Capitolo 6

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-Ehi, Phoebe!-
Mi avvicino rapidamente alla mia migliore amica, dopo essere scesa dalla moto di Daniel, ma sembra non avermi notato dato che non mi guarda neanche.
-Phoebe? Ci sei?-
Le passo una mano davanti agli occhi e lei sussulta, guardandomi quasi come se non mi riconoscesse.
-Scusa, Lils, stavi dicendo?-

Mi sorride, ma anche un cieco riuscirebbe a vedere che quel sorriso non le arriva neanche lontanamente agli occhi. Okay, ora è il momento di smetterla di far finta di nulla. Ho provato a darle i suoi spazi, a lasciarle tempo, sperando che fosse solo una cosa passeggera o che almeno me ne parlasse. Ma questa situazione sta andando avanti così da quasi un mese ormai e io non ce la faccio più a vederla con quello sguardo perso nel vuoto. Lei non è così, Phoebe è come una brezza fresca al profumo di fragola. Ha i capelli biondi e gli occhi di un castano così caldo da farti immediatamente sentire a tuo agio. È dolce, a tratti timida, ma non ti abbandonerebbe mai. Ci conosciamo da anni e mi ha sempre raccontato ogni cosa, bella o brutta, insignificante o meno, e così ho fatto anch'io.

-In realtà ti ho solo salutato. Sono arrivata ora-
La vedo annuire e guardarsi intorno, stringendo lo zaino con i libri.

Non ho idea di come approcciarmi al suo problema. Di solito mi parla di sua spontanea volontà se c'è qualcosa che la turba e, nelle rare le volte che devo estorcerle informazioni, cede quasi subito.

-Stai cercando qualcuno?-
Ci riprovo, guardando nella direzione in cui sembra essersi imbambolata con lo sguardo.
-Come? No! No, assolutamente-
La sua testa bionda si muove da destra a sinistra un paio di volte velocemente e rigidamente e mi prende sotto braccio, trascinandomi letteralmente verso il cancello della scuola.

Okay, questa storia deve finire. Se non riesco a farla parlare indirettamente, le chiederò in faccia cosa cazzo le passa per la testa.
-Phoebe, ora basta. Si può sapere che ti prende?-
Punto i piedi per terra e la costringo a fermarsi.

La vedo aprire la bocca per parlare, ma la blocco immediatamente. So già cosa sta per dire.
-E non ti azzardare a rispondere che non hai niente perché è evidente che non è così-
Con mia somma soddisfazione, la vedo sospirare e poi annuire. Finalmente si è arresa!

Non è da me impicciarmi negli affari degli altri, anzi. A me per prima infastidiscono gli atteggiamenti troppo curiosi di certa gente e, se ci fosse stato chiunque altro al suo posto, avrei desistito e aspettato che fosse l'altro a parlarmi, ma con Phoebe è diverso.

-D'accordo, a pranzo ti spiegherò tutto-
Alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa. Come se non sapessi che mi eviterà manco avessi la peste per tutto il giorno.
-No, me ne parli adesso. Entreremo alla seconda ora o non andremo affatto a scuola, se necessario-
La trascino letteralmente fino al bar dove andiamo sempre. Forse la sto trascinando un po' troppo, ma non ne posso più.

Non ho mai messo così tanto alle strette Phoebe come in questo momento, soprattutto perché di solito lei mi dice immediatamente se qualcosa la turba, per questo sono ancora più preoccupata. Non riesco più a tollerare quel comportamento da lei, è come se si stesse creando lentamente un muro composto da tutti gli "sto bene", "non ho niente", "no, te lo sarai immaginata" che mi stava propinando in quel periodo. Le voglio troppo bene per lasciarla stare ancora.

Ci sediamo al nostro solito tavolo, accanto alla vetrina, ma abbastanza isolato per permetterci di parlare in pace.

Il locale è molto carino e arredato in modo semplice e casalingo, con colori pastello che vanno dal bianco, al rosa chiaro, all'azzurro e così via. Quei colori danno all'ambiente un che di luminoso, anche se le luci artificiali sono ben poche.

Ordiniamo entrambe una cioccolata calda, con panna, cacao e cannella per me e vaniglia per lei. La cioccolata è la bevanda che usiamo quando dobbiamo affrontare discorsi seri. Ha ordinato lei per entrambe, quindi significa che ha davvero intenzione di raccontarmi tutto. Decido di prendere anche un pacchetto di Skittles. Sono decisamente drogata di queste caramelle, ma non posso farci niente.

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