Capitolo 7

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Corro, il più velocemente possibile verso la mia stanza. Quando ci entro, poggio la schiena contro la porta, lasciandomi ricadere a terra. Cerco di riprendere fiato, di lasciar fluire i pensieri qualche lacrima mi riga il volto, è stata una delusione. Sapevo di sbagliare, non dovevo fidarmi di lui. Mi si spezza il fiato per via di un singhiozzo, cerco di non far rumore, non voglio che qualcuno senta. Mi si riversano addosso tutte le cose successe in questi giorni, quella che credevo la mia famiglia, che per non lasciarmi rapire, mi avrebbe uccisa; Mia madre, che nemmeno riconosco ed ora, lui. Le mie mani scivolano a coprirmi il viso, mi asciugo gli occhi e mi rimetto in piedi, mi tolgo il vestito zuppo mentre cammino, lasciandolo sul pavimento avvicinandomi al letto, rimanendo a dormire in intimo, troppo stanca anche solo per mettermi qualcosa addosso. 

-Il mattino dopo

Il sole filtra dalle finestre, mi sveglia , la testa mi fa male, ho dormito poco questa notte. Decido di alzarmi andando verso lo specchio, una veloce occhiata e mi rendo conto del mio aspetto. Ho i capelli arricciati, alcune forcine della sera prima pendono ancora da qualche ciocca, li sistemo con le mani, velocemente. Mi dirigo verso il bagno per eliminare dal viso il rimanente trucco che ho sul viso, alla fine opto per una doccia veloce, così da rinfrescarmi e tentare di alleggerire la mente. Quando ho finito mi limito ad asciugare i capelli velocemente con un asciugamano e mi vesto. Indosso un semplice jeans ed una maglietta blu ed infine esco dalla mia camera. Supero le persone che ci sono nei corridoi, dirigendomi verso le cucine, afferro una mela ed esco dalla villa, tornando nel giardino della sera prima. Decido di allenarmi nella corsa, quindi lascio che le mie gambe siano libere di correre dove vogliono. Dopo un'ora di corsa rallento e mi siedo nel centro di una radura, mi godo il canticchiare degli uccelli, il rumore dell'acqua che scorre tra gli alberi, chiudo gli occhi e mi godo il sole. Probabilmente è anche questo uno dei particolari di quelle gemme, posso stare al sole, come chiunque altro. Sento delle risate in avvicinamento e tiro su velocemente il petto e inizio a scorgere delle persone, dalle voci paiono ragazze, socchiudo lo sguardo per vedere meglio e scorgo la ragazza, quella che ieri mi guardava con disprezzo. Se si potessero odiare gli sconosciuti, lei sarebbe decisamente in quella categoria. Si avvicinano e quando mi vedono , lei sorride con acidità puntando proprio verso di me. 

" Quella strana! Ieri era con il mio uomo." Dice all'amica. "Non avrai pensato veramente di essere qualcosa di importante per lui? Non mi importa cosa avete fatto, lui torna sempre da me alla fine." 

Ridacchia con quel suo fare da oca giuliva con la sua amica, non la degno di uno sguardo mentre mi alzo. Le cammino affianco, sorridendole. 

" Non abbiamo fatto nulla, di cosa hai paura? Di essere solo la sua bambolina del sesso?" 

Botta assestata in pieno petto, lei non mi risponde e io mi limito a continuare per la mia strada senza ascoltare i vari insulti che mi vengono lanciati alle spalle. Posso farcela, nessuno capirà come realmente sto. Da lontano lo vedo, mi sta fissando, sembra irrigidito mentre mi osserva, io non lo guardo, non voglio nemmeno sentirlo parlare. E infatti è esattamente quello che fa. Mi afferra, ancora , facendomi sbattere la schiena contro ad un albero, avvicinandosi a me, infilando la sua gamba destra tra le mie e portando ambedue le mani ai lati della mia testa. 

"Dove sei stata? Devi avvertire quando ti allontani da qui." 

Sento la rabbia ribollirmi nelle vene, mi avvicino col viso al suo, come per sfidarlo. 

"Non mi pare che tu debba chiedere un permesso, hai paura che scappi? Sta tranquillo, non andrò da nessuna parte. Qui mi trattano bene quasi tutti, perchè vorrei andarmene? Ora se permetti , vorrei andare a riposare in camera mia, senza gentaglia che mi ronzi attorno per divertimento." 

Non mi lascia finire che le sue labbra sono sulle mie , la sua lingua si fa spazio per arrivare fino alla mia, una danza erotica che non mi lascia scampo. Riprendo la mia sanità mentale dopo alcuni minuti, allontanandolo con forza. 

"Non giocare con me Viktor, non sono una bambina. Non ho intenzione di cedere ai tuoi giochetti stupidi."  

Lui mi guarda sorridendo, beffardo come al suo solito, passandosi la lingua tra le labbra. 

"Non ho nemmeno iniziato, Acquamarina." 

Si allontana lasciandomi li con il fiato corto e i battiti cardiaci decisamente più veloci del normale.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 14, 2017 ⏰

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