poi c'era Daniel, che significava solo pericolo e confusione per me.

Più volte mi ero fermata a pensare alle mie motivazioni, al perché fossi finita a fare ciò che avevo fatto, e non sempre riuscivo a spiegarmelo.

Non riuscivo a capire in che modo io mi sentirei così legata a Daniel, ma era una sensazione troppo forte per far finta di nulla.

Mi avrebbero portato alla follia.

I bambini stavano giocando in cortile, e io continuavo ad osservarli cercando di rubare un po' della loro spensieratezza.

A volte, sembrava che loro non capissero nemmeno di tutto ciò che li circondava, ed era la cosa migliore, perché non si meritavano di aver una vita rovinata per motivi così inutili.

"Pensierosa?"

Mary mi sorrise, sedendosi al mio fianco.

Scossi le spalle, passandomi una mano fra i capelli "Ho avuto momenti migliori."

"Ho sentito di tua madre, mi dispiace." Annuì la donna "Il tedesco non ti aiuta?"

Alzai lo sguardo verso di lei, notando che si, era veramente seria: lei pensava che Daniel fosse il genere di persona che va in giro ad aiutare i bisognosi, nonostante fosse un tedesco.

"Perché dovrebbe aiutarmi?"

Mary sorrise, accarezzandomi la mano "Ah, ragazza mia, loro sono persone come noi, sai? Un tempo ho amato un di loro, prima che la malattia me lo portasse via."

"Però ora ci vogliono sterminare, uccidono i nostri amici, fratelli, figli, padri."

"Come noi uccidiamo i loro, cara." Sospirò la donna "Siamo tutti colpevoli in tempo di guerra: sia quelli che cercano la morte per vantaggio, sia quelli che uccidono per la pace."

Non dissi niente, continuando a guardare i bambini sorridere ed urlare.

"Penso che lui sia un bravo ragazzo." Mary mi accarezzò i capelli come farebbe una madre con una figlia "I suoi occhi sono sinceri quando ti guarda."

"Perché" dissi, voltandomi verso di lei "come mi guarda?"

La donna sorrise, e vidi i suoi occhi brillare "Come mi guardava Gustav un tempo, quando eravamo sotto ai ciliegi in fiore e giurava di amarmi davanti a Dio."

La fissai, sorpresa dalle sue parole e dei suoi ricordi, poi, semplicemente, scossi la testa, scrollandomi di dosso quelle immagini.

"Non è lo stesso per me e Daniel." Dissi, sospirando "Io ero destinata ad un altro."

Mary sorrise "Eri? Perché, non lo sei più? Qualcosa ti ha fatto cambiare idea? Oppure qualcuno?"

La guardai ma non dissi niente, sorpresa del mio stesso sbaglio.

Forse era solo l'abitudine: avevo pensato per mesi che Robert fosse spacciato e invece era vivo, ed era tornato, e ancora non me ne rendevo conto.

"Ah, ragazza mia" continuò la donna, alzandosi "nella vita si possono fare tante scelte sbagliate, ma se è il cuore a guidarti non ti dovrai mai pentire di nulla."

God's not looking {d.s} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora