Capitolo 3

20 5 0
                                    

-Il mattino seguente.

La mia testa è pesante, i miei muscoli sono tutti indolenziti, forse per via dell'umidità di questo posto, forse per il fatto che abbia passato la notte sempre pronta a scattare, in caso, qualcuno mi attaccasse. Apro gli occhi , con poca voglia, quasi il mio corpo si rifiutasse di muoversi. Mi guardo intorno, noto le cose che ieri non avevo visto. La camera è asettica, c'è solo una piccola finestrella sulla parte di fronte alla porta d'ingresso, sigillata da pesanti stecche di ferro all'esterno. Una spinta con ambedue le mani e mi ritrovo seduta sul letto, a torturare l'unica arma che ancora conservo, per farla girare sul dito, pensando a come possa utilizzarla per fuggire da qui. Poi ci penso, non avrei in ogni caso, un posto dove stare, il dolore della sera prima torna a farsi sentire, facendomi abbassare il viso e portare le ginocchia al petto. Non so bene che ore siano, ma il sole sta spuntando al di fuori delle finestre nere. Sento rumori di passi avvicinarsi sempre di più ed il mio stomaco si contrae con forza, tanto che mi duole. La porta si spalanca velocemente e al suo posto torna quel ragazzo. Ora posso osservarlo meglio, è alto la muscolatura è abbastanza sviluppata,- come se ai vampiri servisse andare a far palestra-, i capelli scuri sono leggermente ondulati e tenuti indietro,quello che più mi attira sono gli occhi, un misto di verde e azzurro , che mi fa rimanere immobile a fissarlo per più di qualche minuto.

>Mi fa piacere vedere che sei già sveglia, sarebbe stato un vero peccato doverti buttare giù dal letto e rischiare di rovinare il tuo bel visino<

>Magari, avresti rischiato di rovinare il tuo, di viso.<

Mi pento quasi immediatamente delle mie parole, perchè me lo ritrovo a pochi passi, tanto che i nostri respiri si uniscono e quasi le nostre labbra possono fondersi insieme.

>Un peccato che tu sia una traditrice, avrei sicuramente trovato un modo per zittirti, più che divertente.<

Mi inumidisco involontariamente le labbra con la lingua prima di parlare , sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi angelici. I miei occhi cercano i suoi in quel momento in cui il mio coraggio è al massimo.

>Sempre se io te lo avessi permesso. Ora, dove devo andare? Se non erro mi aspetta un interrogatorio.<

Mi sorride, mostrando la dentatura chiara e mettendo in mostra i canini leggermente più appuntiti del normale. Mi fa cenno di seguirlo e io mi limito a stargli dietro in quel groviglio di scale e corridoi. Arriviamo nella stanza della sera prima, oggi però le sedie sono aumentate e sono state disposte in semicerchio con davanti ad esse uno sgabello, probabilmente destinato a me. Difatti Viktor mi spinge verso di esso, mettendoci meno forza di ieri , il che mi rende già meno nervosa. Mi fanno sedere e rimango in attesa di quelli che mi interrogheranno. Sento rumori all'esterno, il mio stomaco si contrae e comincia a darmi qualche potente fitta allo stomaco,socchiudo gli occhi per aprirli poco dopo, quando le porte si spalancano e il rumore dell'esterno arriva nella stanza. Un gruppo di vampiri si posiziona alle spalle delle sedie mentre tre di loro, si siedono su di esse; riconosco l'uomo della sera prima, porta un ghigno soddisfatto sulle labbra, mentre gli altri due, apparentemente sembrano rimanere neutrali. Il primo comincia a parlare, voltando la schiena nella mia direzione e rivolgendosi al gruppo alle sue spalle.

>Oggi , miei fratelli, siamo qui per giudicare questa donna, trovata che aiutava un gruppo di cacciatori.< Ora si rivolge verso di me .

>Dimmi Clarisse, come mai , una della nostra specie , aiutava quelle bestie?< Prendo tutto il coraggio che ho in corpo e faccio per alzarmi dalla sedia, quando , probabilmente Viktor, appoggia la sua mano sulla mia spalla, per farmi rimanere seduta.

>Io sono stata cresciuta da loro. Non avevo altra famiglia che la loro. A quanto mi è stato raccontato, mi hanno trovata vicino al fiume, solo crescendo si sono resi conto di chi io in realtà fossi e hanno deciso che sarei stata molto utile ai loro scopi, così non mi hanno uccisa. Non ho mai lasciato le mura della Gilda, la prima volta è stata ieri sera.<

Gli racconto tutto ciò che so, evitando di dire loro che so come arrivare ai cacciatori, non voglio creare disastri, visto che molto probabilmente, mi staccheranno la testa. Torno ad osservarli, più che altri i due che non ho mai visto, sono una donna , molto alta, i suoi capelli sono biondi, gli occhi sono rossi, l'altro un uomo con capelli corvini e occhi blu, mi fissano, come per scrutare una qualche menzogna nelle mie parole.

>Potresti dire la realtà, ma chi ce lo assicura? il tuo cuore batte all'impazzata , simbolo di paura. Hai paura di noi? O invece hai paura di aver detto cose non vere?<

La donna pone la sua prima domanda verso di me.

>Non sono mai stata in mezzo a gente come me. Mi hanno insegnato ad evitare quelli come me.<

>Non riesco a capire la tua mente, sono solita leggerla a chiunque, ma con te mi è impossibile, non ne capisco i motivi, ma sei un vero e proprio portento a nascondere le cose.<

Non riesco a comprendere le sue parole, non ho idea di cosa stia dicendo, mi limito a rimanere in silenzio. I tre davanti a me si guardano, per poi tornare ad osservarmi.

>Viktor, tu avrai la responsabilità di tenerla d'occhio. Falle fare un giro qui tra di noi, falle conoscere la nostra storia. Tu invece Clarisse, avrai la tua libertà, ovviamente nei nostri limiti, potrei girare per la villa, ma per il momento rimarrai all'interno di essa e basta, non vogliamo correre rischi.<

AcquamarinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora