Capitolo 2

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She swears that there's no difference
Between lies and compliments
It's all the same
If everybody leaves her
     Beautiful disaster -Jon McLaughlin

Sento il suono della campanella, ma io sono già fuori dalla classe prima ancora che finisca. So bene che Daniel mi avrebbe trattenuta con altri litigi stupidi o tentativi inutili di farmi ridere. Non so cosa mi sia saltato in mente di accettare quella stupida scommessa. Insomma, so che non riuscirebbe mai a farmi ridere di cuore, ma oggi è una delle giornate "no" peggiori della mia vita ed è appena cominciata. Potrebbe accadere di tutto, quindi ho intenzione di evitarlo totalmente, almeno per oggi. Non c'è nemmeno Phoebe, la mia migliore amica e unica persona al mondo capace di calmarmi. Sospiro e mi dirigo verso l'aula di francese strascicando i piedi come se stessi andando al patibolo.
Non ho mai desiderato così tanto tornarmene a casa come in questo momento, ma non posso ormai e saltare le lezioni non è nel mio stile. Non che sia una di quelle secchione che perdono la vita dietro i libri scolastici, anzi è il contrario: proprio perché non ho voglia di aprire libro a casa preferisco imparare la lezione a scuola, in modo da dover svolgere meno lavoro possibile. Questo metodo mi serve soprattutto perché di pomeriggio lavoro in un negozio di musica abbastanza lontano da casa mia. È il lavoro migliore che potessi trovare, dato che vado pazza per la musica, soprattutto per il rock.
Mi siedo, o meglio, mi lascio cadere sulla sedia con la delicatezza di una T-Rex incinta e col ciclo. Che poi, se è incinta non può avere il ciclo, ma, se non fosse incinta, questo sarebbe il periodo in cui avrebbe il ciclo, quindi è scazzata comunque e non osate mettere in discussione il mio ragionamento sensato.
La professoressa entra in aula con un sorriso che renderebbe verdi di gelosia gli attori della pubblicità della mentadent. Minchia ride? È una giornata dimmerda.

La campanella del pranzo è il secondo suono più bello per uno studente (il primo, ovviamente, è quello della campanella di fine lezioni). Seguo la massa tentando di non urlare un insulto dopo l'altro a questi caproni che non fanno altro che spingere o andare più lenti di mia nonna. Non ho la minima intenzione di sedermi accanto a qualcuno e fingere che le loro chiacchiere inutili mi interessino. Non oggi. Prendo un semplice panino con il prosciutto, una bottiglia d'acqua ed esco fuori, intenzionata a pranzare fuori in solitudine. Ovviamente non faccio in tempo a posare il deretano sull'erba che il più grande coglione di tutti i tempi mi si materializza accanto. Ma perché non se ne sta con i suoi amici invece di rompere l'anima a me?
-Perché non sei con i tuoi babbuini?-
Si, beh, io ho il vizio di dire sempre ciò che penso, che sia una cosa buona o cattiva. Non m'importa molto ciò che la gente pensa di me. Se vado in giro con un aspetto quanto meno decente è solo perché sono io che voglio apparire così, per me stessa.
-Ho una scommessa da vincere-
Si limita a rispondere scrollando le spalle.
-Non vincerai, Morrison. Dovessi suicidarmi o tagliarmi le labbra, tu non vincerai-
Anche se non posso vederli, so che i miei occhi si sono illuminati come due fari. Competitiva? Ma chi? Io? Naaaah
-Addirittura ucciderti? No, poi mi troverei costretto a seguirti nell'aldilà per continuare a tormentarti. Immagina la reazione delle persone: i novelli Romeo e Giulietta-
Okay, lo ammetto, la tentazione di scoppiare a ridere è tanta, più per il tono in cui l'ha detto che per la battuta in se. Mi mordo con forza il labbro inferiore, quasi facendo fuoriuscire un po' di sangue.
Per il resto del pranzo, non fa altro che fare battute sui poveri malcapitati che gli passano davanti e, davvero, ho il mal di stomaco nel trattenere tutte quelle risate. Non credevo avesse questo lato simpatico. Ogni volta le battute che gli uscivano dalla bocca erano frecciatine acide contro di me e anche abbastanza stupide e scontate, a dir la verità.
Il resto della giornata lo passo cercando in tutti i modi di evitare Daniel e, stranamente, ci riesco.


Ormai è passata quasi una settimana da quando io e Daniel abbiamo fatto quella stupida scommessa. Le sue battute all'inizio mi causavano non pochi problemi dato che avevo una voglia di ridere assurda, ma, man mano che il tempo passava, riuscivo a resistere sempre di più.
Ho raccontato a Phoebe della scommessa e lei ne è sembrata estremamente divertita e curiosa di sapere come sarebbe andata a finire. Phoebe è una ragazza davvero eccezionale. È solare, dolce, simpatica...ha sempre una parola buona per chiunque e perdona fin troppo facilmente. Ci conosciamo fin dal primo anno di liceo e da allora non ci siamo mai separate. Ovviamente, i litigi non sono mancati, ma i motivi per cui litigavamo erano abbastanza stupidi e dopo poco eravamo più legate di prima. Per me un rapporto con una persona può definirsi "stretto" quando ci hai litigato almeno un paio di volte. Non si conoscono mai bene i difetti di qualcuno se non ci hai mai discusso, quindi, se decidi di perdonarla anche dopo un litigio vuol dire che tieni a lei e viceversa.

-E allora, come sta andando la scommessa?-
Phoebe mi pone questa domanda ogni giorno, puntuale come un orologio svizzero.
-La vincerò io-
E ogni giorno io le rispondo così, sempre più convinta. Ormai Daniel non sembra nemmeno più impegnarsi molto e sono certa che presto ammetterà la sconfitta. Un intero anno senza Daniel Morrison intorno...aggiungeteci qualche biscotto e un unicorno blu e sarò in paradiso.
Phoebe ridacchia e scuote la testa, esasperata dalla mia testardaggine.
-Senti, ti va di passare da Moe, dopo scuola? Non ci sarà nessuno a casa e non ho voglia di restare sola-
Annuisco scrollando le spalle. Moe è il bar dove ci fermiamo ogni volta che abbiamo voglia di stare insieme senza camminare e mangiare qualcosa. È anche il luogo in cui ci siamo conosciute.
-Nessun problema-
Accetto passandomi una mano tra i capelli.
D'improvviso, sento qualcuno abbracciarmi da dietro e stringermi a se. Sono sicura sia un ragazzo perché la mia schiena si appoggia su un petto che sembra essere di marmo e le braccia non sono da meno. Mi irrigidisco immediatamente. Non conosco nessuno in quella scuola al di fuori di Phoebe, che è giusto davanti a me, quindi a meno che ieri non si sia sottoposta ad un esperimento di clonazione e cambio di sesso, direi che non è colpa sua.

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